Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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domenica 12 giugno 2011
Brava gentaglia di Marco Travaglio
Dura la vita di chi deve mentire sempre, non può mai dire ciò che pensa e, quando esce di casa ogni mattina, indossa la maschera per apparire il contrario di ciò che è. Questo è il destino della corte dei miracolati che da 17 anni circonda B. Politici, portaborse, giornalisti, intellettuali, semplici elettori non fanno che nascondere la verità (anche a se stessi) per continuare a dargli ragione, a difenderlo, a votarlo, qualunque cosa faccia e dica. Poi viene il momento di mettersi in pantofole e dire finalmente qualche liberatoria verità. Di nascosto, sottovoce. È accaduto anche a madama Daniela Garnero da Cuneo, maritata Santanchè, sottosegretario all’Attuazione del programma, al telefono con il compaesano e socio Flavio Briatore. Il 3 aprile, come anticipato dal Fatto la settimana scorsa, la Finanza che indaga sulle presunte evasioni fiscali del manager cuneese, intercetta un paio di colloqui fra i due. Parlano di alta politica (il nuovo sindaco di Cuneo), poi Briatore racconta che è andato a trovarlo Lele Mora e gli ha confidato: “Tutto continua come se nulla fosse”. Cioè i bungabunga presidenziali. Lei: “Roba da pazzi”. Lui: “Non più lì (ad Arcore, ndr), ma nell’altra villa (Gernetto, sede dell’Università delle Libertà, ndr). Tutto come prima, non è cambiato un cazzo. Come prima più di prima. Stesso gruppo, qualche new entry, ma la base del film è uguale, il nocciolo duro. Centovetrine”. Lei: “Ma ti rendi conto? Ma sei sicuro che lui ha ripreso?”. Lui: “Sì, al cento per cento”. Lei: “Io sono senza parole”. Difficile immaginare la Santanchè senza parole, infatti continua: “Ma perché?”. E lui: “È malato, Dani! Il suo piacere è vedere queste qui stanche che vanno via da lui. Oh, queste qui ormai lo sanno! Dopo due botte cominciano a dire che sono stanche, che le ha rovinate”. Lui e lei sanno tutto delle ragazze che si prostituiscono ad Arcore per il “vecchio porco” (copyright Belpietro) ansioso di sentirsi decantare le sue virtù di maratoneta, così si liberano prima e magari la busta del rag. Spinelli cresce di volume. Pochi giorni prima a La7 madama Garnero mascherata da Santanchè tuonava contro l’inchiesta Ruby: “Queste ‘verità’ non hanno riscontri oggettivi. Un’inchiesta spionistica e dispendiosa che viola la privacy del premier senza un reato. Queste ragazze raccontano balle. Sono stata a pranzi e cene ad Arcore, ma non ho mai visto le cose che si raccontano. A me non risulta che sia facile entrare ad Arcore, ma spiare Arcore. È spionaggio, stupro, un brutto trucco della Procura”. Negli stessi giorni in cui il lato A di madama parlava dei bungabunga con Briatore, il lato B votava con altri 313 deputati la mozione su Ruby nipote di Mubarak: nessuno di quei 314 “onorevoli” ha mai creduto per un solo istante a ciò che stava votando. “Mora – rivela l’amico Flavio – era in estrema difficoltà e Fede gli ha preso il 50% dei soldi” (prestati da B., ndr). E poi Fede è andato a dire al Presidente ‘erano i soldi che gli avevo prestato’. Invece non è vero, figlio di puttana”. La Santanchè tornata Garnero (lato B) commenta lapidaria: “Che gentaglia”. Briatore si trasforma in un vecchio saggio: “Ha ragione Veronica, è malato. Uno normale non fa ‘ste robe qui. Adesso Lele, che gli continua a portare, a organizzare questo, è persino in imbarazzo lui!”. Lei: “Vabbè, ma allora qua crolla tutto”. Lui diventa addirittura uno statista: “Dani, qui parliamo di problemi veramente seri di un Paese che dev’essere riformato. Se io fossi al suo posto non dormirei la notte. Ma non per le troie: per la situazione in Italia. Prima o poi la gente comincia a tirare le monete”. Lei: “Stanno già tirando”. Un mese dopo la Garnero (lato B) torna Santanchè (lato A) e starnazza in Tribunale: “La Boccassini è una metastasi”. In privato, per l’onorevole double face, il malato è il premier e la gentaglia sono i Fede. In pubblico la malattia sono i magistrati. Tanto la gente vede solo il lato A.
fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
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