Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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domenica 17 ottobre 2010
C’È FUTURO di Valentino Parlato
La giornata di ieri a Roma promossa dalla Fiom è stata, a mio parere, una giornata decisiva. Un invito, o una sfida, al mondo dei partiti e anche degli intellettuali a uscire dalla palude e dalle dispute, di stile berlusconiano, contro Berlusconi.
Gli operai metalmeccanici sono stati negli anni passati, e lo sono anche oggi, l’espressione più moderna e forte della classe operaia, quelli che ogni giorno hanno a che fare con le innovazioni e gli arbitrii del capitalismo nostrano. E, aggiungo, i progressi delle nostre società sono stati promossi dalle innovazioni industriali e dalla politica dei protagonisti di quelle innovazioni.
Non è stato affatto casuale che all’apertura della enorme manifestazione di piazza San Giovanni abbiano parlato studenti, insegnanti, ricercatori. I metalmeccanici hanno coinvolto e portato a rappresentanza anche la cultura. Il nesso metalmeccanici e cultura è antico e, senza citare Marx, strutturale. Come a dire, ripetendo convinzioni di un passato migliore, la classe operaia promuove la cultura impegnata nell’antico intento di rivoluzionare la società.
Quella di ieri è stata una sfida a quel che resta in Italia delle culture e della politica di orientamento democratico. In Italia e anche in Europa (le vittorie elettorali delle varie destre incombono) si sta andando al peggio. La grande manifestazione di ieri, l’illuminato discorso di Maurizio Landini e anche il consenso di Guglielmo Epifani allo sciopero generale - seppur posticipato - hanno detto a tutti noi e ai vari partiti non berlusconiani (ma dal berlusconismo infettati) che si può dire no, che si può cambiare rotta. I partiti (piccoli) della sinistra radicale hanno aderito. Il Pd, che dovrebbe essere l’erede del dimenticato Pci, è rimasto incerto e diviso: ulteriore e grave segno della crisi italiana. Perché il Pd non ha aderito alla manifestazione dei metalmeccanici, lavoratori fondamentali dell’industria italiana e del progresso del nostro paese?Un interrogativo grave che pesamolto su di noi, ma che dovrebbe pesare anche su di loro.
Non ci spero,ma sarei molto grato a Bersani se volesse dare una sua spiegazione al manifesto. Ma forse pensa che il manifesto (che una quarantina d’anni fa diede al Pci utili suggerimenti) sia peggio dei metalmeccanici, i quali, a suo avviso, sarebbero diventati o sono estremisti dannosi.
Estremisti quelli che sono il maggiore sostegno del reddito nazionale?
Credo che, se non al manifesto, una spiegazione alla Fiom e alla Cgil Bersani dovrebbe pur darla. La grande manifestazione di ieri ha dimostrato che l’Italia è meno peggio di quanto gli attuali rassegnati dirigenti
del Pd pensano. Dicano qualcosa e non solo qualche titolo scetticamente elogiativo dell’imponente manifestazione di ieri.Dicano se vogliono o no capire qualcosa
e fare qualcosa per e con gli operai metalmeccanici. Una volta ci dicevamo che il Pci era il migliore rappresentante della classe operaia. Non aspettiamo una risposta, perché il Pd non sa che dire. In ogni modo martedì il manifesto pubblicherà il testo integrale del discorso di Landini in piazza San Giovanni.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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Gli operai metalmeccanici sono stati negli anni passati, e lo sono anche oggi, l’espressione più moderna e forte della classe operaia, quelli che ogni giorno hanno a che fare con le innovazioni e gli arbitrii del capitalismo nostrano. E, aggiungo, i progressi delle nostre società sono stati promossi dalle innovazioni industriali e dalla politica dei protagonisti di quelle innovazioni.
Non è stato affatto casuale che all’apertura della enorme manifestazione di piazza San Giovanni abbiano parlato studenti, insegnanti, ricercatori. I metalmeccanici hanno coinvolto e portato a rappresentanza anche la cultura. Il nesso metalmeccanici e cultura è antico e, senza citare Marx, strutturale. Come a dire, ripetendo convinzioni di un passato migliore, la classe operaia promuove la cultura impegnata nell’antico intento di rivoluzionare la società.
Quella di ieri è stata una sfida a quel che resta in Italia delle culture e della politica di orientamento democratico. In Italia e anche in Europa (le vittorie elettorali delle varie destre incombono) si sta andando al peggio. La grande manifestazione di ieri, l’illuminato discorso di Maurizio Landini e anche il consenso di Guglielmo Epifani allo sciopero generale - seppur posticipato - hanno detto a tutti noi e ai vari partiti non berlusconiani (ma dal berlusconismo infettati) che si può dire no, che si può cambiare rotta. I partiti (piccoli) della sinistra radicale hanno aderito. Il Pd, che dovrebbe essere l’erede del dimenticato Pci, è rimasto incerto e diviso: ulteriore e grave segno della crisi italiana. Perché il Pd non ha aderito alla manifestazione dei metalmeccanici, lavoratori fondamentali dell’industria italiana e del progresso del nostro paese?Un interrogativo grave che pesamolto su di noi, ma che dovrebbe pesare anche su di loro.
Non ci spero,ma sarei molto grato a Bersani se volesse dare una sua spiegazione al manifesto. Ma forse pensa che il manifesto (che una quarantina d’anni fa diede al Pci utili suggerimenti) sia peggio dei metalmeccanici, i quali, a suo avviso, sarebbero diventati o sono estremisti dannosi.
Estremisti quelli che sono il maggiore sostegno del reddito nazionale?
Credo che, se non al manifesto, una spiegazione alla Fiom e alla Cgil Bersani dovrebbe pur darla. La grande manifestazione di ieri ha dimostrato che l’Italia è meno peggio di quanto gli attuali rassegnati dirigenti
del Pd pensano. Dicano qualcosa e non solo qualche titolo scetticamente elogiativo dell’imponente manifestazione di ieri.Dicano se vogliono o no capire qualcosa
e fare qualcosa per e con gli operai metalmeccanici. Una volta ci dicevamo che il Pci era il migliore rappresentante della classe operaia. Non aspettiamo una risposta, perché il Pd non sa che dire. In ogni modo martedì il manifesto pubblicherà il testo integrale del discorso di Landini in piazza San Giovanni.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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