Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 31 dicembre 2010
Linguine alla puttanesca di Marco Travaglio
(vignetta Pillinini)
Sospeso per ferie il campionato di calcio, è in pieno svolgimento quello di lingua, essendo l’attività leccatoria lo sport più praticato in Italia, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. In pole position, grazie ai continui allenamenti e alla predisposizione naturale, la categoria giornalisti, specializzata nello slinguazzamento del padrone, preferibilmente proprio, ma anche altrui. Purché padrone di qualcuno o qualcosa. Chi pensasse che Marchionne, padrone della Fiat, attiri soltanto le bave dei cronisti de La Stampa e del Corriere e del Sole-24 ore, cioè dei giornali suoi, peccherebbe di ingenuità: il servo encomio al maglione più eccitante del mondo accomuna i giornali più venduti, dunque specializzati nella laude al padrone e, non contenti, nell’insulto ai pochi operai e sindacalisti che ancora osano resistere al carro del vincitore. “Sindacati venduti”, titola Libero (una testata, un ossimoro): ce l’avrà coi sindacati gialli che firmano qualunque pezzo di carta gli passi il divo Sergio, compresi gli scontrini della maglieria? No, ce l’ha con la Fiom: se non s’è ancora piegata ai diktat del padrone in un paese dove camminano quasi tutti a 90 gradi, dev’esserci qualcosa sotto, anzi qualcuno dietro. Il bello di Libero è proprio questo: lecca e striscia a 360 gradi. Sistemata la Fiat nel titolo principale, ecco l’editoriale di Nuzzi: “L’armata rossa dei giornalisti finiani (sic, ndr) spara su Belpietro”. Svolgimento: “Cercano di impallinare il nostro direttore Maurizio Belpietro che si è permesso di dare una notizia scomoda e inquietante: qualcuno potrebbe attentare alla vita di Fini” e, si badi bene, Belpietro “non l’ha pompata a titoli cubitali”, no: prudente e schivo com’è, l’ha soltanto “inserita in un articolo di fondo”, il più letto del giornale, “mettendo persino indirettamente in gioco la sua credibilità personale” (tanto non ha nulla da perdere). Com’è umano lei, Signor Direttore, slurp. Urge promozione di cotanta lingua. Ma non è finita. Centro pagina: “I giudici comandano anche al Tg1. Imposta per sentenza la mezzobusto Ferrario”. Leccata a Minzolingua (cioè al cubo). Richiamo in basso a destra: “Il genio di Moratti” (quel gran genio che spende 30 mila euro al giorno per un allenatore, poi lo caccia dopo sei mesi). Richiamo in basso a sinistra: “Piersilvio, un dvd con i suoi discorsi. Il regalo per farsi sentire da papà”. E qui, cari lettori, allontanate i minori perché si entra nell’hard core. La cronista di Libero, estasiata dal giovanotto dai “modi gentili” e dal “sicuro attaccamento alla famiglia” (infatti ne ha già tre o quattro), “un tipo semplice”, “pranza con mamma e papà”, “ascolta la musica rock con la figlia”, “va in palestra, cura il suo corpo come Silvio, si allena in superserie”, “legge libri di filosofia”, ”quando attraversa la strada con mamma o papà ha ancora l’impulso a tener loro la mano”, ha “vissuto ‘anni molto duri’”, insomma “un combattente”. E ora che ti fa, il combattente? “A Natale ha infiocchettato un regalo speciale per il suo papà: un dvd di 2 ore con un sunto dei suoi più splendidi e meglio riusciti discorsi in pubblico. E – attenzione - con ‘suoi’ intendiamo di Piersilvio”. Non solo “Dudi” tiene discorsi in pubblico, notizia già inquietante; ma, quel che è peggio, li ha regalati al Papi. Forse, auspica la pierlingua, “spera di convincere papà che ce la può fare” a “scendere i campo” anche lui. In fondo è “in odore di successione già da tempo”: ha pure un processo col Papi per frode fiscale. Insomma, è pronto. Ora il povero Silvio “guarderà il dvd, orgoglioso come un padre, per il resto si vedrà”. Mettetevi nei panni di quel pover’ometto: già costretto per dovere d’ufficio a sorbirsi i sermoni di Cicchitto, Gasparri, Capezzone, Bonaiuti, Schifani, ad accasciarsi esanime sulla sedia del Quirinale durante i moniti di Napolitano, ora gli toccano pure i discorsi di Pierdudi. Altro che partito dell’odio: certe sevizie sono vietate dalla convenzione di Ginevra. Abu Ghraib e Guantanamo, al confronto, sono Disneyland. Massima solidarietà al presidente del Consiglio.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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Sospeso per ferie il campionato di calcio, è in pieno svolgimento quello di lingua, essendo l’attività leccatoria lo sport più praticato in Italia, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. In pole position, grazie ai continui allenamenti e alla predisposizione naturale, la categoria giornalisti, specializzata nello slinguazzamento del padrone, preferibilmente proprio, ma anche altrui. Purché padrone di qualcuno o qualcosa. Chi pensasse che Marchionne, padrone della Fiat, attiri soltanto le bave dei cronisti de La Stampa e del Corriere e del Sole-24 ore, cioè dei giornali suoi, peccherebbe di ingenuità: il servo encomio al maglione più eccitante del mondo accomuna i giornali più venduti, dunque specializzati nella laude al padrone e, non contenti, nell’insulto ai pochi operai e sindacalisti che ancora osano resistere al carro del vincitore. “Sindacati venduti”, titola Libero (una testata, un ossimoro): ce l’avrà coi sindacati gialli che firmano qualunque pezzo di carta gli passi il divo Sergio, compresi gli scontrini della maglieria? No, ce l’ha con la Fiom: se non s’è ancora piegata ai diktat del padrone in un paese dove camminano quasi tutti a 90 gradi, dev’esserci qualcosa sotto, anzi qualcuno dietro. Il bello di Libero è proprio questo: lecca e striscia a 360 gradi. Sistemata la Fiat nel titolo principale, ecco l’editoriale di Nuzzi: “L’armata rossa dei giornalisti finiani (sic, ndr) spara su Belpietro”. Svolgimento: “Cercano di impallinare il nostro direttore Maurizio Belpietro che si è permesso di dare una notizia scomoda e inquietante: qualcuno potrebbe attentare alla vita di Fini” e, si badi bene, Belpietro “non l’ha pompata a titoli cubitali”, no: prudente e schivo com’è, l’ha soltanto “inserita in un articolo di fondo”, il più letto del giornale, “mettendo persino indirettamente in gioco la sua credibilità personale” (tanto non ha nulla da perdere). Com’è umano lei, Signor Direttore, slurp. Urge promozione di cotanta lingua. Ma non è finita. Centro pagina: “I giudici comandano anche al Tg1. Imposta per sentenza la mezzobusto Ferrario”. Leccata a Minzolingua (cioè al cubo). Richiamo in basso a destra: “Il genio di Moratti” (quel gran genio che spende 30 mila euro al giorno per un allenatore, poi lo caccia dopo sei mesi). Richiamo in basso a sinistra: “Piersilvio, un dvd con i suoi discorsi. Il regalo per farsi sentire da papà”. E qui, cari lettori, allontanate i minori perché si entra nell’hard core. La cronista di Libero, estasiata dal giovanotto dai “modi gentili” e dal “sicuro attaccamento alla famiglia” (infatti ne ha già tre o quattro), “un tipo semplice”, “pranza con mamma e papà”, “ascolta la musica rock con la figlia”, “va in palestra, cura il suo corpo come Silvio, si allena in superserie”, “legge libri di filosofia”, ”quando attraversa la strada con mamma o papà ha ancora l’impulso a tener loro la mano”, ha “vissuto ‘anni molto duri’”, insomma “un combattente”. E ora che ti fa, il combattente? “A Natale ha infiocchettato un regalo speciale per il suo papà: un dvd di 2 ore con un sunto dei suoi più splendidi e meglio riusciti discorsi in pubblico. E – attenzione - con ‘suoi’ intendiamo di Piersilvio”. Non solo “Dudi” tiene discorsi in pubblico, notizia già inquietante; ma, quel che è peggio, li ha regalati al Papi. Forse, auspica la pierlingua, “spera di convincere papà che ce la può fare” a “scendere i campo” anche lui. In fondo è “in odore di successione già da tempo”: ha pure un processo col Papi per frode fiscale. Insomma, è pronto. Ora il povero Silvio “guarderà il dvd, orgoglioso come un padre, per il resto si vedrà”. Mettetevi nei panni di quel pover’ometto: già costretto per dovere d’ufficio a sorbirsi i sermoni di Cicchitto, Gasparri, Capezzone, Bonaiuti, Schifani, ad accasciarsi esanime sulla sedia del Quirinale durante i moniti di Napolitano, ora gli toccano pure i discorsi di Pierdudi. Altro che partito dell’odio: certe sevizie sono vietate dalla convenzione di Ginevra. Abu Ghraib e Guantanamo, al confronto, sono Disneyland. Massima solidarietà al presidente del Consiglio.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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