Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 25 settembre 2010
Università a numero chiuso, non chiedete più ai ragazzi, "Cosa vorresti fare da grande?" di Rosalba Falzone
(vignetta Rosalba Falzone)
Università a numero chiuso, ma dove è finito il diritto allo studio? Oramai, tutte le facoltà, richiedono di superare i test di ingresso per poter effettuare l'immatricolazione negli atenei italiani, i neo diplomati non possono più aspirare ad iscriversi, per esempio, in medicina, ma come si è visto negli anni precedenti, i test possono essere anche gestiti a favore dei raccomandati, quindi tutti pensano che non sia necessario "selezionare" gli studenti, ma che sarebbe meglio tornare come prima, alla selezione, diciamo, naturale. C'è da dire che, per esempio, per quanto riguarda la laurea triennale in scienze infermieristiche, vengono ammessi studenti in numero minore rispetto alle esigenze e alle richieste del mondo del lavoro, anche non pubblico. Pretendere il numero chiuso nelle facoltà come giurisprudenza è il colmo, perché è un indirizzo di studi che da, in teoria, tante possibilità di lavoro, anch'esso non necessariamente pubblico, quindi è assurdo limitare il numero delle matricole.
Gli aspiranti, per poter partecipare agli esami per i test di ammissione alle università a numero chiuso, che sono anticostituzionali, quindi, non sono neanche legali, sono costretti addirittura, a versare somme di danaro che vanno dalle venticinque euro alle cinquanta euro ed oltre; spesso, i giovani, per avere più possibilità di superare almeno un esame, provano a partecipare, alla somministrazione dei test, in diversi atenei, dovendo pagare, di conseguenza, altre soldi, per avere altre occasioni di essere ammesso, ma per molti giovani non succede, i non preparati, anzi i non fortunati, sono, loro malgrado, costretti a ripiegare con iscrizioni in altre facoltà, dove il numero degli studenti è minimo, ma il ministro Gelmini, ha, di recente, proposto di chiudere le facoltà dove, appunto, non ci sono molti studenti iscritti, decisione che è a favore dei tagli, ma è a sfavore dei giovani, che non hanno più a libertà di decidere sul proprio futuro, che parte già incerto, perché una laurea, non da molte possibilità di lavoro, al massimo i laureati possono aspirare ad essere precari sino alla pensione, che non è il massimo, ma è il risultato degli studi nelle università Italiane, dove vi sono dei docenti sono quasi tutti parenti, dove vi sono dei docenti che insegnano anche senza aver superato un pubblico concorso, dove vi sono docenti che percepiscono stipendi alti rispetto al numero delle ore di lezione svolte, dove vi sono dei docenti che costringono gli studenti ad acquistare le loro pubblicazioni, dove vi sono docenti che fanno le proposte indecenti...ma, per fortuna, i professori non sono tutti così, comunque sarebbe meglio togliere quell'aura che rende università e docenti irraggiungibili ed intoccabili, perchè siamo nel 2010, l'era di internet, vi sono studenti che ne sanno più dei professori, ma, purtroppo, il pezzo di carta serve per una professione, sia pur precaria, pertanto, continuando con le università a numero chiuso, non chiedete più ai ragazzi cosa vorrebero fare da grandi.
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Lettera al ministro Gelmini: 'Perché dovremmo essere contenti?' di Giuseppe Caliceti
La Scuola nemica di Alba Sasso
Giacomo Russo: «Alziamo la testa contro l’ignoranza» di Giulia Pacifici
Università a numero chiuso, ma dove è finito il diritto allo studio? Oramai, tutte le facoltà, richiedono di superare i test di ingresso per poter effettuare l'immatricolazione negli atenei italiani, i neo diplomati non possono più aspirare ad iscriversi, per esempio, in medicina, ma come si è visto negli anni precedenti, i test possono essere anche gestiti a favore dei raccomandati, quindi tutti pensano che non sia necessario "selezionare" gli studenti, ma che sarebbe meglio tornare come prima, alla selezione, diciamo, naturale. C'è da dire che, per esempio, per quanto riguarda la laurea triennale in scienze infermieristiche, vengono ammessi studenti in numero minore rispetto alle esigenze e alle richieste del mondo del lavoro, anche non pubblico. Pretendere il numero chiuso nelle facoltà come giurisprudenza è il colmo, perché è un indirizzo di studi che da, in teoria, tante possibilità di lavoro, anch'esso non necessariamente pubblico, quindi è assurdo limitare il numero delle matricole.
Gli aspiranti, per poter partecipare agli esami per i test di ammissione alle università a numero chiuso, che sono anticostituzionali, quindi, non sono neanche legali, sono costretti addirittura, a versare somme di danaro che vanno dalle venticinque euro alle cinquanta euro ed oltre; spesso, i giovani, per avere più possibilità di superare almeno un esame, provano a partecipare, alla somministrazione dei test, in diversi atenei, dovendo pagare, di conseguenza, altre soldi, per avere altre occasioni di essere ammesso, ma per molti giovani non succede, i non preparati, anzi i non fortunati, sono, loro malgrado, costretti a ripiegare con iscrizioni in altre facoltà, dove il numero degli studenti è minimo, ma il ministro Gelmini, ha, di recente, proposto di chiudere le facoltà dove, appunto, non ci sono molti studenti iscritti, decisione che è a favore dei tagli, ma è a sfavore dei giovani, che non hanno più a libertà di decidere sul proprio futuro, che parte già incerto, perché una laurea, non da molte possibilità di lavoro, al massimo i laureati possono aspirare ad essere precari sino alla pensione, che non è il massimo, ma è il risultato degli studi nelle università Italiane, dove vi sono dei docenti sono quasi tutti parenti, dove vi sono dei docenti che insegnano anche senza aver superato un pubblico concorso, dove vi sono docenti che percepiscono stipendi alti rispetto al numero delle ore di lezione svolte, dove vi sono dei docenti che costringono gli studenti ad acquistare le loro pubblicazioni, dove vi sono docenti che fanno le proposte indecenti...ma, per fortuna, i professori non sono tutti così, comunque sarebbe meglio togliere quell'aura che rende università e docenti irraggiungibili ed intoccabili, perchè siamo nel 2010, l'era di internet, vi sono studenti che ne sanno più dei professori, ma, purtroppo, il pezzo di carta serve per una professione, sia pur precaria, pertanto, continuando con le università a numero chiuso, non chiedete più ai ragazzi cosa vorrebero fare da grandi.
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