
Ancora: smetta, per favore, di raccontarci la favoletta del rapporto troppo alto tra docenti e studenti in Italia dimenticandosi sempre, colpevolmente, degli studenti disabili e dei docenti di sostegno. Che esistono, non sono ancora gettati dalla rupe. Non sa che questi docenti non sono calcolati, in altri Paesi, perché spesso legati al ministero della Sanità e non dell’Istruzione? Non si rende conto che i numeri che dà, in questo modo, sono palesemente falsi? Attualmente la legge parla di un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità. Mentre lei, nonostante la certificazione delle Asl, garantisce che questi bambini siano seguiti solo 4/6 ore a settimana. Lo so, non c’è niente di meno economico di un bambino disabile, ma le sembra onesto e civile comportarsi come fa lei? Dovrebbe inoltre studiare meglio la legislazione sulla sicurezza nelle scuole. Sono sicuro che lei, come ministro, è tenuta a farla rispettare. Prevede un massimo di 25 alunni per aula, lo sa? Mentre lei parla di un minimo di 27 e un massimo di 35 studenti per classe. E per aula, dunque. Le chiedo: in caso di incendio o terremoto, in caso di incidenti, o di morte di uno studente, chi è il responsabile di quella morte annunciata? Lei? O i docenti che si adeguano alle sue indicazioni? E poi: lei, Gelmini, è al corrente del fatto che alle medie, con la sua manovra, non esistono più laboratori espressivi, corsi di italiano per stranieri, interventi di recupero e potenziamento? Non crede che in questo modo non favorirà l’integrazione?
È sicura che cancellare ogni tipo di sperimentazione nei licei risponda a una reale esigenza di rinnovamento? O non si tratta di una semplice questione di
risparmio? E quali motivazioni didattiche l’hanno spinta a eliminare ore di lezione anche negli Istituti tecnici e professionali e nei licei? Cosa significa, per lei? Che meno stanno a scuola, più i ragazzi imparano? Insomma, perché, come lei sostiene, i genitori degli alunni e degli studenti italiani dovrebbero essere soddisfatti della sua riforma?
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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