
in parte è vero: Gelmini si è limitata a cucire insieme un po’ di cose predisposte dall’allora ministro Letizia Moratti e altre partorite dal ministero guidato da Beppe Fioroni nel governo di centrosinistra. Scelta che secondo il ministro sarebbe garanzia di equidistanza, e che invece finisce per essere solo un pastrocchio con pochissimi respiro. Tutt’altro, insomma, dallo spessore che vorrebbe attribuire Berlusconi alla «riforma»: «Dal prossimo anno scolastico avremo delle scuole che possono essere comparate a quelle degli altri paesi europei - ha detto - perché, secondo quanto ci dichiarano tutte le imprese e le associazioni, la scuola attuale non sforna ragazzi con cognizioni adeguate alle richieste del mondo del lavoro».
Non sono mancate, ovviamente, le battute sulla ministra neo sposa «ha lavorato alla riforma invece di andare in viaggio di nozze».
Tra gli aspetti positivi della riforma, per quanto riguarda i licei, ci sono l’istituzione di due nuovi licei (musicale e delle scienze umane), il potenziamento dell’area scientifica e matematica nel liceo classico con l’introduzione della lingua sin dal primo anno e per il linguistico l’introduzione sin dal primo anno l'insegnamento di tre lingue straniere, dal terzo anno una materia sarà impartita in lingua straniera,mentre dal quarto anno le discipline insegnate in lingua straniera diventeranno due. Per i tecnici e i professionali, invece, buone notizie non sembrano essercene: la vera cifra della riforma è un taglio drastico dell’orario, 32 ore di 60 minuti al posto delle 36 ore di 50minuti attuali per i tecnici e ben 32 ore al posto delle 36 di oggi per i professionali. Con la promessa che si starà meno sui libri e più nei laboratori. Il tutto condito da promesse di «laboratori» più numerosi (e anche di risorse) e una grandissima flessibilità del curricolo negli ultimi anni che prelude a un prossimo ritorno a una grande varietà di indirizzi. Il taglio delle cattedre è conseguente: se ne calcolano 17 mila. «Il riordino della scuola superiore del governo non è una riforma, è un taglio epocale alla scuola pubblica italiana che ci allontana dall'Europa e nega pari opportunità di vita, di educazione e di lavoro ai ragazzi e alle ragazze de nostro paese», il commento del segretario del Pd Pierluigi Bersani, che ricorda un grosso limite della riforma: la completa assenze di possibilità di «passaggio » tra un sistema e l’altro: «La scelta compiuta a 13 anni diventa nei fatti irreversibile per la grande differenza di programmi proposti dai diversi percorsi formativi sin dal primo biennio, favorendo la dispersione scolastica», dice Bersani. Durissima la Cgil, con il segretario della Flc Mimmo Pantaleo: «Ciò che il governo ha approvato non è una riforma ma solo una rigorosa applicazione dei tagli decisi dal Ministro Tremonti. Il confronto con le organizzazioni sindacali è stato ancora una volta ininfluente rispetto alle scelte finali nonostante le proposte avanzate nei tavoli tecnici e sistematicamente ignorate
». (ci. gu.)
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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