Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 22 giugno 2011
Spazzatura a Napoli - RAPHAEL ROSSI: "La Regione sblocchi i fondi" intervista di Adriana Pollice
Specializzato nel porta a porta, il trentenne Raphael Rossi è quello che si definisce un tecnico. È stato vicepresidente dell’azienda pubblica della città di Torino addetta alla raccolta, l’Amiat, un’esperienza terminata per aver denunciato alla procura della Repubblica acquisti inutili, propiziati da tangenti. Da una settimana è presidente dell’Asia, la municipalizzata partenopea addetta alla pulizia delle strade, ma a Napoli ha già lavorato, avviando la differenziata spinta nel quartiere dei Colli Aminei, uno dei sette dove si separa l’immondizia a domicilio con Bagnoli, Chiaiano, Ponticelli, Rione Alto e San Giovanni a Teduccio.
La crisi sembra bloccare in un eterno presente il ciclo dei rifiuti in città. Così, gli autocompattatori girano per le strade cercando di recuperare nelle zone dove la situazione è peggiore. Alle 15.30 alle spalle di Palazzo San Giacomo, sede del municipio, c’era una collina di rifiuti che arrivava a coprire le vetrine dei negozi, a via Santa Brigida, proprio all’angolo con la centralissima via Toledo. Alle 17.30 cassonetti e sacchetti sparsi erano stati rimossi ma il cattivo odore ormai ha impregnato il marciapiede e allora negozianti e residenti si danno da fare con secchi e sapone per ripulire da soli la via. La portiera del palazzo di fronte fa scorta di detersivi. «Ma che devo fare? Posso mai stare sotto la guardiola con la mascherina in faccia tutta la giornata?», spiega mentre tira un’altra secchiata per allontanare a valle i primi rigagnoli di percolato.
Rossi, cosa non va a Napoli?
Si tratta di una stratificazione di problemi, cominciati con le passate amministrazioni e mai risolti. In questimesi, poi, in attesa delle elezioni comunali molte cose, molte azioni, sono rimaste sospese in attesa dei risultati e questo ha peggiorato la situazione. Il problema più grande, adesso, è lo smaltimento dell’immondizia. La città tecnicamente si può ripulire in un paio di giorni se si sa dove sversare.
Berlusconi in campagna elettorale ha spiegato agli italiani che i dipendenti Asia sono dei fannulloni assenteisti, sempre al bar o marcare il cartellino per andare allo stadio...
I nostri lavoratori si sono sobbarcati il carico di fatica che comporta lo stato di crisi al punto da rinunciare all’unico pomeriggio libero che avevano, la domenica, per fare turni extra e cercare di liberare le strade. Vanno solo ringraziati per lo spirito di collaborazione.
Certe zone della città sono vivibili, in altre c’è una condizione terribile, colline di immondizia a fermentare sotto le alte temperature, soprattutto al centro storico.
Questo è effetto di un problema nel problema. La raccolta dei quartieri nel cuore di
Napoli è affidata alla società ligure Lavajet, che ha ereditato i dipendenti della Enerambiente spa (finita nelle inchieste della magistratura per il danneggiamento di automezzi fermi nel deposito e anche per un giro di assunzioni pilotate dalla politica ndr). Gli stessi dipendenti che, per un ritardo di due giorni nel pagamento degli stipendi, hanno inscenato una serie di proteste: prima sono andati a lavorare a ranghi ridotti, poi hanno interrotto la raccolta. Abbiamo anche fatto degli esposti alle forze dell’ordine perché riteniamo che strani soggetti abbiano sparso i rifiuti in strada in modo da provocare danno. A fine anno scade il loro contratto, non vorrei che si trattasse di un modo indebito di farci pressione. Comunque, per risolvere la vertenza, abbiamo parlato con i vertici della società e con i sindacati, la protesta
dovrebbe essere rientrata.
È possibile fare il porta a porta a Napoli in tempi ragionevoli?
I 146 mila abitanti che già fanno la differenziata spinta hanno conseguito risultati
migliori delle migliori esperienze italiane, quindi è solo una questione di organizzazione e fondi. Con gli otto milioni e 250 mila euro che la regione dovrebbe rendere disponibili ad Asia tramite una nuova delibera, ma i soldi nelle casse regionali già ci sono, si può estendere il porta a porta alla metà del lotto di abitanti successivo, nei quartieri Vomero, Posillipo, Barra, Ponticelli e Scampia.
Per l’umido come pensate di procedere?
Ci sono impianti di compostaggio che attendono solo il collaudo da anni ma, per
rendere più rapidi i tempi, si potrebbero adottare impianti più piccoli acquistati
ad hoc. Stiamo ragionando tenendo presente tutte le ipotesi, sia sfruttare le strutture che già esistono oppure individuare altre soluzioni, la decisione non è stata ancora presa.
Fonte intervista 'Il Manifesto'
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La crisi sembra bloccare in un eterno presente il ciclo dei rifiuti in città. Così, gli autocompattatori girano per le strade cercando di recuperare nelle zone dove la situazione è peggiore. Alle 15.30 alle spalle di Palazzo San Giacomo, sede del municipio, c’era una collina di rifiuti che arrivava a coprire le vetrine dei negozi, a via Santa Brigida, proprio all’angolo con la centralissima via Toledo. Alle 17.30 cassonetti e sacchetti sparsi erano stati rimossi ma il cattivo odore ormai ha impregnato il marciapiede e allora negozianti e residenti si danno da fare con secchi e sapone per ripulire da soli la via. La portiera del palazzo di fronte fa scorta di detersivi. «Ma che devo fare? Posso mai stare sotto la guardiola con la mascherina in faccia tutta la giornata?», spiega mentre tira un’altra secchiata per allontanare a valle i primi rigagnoli di percolato.
Rossi, cosa non va a Napoli?
Si tratta di una stratificazione di problemi, cominciati con le passate amministrazioni e mai risolti. In questimesi, poi, in attesa delle elezioni comunali molte cose, molte azioni, sono rimaste sospese in attesa dei risultati e questo ha peggiorato la situazione. Il problema più grande, adesso, è lo smaltimento dell’immondizia. La città tecnicamente si può ripulire in un paio di giorni se si sa dove sversare.
Berlusconi in campagna elettorale ha spiegato agli italiani che i dipendenti Asia sono dei fannulloni assenteisti, sempre al bar o marcare il cartellino per andare allo stadio...
I nostri lavoratori si sono sobbarcati il carico di fatica che comporta lo stato di crisi al punto da rinunciare all’unico pomeriggio libero che avevano, la domenica, per fare turni extra e cercare di liberare le strade. Vanno solo ringraziati per lo spirito di collaborazione.
Certe zone della città sono vivibili, in altre c’è una condizione terribile, colline di immondizia a fermentare sotto le alte temperature, soprattutto al centro storico.
Questo è effetto di un problema nel problema. La raccolta dei quartieri nel cuore di
Napoli è affidata alla società ligure Lavajet, che ha ereditato i dipendenti della Enerambiente spa (finita nelle inchieste della magistratura per il danneggiamento di automezzi fermi nel deposito e anche per un giro di assunzioni pilotate dalla politica ndr). Gli stessi dipendenti che, per un ritardo di due giorni nel pagamento degli stipendi, hanno inscenato una serie di proteste: prima sono andati a lavorare a ranghi ridotti, poi hanno interrotto la raccolta. Abbiamo anche fatto degli esposti alle forze dell’ordine perché riteniamo che strani soggetti abbiano sparso i rifiuti in strada in modo da provocare danno. A fine anno scade il loro contratto, non vorrei che si trattasse di un modo indebito di farci pressione. Comunque, per risolvere la vertenza, abbiamo parlato con i vertici della società e con i sindacati, la protesta
dovrebbe essere rientrata.
È possibile fare il porta a porta a Napoli in tempi ragionevoli?
I 146 mila abitanti che già fanno la differenziata spinta hanno conseguito risultati
migliori delle migliori esperienze italiane, quindi è solo una questione di organizzazione e fondi. Con gli otto milioni e 250 mila euro che la regione dovrebbe rendere disponibili ad Asia tramite una nuova delibera, ma i soldi nelle casse regionali già ci sono, si può estendere il porta a porta alla metà del lotto di abitanti successivo, nei quartieri Vomero, Posillipo, Barra, Ponticelli e Scampia.
Per l’umido come pensate di procedere?
Ci sono impianti di compostaggio che attendono solo il collaudo da anni ma, per
rendere più rapidi i tempi, si potrebbero adottare impianti più piccoli acquistati
ad hoc. Stiamo ragionando tenendo presente tutte le ipotesi, sia sfruttare le strutture che già esistono oppure individuare altre soluzioni, la decisione non è stata ancora presa.
Fonte intervista 'Il Manifesto'
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