
Ieri il comitato elettorale del referendum pro Mattarellum ha esultato, presentando la valanga di firme raccolte in pochi mesi, in prevalenza in piena estate, e senza una grande organizzazione. L’avventura «corsara», come l’hanno battezzata, è iniziata con un gruppo di dirigenti Pd che dissentivano dal referendum proporzionalista di Passigli (poi ritirato), ed è continuata con Bersani che chiedeva di non promuovere i quesiti (ignorato).
Poi l’Idv e Sel hanno abbracciato la battaglia. E comunque alle feste del Pd ai banchetti si faceva la fila. Non manca di notarlo Parisi: «Ora dice di averci dato i banchetti, piuttosto si renda conto che molti democratici la pensano diversamente da lui». Morale: è finita con un milione e duecentomila cittadini che hanno firmato, consapevoli che sarà per loro se questo parlamento cancellerà il porcellum. È finita anche con una benedizione da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, secondo il quale questa legge ha rotto il rapporto di fiducia fra eletti ed elettori. «Le nostre stesse parole», gongola Parisi. Insomma, fino a qui tutto bene.
A sinistra, bisogna dirselo chiaro, questo referendum apre un dibattito che forse andava affrontato almeno otto anni fa. Sel l’ha promosso, e ieri Vendola ha parlato del «valore civile prima ancora che politico» di queste firme: «I cittadini vogliono contare, non intendono lasciare una delega in bianco ad una classe politica chiusa in un Palazzo sempre più screditato». Ma in Sel non c’è l’unanimità sul ritorno del Mattarellum, come testimoniava il leader storico di quell’area, Fausto Bertinotti, firmando il quesito per il proporzionale. Come sempre, del resto, ha predicato la sinistra radicale e anche la Federazione della sinistra. Il sistema proporzionale però in questo momento renderebbe inutili le primarie, uno strumento con cui anche la sinistra ha imparato a scegliere candidati, programmi e compagni di strada.
La discussione resta. Ma resta anche lo straordinario risultato di queste firme. Ora si attende il vaglio della Cassazione e quello - molto a rischio - della Consulta entro gennaio 2012. Se il referendum non si farà, resterà il milione di persone che hanno detto a tutte le forze politiche, non solo a quelle di maggioranza, che il porcellum va cancellato.
Se si farà, questo parlamento tenterà una riforma elettorale, che per anni non ha voluto fare. Oppure, più verosimilmente, finalmente andrà a casa, come la Lega ha già fatto capire. E, gran cosa in una democrazia, sarebbe per mano armata (di biro) dei cittadini.
fonte articolo 'Il Manifetso'
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