Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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giovedì 26 agosto 2010
L’autunno caldo degli insegnanti parte da Palermo di Giulia Pacifici
(vignetta Mauro Biani)
«Un incontro inutile». Questa la risposta lapidaria e amareggiata che da’ Silvia, precaria della scuola, quando le si chiede com’è andato l’incontro con il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, che ieri mattina è andato a parlare con gli insegnanti precari in presidio permanente sotto i locali dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo.
La protesta, iniziata il 13 agosto, non accenna a spegnersi anzi si radicalizza, tre insegnanti sono in sciopero della fame da più di una settimana. Un gesto estremo, «una forma di esasperazione,l’unico modo per farsi ascoltare dalle istituzioni – dice Silvia – quando ti licenziano le provi tutte, non hai molto da perdere».
Pietro Di Grusa (50 anni e collaboratore tecnico scolastico precario dal 1986) uno dei tre in sciopero della fame, è stato di nuovo colto da un malore ieri, dopo che già domenica scorsa era stato portato in ospedale. Lui, ostinato, appena dimesso era tornato al sit-in ed ora è a casa a rimettersi in sesto. Lo sciopero della fame è solo la punta dell’iceberg di una situazione drammatica: quest’anno in Sicilia perderanno il posto 6.000 lavoratori, 1.700 nella sola Palermo. A questi vanno aggiunti i 7.700 insegnanti licenziati nel 2009, che si ritrovano adesso senza ammortizzatori sociali, ovvero la possibilità di entrare in graduatoria grazie alle «Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico». È il cosiddetto «decreto salvaprecari», il ministero dell’Istruzione fa sapere che ne sta elaborando uno anche per quest’anno. Il Miur, come il governo, parla di emergenze, va avanti per urgenze, senza un progetto che dia garanzie di continuità né a chi nella scuola ci lavora né a chi ci studia.
Sulla protesta dei precari siciliani il ministro Gelmini non ha speso neanche una parola intenta com’era a lodare il comportamento della Fiat di Marchionne.
«La legge 133 del 2008 – secondo il segretario della Flc Cgil di Palermo, Calogero Guzzetta – è la causa di tutti i mali». Non l’unica però, anche le sforbiciate di Tremonti hanno il loro peso: ammontano a circa 8 miliardi di euro i tagli nella scuola. «La scuola è comandata dal ministro dell’Economia» ironizza Silvia. Se la questione è nazionale, la regione Sicilia ha dei problemi peculiari. «Il presidente Lombardo ha appreso con stupore – dice Guzzetta – che la provincia di Milano ha il 99% di rientri a tempo pieno, mentre a Palermo non si arriva al 3%. Fin’ora non si era accorto – continua – della discriminazione nella ripartizione dei fondi e dei posti del personale fatta dal governo, di cui lui fa parte».
Oggi è in corso una protesta a piazza Politeama a Palermo mentre domani due precari saranno ricevuti dal ministero dell’Istruzione. Chiedono il ritiro dei tagli e il ripristino dell’organico. Sanno che non otterrano facilmente ciò che vogliono ma molti continuano a unirsi alla loro lotta: un nuovo presidio permanente è nato ieri a Benevento, di fronte alla scuola in disuso del capoluogo sannita. «Ci mobiliteremo, resisteremo e non molleremo», dice il vento del sud.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
link collegati:
La scuola col segno meno di Cinzia Gubbini
«Un incontro inutile». Questa la risposta lapidaria e amareggiata che da’ Silvia, precaria della scuola, quando le si chiede com’è andato l’incontro con il presidente della regione Sicilia, Raffaele Lombardo, che ieri mattina è andato a parlare con gli insegnanti precari in presidio permanente sotto i locali dell’ufficio scolastico provinciale di Palermo.
La protesta, iniziata il 13 agosto, non accenna a spegnersi anzi si radicalizza, tre insegnanti sono in sciopero della fame da più di una settimana. Un gesto estremo, «una forma di esasperazione,l’unico modo per farsi ascoltare dalle istituzioni – dice Silvia – quando ti licenziano le provi tutte, non hai molto da perdere».
Pietro Di Grusa (50 anni e collaboratore tecnico scolastico precario dal 1986) uno dei tre in sciopero della fame, è stato di nuovo colto da un malore ieri, dopo che già domenica scorsa era stato portato in ospedale. Lui, ostinato, appena dimesso era tornato al sit-in ed ora è a casa a rimettersi in sesto. Lo sciopero della fame è solo la punta dell’iceberg di una situazione drammatica: quest’anno in Sicilia perderanno il posto 6.000 lavoratori, 1.700 nella sola Palermo. A questi vanno aggiunti i 7.700 insegnanti licenziati nel 2009, che si ritrovano adesso senza ammortizzatori sociali, ovvero la possibilità di entrare in graduatoria grazie alle «Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico». È il cosiddetto «decreto salvaprecari», il ministero dell’Istruzione fa sapere che ne sta elaborando uno anche per quest’anno. Il Miur, come il governo, parla di emergenze, va avanti per urgenze, senza un progetto che dia garanzie di continuità né a chi nella scuola ci lavora né a chi ci studia.
Sulla protesta dei precari siciliani il ministro Gelmini non ha speso neanche una parola intenta com’era a lodare il comportamento della Fiat di Marchionne.
«La legge 133 del 2008 – secondo il segretario della Flc Cgil di Palermo, Calogero Guzzetta – è la causa di tutti i mali». Non l’unica però, anche le sforbiciate di Tremonti hanno il loro peso: ammontano a circa 8 miliardi di euro i tagli nella scuola. «La scuola è comandata dal ministro dell’Economia» ironizza Silvia. Se la questione è nazionale, la regione Sicilia ha dei problemi peculiari. «Il presidente Lombardo ha appreso con stupore – dice Guzzetta – che la provincia di Milano ha il 99% di rientri a tempo pieno, mentre a Palermo non si arriva al 3%. Fin’ora non si era accorto – continua – della discriminazione nella ripartizione dei fondi e dei posti del personale fatta dal governo, di cui lui fa parte».
Oggi è in corso una protesta a piazza Politeama a Palermo mentre domani due precari saranno ricevuti dal ministero dell’Istruzione. Chiedono il ritiro dei tagli e il ripristino dell’organico. Sanno che non otterrano facilmente ciò che vogliono ma molti continuano a unirsi alla loro lotta: un nuovo presidio permanente è nato ieri a Benevento, di fronte alla scuola in disuso del capoluogo sannita. «Ci mobiliteremo, resisteremo e non molleremo», dice il vento del sud.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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La scuola col segno meno di Cinzia Gubbini
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