(vignetta
Marilena Nardi)

In occasione del suo 75° compleanno, oltre agli auguri più affettuosi e riconoscenti, il
Cavalier Patonza ci consentirà di chiedergli una cortesia. Non è per noi, che fortunatamente viviamo del nostro. È per quelli che si spacciano per “giornalisti di destra”, mentre, molto più modestamente, sono suoi impiegati. Quattro di loro, sentendosi minacciati in ciò che hanno di più caro – lo stipendio – levano alto e forte su
Panorama un accorato appello a una sola voce al padrone: resta con noi Signore la sera (o almeno tutto il resto della giornata). Comincia Giorgio
Mulè, il direttore. Il tema dell’editoriale è di notevole originalità: i giudici di Napoli “vogliono eliminare B.”. Prima erano i pm che volevano eliminarlo perché lo ritenevano vittima di estorsione (ipotesi fantascientifica, secondo l’house organ, per la decisiva ragione che B. negava di aver subito l’estorsione). Ora è il Riesame che vuole eliminarlo perché lo ritiene colpevole di aver istigato a suon di bigliettoni
Tarantini a mentire (ipotesi fantascientifica, secondo l’house organ, per la decisiva ragione che “mai
Tarantini ha fatto balenare di essere stato spinto dal
Cavaliere a raccontare frottole ai magistrati”). In pratica, per il
Mulè, il reato sussiste solo se l’indagato lo confessa. Dal che si deduce che Riina e Provenzano sono innocenti, visto che mai hanno fatto balenare il sospetto di essere mafiosi. Ergo, siccome il
premier si proclama innocente, è innocente. Dunque non si deve dimettere. Giriamo pagina, ed ecco Giuliano
Ferrara, noto teologo, avventurarsi in una raffinata esegesi dell’anatema del cardinal
Bagnasco. A suo avviso,
Bagnasco ha scomunicato “le bisbocce” di B. che sono uno “scandalo privato”, ma purtroppo sono “emerse in pubblico”, su su fino alla Cei. Fossero rimaste segrete, si sarebbero potute risolvere fra le quattro mura di una sacrestia, dove “i preti esercitano le arti dell’educazione e della persuasione privata da secoli, attraverso la confessione, il pentimento e l’espiazione delle colpe: ascoltano, giudicano nel segreto, assolvono e impongono penitenze”. Quante patonze, figliolo? Ah, 36 alla volta? Perfetto, 36 pateravegloria al giorno, prima e dopo i pasti. Più che il segreto istruttorio,
Giuliano l’Aprostata invoca il segreto confessionale. Non vuol darla vinta ai “divorzisti, preservativisti, abortisti ed eugenetisti sostenitori della fabbricazione dei figli e del libero amore” che infestano la sinistra e i suoi giornali. Dunque B. non si deve dimettere. Voltiamo pagina, ed ecco
Vespa. Si definisce “un epurato” (seguirà, a breve, apposito plastico dimostrativo). Afferma che “quasi tutte le reti tv e i giornali parlano male di B.”. Dipinge B. come “la persona più intercettata e processata del Paese”. Poi, dopo aver ammesso lacrimante che “il suo ciclo sta avviandosi a conclusione”, il noto umorista lo esorta a lasciarci “un partito moderato moderno” e “preparare il piano di rilancio”, modellato sul geniale “disegno di
Alfano” (che sarebbe pure d’accordo, se solo sapesse di che si tratta). Giriamo pagina, ed ecco
Minzolingua, il più affranto fra gli impiegati. Ce l’ha coi “grandi giornali” che vogliono sacrificare il suo Faro come “capro espiatorio”, tipo Craxi. E per cosa, poi? Per le sue “scappatelle”, “frugando nella sua vita privata”, “bacchettoni moralisti” e “congiurati maramaldi” che non sono altro. Pensino piuttosto alle “tangenti”, dei “politici che rubano” e sono tutti di sinistra (B., com’è noto, non è mai stato sfiorato da sospetti di tangenti, se no
Minzolingua l’avrebbe saputo). Ergo B. deve fare come Aldo Moro e dire “non ci faremo processare nelle piazze”. E neppure nei tribunali. Infatti “l’uscita di scena di B. determinerebbe la fine del centrodestra, del bipolarismo e la resa all’offensiva giudiziaria”, e forse anche la fine del mondo. Per tutti questi motivi, egregio
Cavalier Patonza, Le chiediamo di non mollare. O almeno di rassicurare i suoi impiegati che anche dopo continueranno a prendere lo stipendio. Lo faccia per noi, ma soprattutto per loro.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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