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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 9 maggio 2010

Parla con Me di Micaela Bongi

(foto tratta da 'Il Fatto Quotidiano'

















Ci mancava Serena Dandini. I nervi sono già a fior di pelle, e a Silvio Berlusconi tocca
pure vedere, a Parla con me, Ascanio Celestini che fa un monologo su «Toni corrotto e Toni mafioso», il primo «capo del governo», l’altro «presidente della camera»... E così, in consiglio dei ministri, il premier tuona: «E’ veramente incredibile come un servizio pubblico possa continuare a fare queste aggressioni».
Lo dice, evidentemente, anche da nuovo titolare del dicastero - quello dello sviluppo economico - che ha competenza sulle tv. E poco importa se, secondo il metro del premierministro, dovrebbe sentirsi «aggredito» anche Gianfranco Fini...
Il diversivo su Raitre praticamente viene inserito nella discussione a palazzo Chigi al posto dell’altro argomento che avrebbe dovuto essere affrontato, dopo la Grecia. Quello della sostituzione di Claudio Scajola. La soluzione non è a portata di mano, Ignazio La Russa lo dice chiaramente quando sostiene che i papabili sono «sei o sette». Non solo c’è la Lega che incalza, ma se diventasse ministro Paolo Romani gli appetiti si sposterebbero sul posto da viceministro alle comunicazioni che oltretutto Sua emittenza vuole resti affidato a una persona di massima fiducia - come è appunto Romani. L’ipotesi è quindi quella di fare ministro quest’ultimo lasciandogli la delega attuale, ma nominando a questo punto un altro viceministro. E qui tornerebbe in pressing la Lega, oltre al fatto che la soluzione non convince tutti e insomma le grane non finiscono mai.
Certo, Umberto Bossi, dopo aver confermato, l’altroieri, che il Carroccio stava pensando a riprendersi il ministero dell’agricoltura con lo spostamento di Giancarlo Galan allo sviluppo economico, ieri si mostrava poco concentrato sulle poltrone: «Per adesso all’agricoltura resta Galan», perché «non ho sentito qualcuno interessato a andare» al posto di Scajola. Non per questo il senatur allenta la presa, anzi.
Il leader delle camicie verdi si presenta insieme al ministro dell’economia a Roncade, nel trevigiano, a un convegno di Confindustria, accolto da un’ovazione della platea: «Sono qui perché sono stato rapito da Tremonti alla fine del consiglio dei ministri...», risponde a chi gli chiede spiegazioni sul suo arrivo a sorpresa. E a conferma della solidità dell’asse con l’uomo che, negli ipotetici scenari di crisi di governo, sembra al momento il più accreditato come nuovo inquilino di palazzo Chigi, il senatur si lancia in un’ode a Giulio: «Abbiamo qui il salvatore.
E’ lui che ha tenuto i soldi per i momenti più difficili». Per finire, il leader del Carroccio stringe i tempi sul federalismo fiscale: «Tra una settimana sarà cosa fatta», assicura, in attesa del primo provvedimento, quello sul federalismo demaniale, ma anche dei conti che deve presentare proprio il ministro dell’economia.
Da Tremonti, invece, un incoraggiamento per il premier - in vista dell’incontro a Bruxelles con i capi di stato e di governo dell’Eurogruppo - che suona un po’ sinistro: «Chiedo che nell'interesse di tutti il patriarca di Venezia Angelo Scola gli indirizzi una benedizione».
Non si riferiva alle traversie politiche del governo e della maggioranza, Tremonti, ma certo il Cavaliere ne ha su più fronti. Se con Gianfranco Fini sarebbe in corso un’offensiva di pace, resta il fatto che dalla minoranza non riconosciuta il premier si aspetta più compostezza.
Del presidente della camera e dei suoi fedelissimi si occupa Gaetano Quagliariello, e anche lui - come il premier in consiglio dei ministri - lancia l’allarme piccolo schermo. Il vicepresidente dei senatori pidiellini dà voce a una delle nuove ossessioni del Cavaliere: la presenza, nei programmi televisivi, di due esponenti del Pdl, uno della maggioranza e uno della minoranza a fare il controcanto. Appellandosi a non meglio precisate regole che le trasmissioni dovrebbero «tornare a rispettare», Quagliariello dunque intima: «Non possiamo pensare che da adesso in avanti diventi un'abitudine che due persone elette tra le file dello stesso partito vengano invitate nei salotti del piccolo schermo in quanto portatori di due posizioni diverse».
Un diktat che i finiani respingono al mittente tra le battute. Ma i berlusconiani fanno sul serio, conferma la fedelissima Debora Bergamini (che della Rai è stata anche dirigente), tuonando contro la «sovraesposizione mediatica che svela le
reali intenzioni della cosiddetta minoranza costruttiva: indebolire il progetto del Pdl alla Rai e il patto sottoscritto con gli elettori».

Fonte articolo 'Il Manifesto'


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