Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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giovedì 28 ottobre 2010
Il silenzio è d’oro di Marco Travaglio
Fosse per noi, il gossip sarebbe vietato da un pezzo. Non si vede perché uno non possa andare a cena o a letto con chi gli pare senza ritrovarsi “giornalisti” e paparazzi alle calcagna e finire in edicola. Lo stesso vale per i politici, salvo per quelli che sfilano al Family Day e poi hanno tre o quattro famiglie o fanno le leggi per arrestare prostitute e clienti e poi frequentano prostitute. Dunque, all’alba del nuovo sexy-scandalo di B., precisiamo subito che il gossip non interessa né deve interessare a nessuno: B. è libero di ricevere a casa sua tutte le ragazze che vuole e farci quello che vuole, purché le interessate siano d’accordo. E, ovviamente, a patto che non vengano commessi reati e che B. non si renda ricattabile. Le due faccende, fra l’altro, sono collegate: se uno commette reati, ma anche comportamenti moralmente o politicamente indecenti, chi li conosce lo tiene sotto scacco e può chiedergli di tutto per monetizzare il proprio silenzio. È proprio questo il caso di B., e non solo per le rivelazioni della minorenne marocchina Ruby. Sono almeno trent’anni che B. è ricattato. In principio, per cose di mafia. Nel 1998, intercettato al telefono con l’immobiliarista Renato Della Valle, B. confida: “Devo mandare i miei figli in America, perché mi han fatto estorsioni... in maniera brutta... Mi è capitato altre volte, dieci anni fa e... sono ritornati fuori... mi han detto che, se entro una certa data non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo... Se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni”. Nel marzo '94, mentre lui diventa presidente del Consiglio, il consulente Ezio Cartotto assiste a uno sfogo di Dell’Utri: “Silvio non capisce che deve ringraziarmi, perché se dovessi aprire bocca io...”. Poi il pizzino attribuito a Provenzano e rielaborato da Vito Ciancimino, che minacciava di “uscire dal mio riserbo che dura da anni” e cominciare a parlare, se non fossero stati risolti i problemi giudiziari suoi e degli amici degli amici e se B. non avesse “messo a disposizione una delle sue reti tv” per la bisogna. Negli ultimi anni, oltre ai messaggi di radio-carcere (“Iddu pensa solo a Iddu...”) e dal clan Graviano (“se non si muove nulla per noi, dobbiamo iniziare a parlare”), c’è l’avvocato Mills che incassa 600 mila dollari per non dire tutto quel che sa su “Mr. B”. E poi le ragazze. Orde di signorine che han fatto e visto qualcosa che riguarda B. e potrebbero raccontarlo al migliore offerente. B. chiama disperato Saccà perché ne sistemi una mezza dozzina a Raifiction: una in particolare, “Antonella Troise, sta diventando pericolosa”. S’è messa a parlare. Quando escono le prime intercettazioni, due estati fa, B. prepara addirittura un decreto urgentissimo pur di bloccare le altre, poi distrutte dai giudici di Roma. E ancora il ricatto minacciato da un agente del Sisde, marito di Virginia Sanjust, la giovane annunciatrice tv che, secondo i giudici di Roma, aveva “intrecciato una stretta relazione” sentimentale con B. E la strana familiarità di B. con i genitori della minorenne Noemi Letizia, che lo convocano alla festa per i 18 anni della ragazza e lui vola immantinente a Casoria. Avrebbe potuto ricattarlo pure la D’Addario, con tutto quel che sa e ha registrato sulle notti brave a Palazzo Grazioli, ma per sua fortuna non lo fece e raccontò tutto ai giudici. E il sindaco di Pontecagnano, Ernesto Sica, che minaccia di raccontare la compravendita di senatori del 2007 per far cadere Prodi, ma si cuce la bocca e, come per incanto, diventa assessore regionale. E Fabrizio Favata, che porta l’intercettatore Raffaelli da Paolo e Silvio B. col pacco dono della telefonata Fassino-Consorte, poi tenta di spillare soldi ai due fratelli in cambio del suo silenzio. La domanda, che non c’entra nulla col gossip e molto con la politica, è semplice: quante altre persone sono in grado di ricattare B.? E fino a quando ci faremo governare da un premier ricattabile?
Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
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