Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 11 giugno 2011
IL QUINTO QUESITO di Norma Rangeri
('Pablo dice SI' - foto di Cristina Matranga)
«Piazze piene, urne vuote» è la celebre frase pronunciata da Pietro Nenni all’indomani della sconfitta elettorale del Fronte popolare del ’48. Speriamo che per i referendum del 12 e 13 possa valere il contrario perché non è un buon segnale quello che è arrivato da piazza del Popolo, rimasta semivuota per tutto il pomeriggio. L’appuntamento di chiusura della campagna referendaria convocata ieri è stata un mezzo flop. Il grande catino riempito negli ultimi mesi da straripanti manifestazioni, questa volta offriva un colpo d’occhio molto diverso: poca gente ad accompagnare la passeggiata di Bersani e Di Pietro nel pomeriggio assolato.
Naturalmente la mobilitazione referendaria ha assunto in queste settimane un carattere capillare e diffuso in migliaia di incontri: nei piccoli centri, nelle iniziative di quartiere (anche a Roma contemporaneamente alla manifestazione di piazza del Popolo erano in corso raduni referendari nelle periferie). Ma è altrettanto evidente che alla vigilia di un voto così importante e trasversale, una piazza del Popolo senza popolo non è un segnale incoraggiante.
L’insuccesso d’altra parte era in larga parte annunciato dalle divisioni, tra i partiti e i comitati, che hanno accompagnato gli ultimi giorni di mobilitazione. Al momento di decidere come concludere la lunga marcia verso il sì all’abolizione del nucleare, alla difesa dell’acqua pubblica e alla cancellazione del legittimo impedimento, i partiti non hanno voluto fare un passo indietro come chiedevano i comitati. Preoccupati, i Bersani e iDi Pietro, soprattutto di piazzare le loro bandierine sulle manifestazioni di chiusura della campagna. Alcuni comitati promotori hanno reagito all’ingombrante, e immotivato presenzialismo dei partiti, scegliendo di ritirare la loro partecipazione. Hanno organizzato una conferenza stampa mattutina in un altro luogo della città. Dimostrando così, gli uni e gli altri, di avere più a cuore se stessi e le proprie ragioni, che la richiesta di unità reclamata dagli elettori e dai movimenti, come le recenti vittorie alle elezioni amministrative hanno ampiamente dimostrato. Siamo convinti che i cittadini italiani dimostreranno maggiore cura del bene comune andando a votare senza se e senza ma. Perché hanno capito, contro i tatticismi dei partiti, che in fondo a tutto c’è un quinto quesito, tutto politico: scandire i tempi dell’uscita di scena di Berlusconi dando un altro colpo al governo
con un’inondazione di sì.
fonte articolo 'Il Manifesto'
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«Piazze piene, urne vuote» è la celebre frase pronunciata da Pietro Nenni all’indomani della sconfitta elettorale del Fronte popolare del ’48. Speriamo che per i referendum del 12 e 13 possa valere il contrario perché non è un buon segnale quello che è arrivato da piazza del Popolo, rimasta semivuota per tutto il pomeriggio. L’appuntamento di chiusura della campagna referendaria convocata ieri è stata un mezzo flop. Il grande catino riempito negli ultimi mesi da straripanti manifestazioni, questa volta offriva un colpo d’occhio molto diverso: poca gente ad accompagnare la passeggiata di Bersani e Di Pietro nel pomeriggio assolato.
Naturalmente la mobilitazione referendaria ha assunto in queste settimane un carattere capillare e diffuso in migliaia di incontri: nei piccoli centri, nelle iniziative di quartiere (anche a Roma contemporaneamente alla manifestazione di piazza del Popolo erano in corso raduni referendari nelle periferie). Ma è altrettanto evidente che alla vigilia di un voto così importante e trasversale, una piazza del Popolo senza popolo non è un segnale incoraggiante.
L’insuccesso d’altra parte era in larga parte annunciato dalle divisioni, tra i partiti e i comitati, che hanno accompagnato gli ultimi giorni di mobilitazione. Al momento di decidere come concludere la lunga marcia verso il sì all’abolizione del nucleare, alla difesa dell’acqua pubblica e alla cancellazione del legittimo impedimento, i partiti non hanno voluto fare un passo indietro come chiedevano i comitati. Preoccupati, i Bersani e iDi Pietro, soprattutto di piazzare le loro bandierine sulle manifestazioni di chiusura della campagna. Alcuni comitati promotori hanno reagito all’ingombrante, e immotivato presenzialismo dei partiti, scegliendo di ritirare la loro partecipazione. Hanno organizzato una conferenza stampa mattutina in un altro luogo della città. Dimostrando così, gli uni e gli altri, di avere più a cuore se stessi e le proprie ragioni, che la richiesta di unità reclamata dagli elettori e dai movimenti, come le recenti vittorie alle elezioni amministrative hanno ampiamente dimostrato. Siamo convinti che i cittadini italiani dimostreranno maggiore cura del bene comune andando a votare senza se e senza ma. Perché hanno capito, contro i tatticismi dei partiti, che in fondo a tutto c’è un quinto quesito, tutto politico: scandire i tempi dell’uscita di scena di Berlusconi dando un altro colpo al governo
con un’inondazione di sì.
fonte articolo 'Il Manifesto'
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Ciao Ros, questo è il mio pensiero:
RispondiElimina“ SI’ ” a quest’acqua che fluisce per noi, dalle mani di tutti… ad apparire alla luce del sole senza aggrapparsi a un privilegio… a un domani che rinnova la sua forza attingendo dalla natura. “ SI’ “ per noi tutti.
Pietro Vizzini
Convintamente SI Pietro, grazie per essere passato e per aver lasciato un commento cosi' poetico.
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