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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 16 luglio 2010

INTERCETTAZIONI · Il relatore Onu sgridato da Frattini «Il vostro governo ascolti le critiche» di Andrea Fabozzi

Se l’avvocato guatemalteco Frank La Rue, relatore speciale delle Nazioni unite per la libertà di espressione, si è interessato alla legge sulle intercettazioni italiana facendo arrabbiare il ministro degli esteri Frattini e provocando un nuovo scontro tra Italia e Onu dopo quello sui respingimenti in mare, dev’essere stato per l’intervento della Federazione internazionale dei giornalisti. I rappresentanti di questo organismo, che ha sede a Bruxelles e in Italia ha rapporti con la Federazione nazionale della stampa,
qualche mese fa sono stati ricevuti a Ginevra nello studio del relatore speciale che, raggiunto al telefono a Città del Guatemala, non vuole rivelare di chi è stata la prima segnalazione ma spiega che rientra nel suo mandato ricevere richieste di intervento anche da singoli giornalisti.
Eppure Mr. La Rue, la sua dichiarazione di martedì non è rituale, neppure a lei è mai capitato di chiedere a un paese che si considera di democrazia matura di ritirare una legge. Aveva messo in conto le polemiche?
Come ho chiarito al governo italiano, non ho alcun interesse particolare per le vicende politiche dell’Italia. A me spetta concentrarmi sui diritti umani, è il mio mandato. So che l’Italia ha una lunga tradizione di rispetto dei diritti umani, ma ogni atto parlamentare è ovviamente commentabile da chiunque e ogni italiano ha il diritto di chiedere un parere tecnico da parte di un esperto sui contenuti di una legge.
La faccenda non è così neutra, lei sa che il governo italiano tiene particolarmente a questa legge?
Lo so e mi preoccupa il progressivo uso della legge penale per criminalizzare la libertà di espressione. Mi è capitato di dire, con riferimento ad altri paesi, che non si può criminalizzare la libertà di religione: non si possono fare leggi in favore o contro un particolare culto. Allo stesso modo devo ricordare all’Italia che i pubblici ufficiali non possono usare la legge penale per proteggersi dalle critiche. Questo è cruciale per la democrazia: la libertà di controllo e di critica. Far capire ai pubblici ufficiali che devono mantenersi trasparenti non è un problema solo italiano, certo, ma non è giusto proteggersi dietro lo schermo del diritto alla privacy o alla reputazione. Per me è più importante il diritto dei cittadini di conoscere.
Le è già capitato di esprimersi su una legge mentre il parlamento ne discuteva?
Certo, sono stato invitato a farlo. Durante l’ultimo consiglio generale dell’Onu me lo ha chiesto l’Algeria che sta discutendo una legge sull’informazione, dovrò andarci. Sono stato in Ecuador dove ho incontrato le massime autorità, sono stato in Argentina per esprimere un parere su una nuova legge peraltro ottima. È normale che sia così, per questo esistono i relatori speciali dell’Onu.
Prima di rendere pubbliche le sue critiche, aveva informato il governo italiano?
Si certo, ho mandato una comunicazione formale. La procedura è questa. Dopo la comunicazione ufficiale c’è la nota per la stampa che è quella diramata martedì dal mio ufficio a Ginevra.
Anche quella informalmente era stata fatta avere al governo italiano. Eppure il ministro Frattini si è detto sorprese e sconcertato, l’ha invitata a rispettare il parlamento italiano.
Dev’esserci uno sbaglio. È fuori discussione che ogni stato e ogni parlamento sono sovrani, ma le leggi devono essere compatibili con gli standard dei diritti umani accettati dagli stessi stati quando hanno firmato le convenzioni e le dichiarazioni universali. Ma poi scusi, stiamo parlando di un paese democratico come l’Italia, ma accettare il principio che non si devono giudicare le leggi significherebbe accettare il silenzio su paesi per niente democratici come la Birmania. Io non pretendo di avere tutte le soluzioni, ma penso che sia importante che i governi ascoltino il mio parere tecnico.
Lei si è occupato anche delle Maldive, dell’Uganda e del Venezuela, è la prima volta che riceve critiche formali da un governo?
Sì, l’Italia è stata la prima.
Lei sa che in Italia il presidente del Consiglio è proprietario della maggiore impresa editoriale del paese, una circostanza del genere rientra nelle sue valutazioni sulla libertà di espressione?
Conosco i fatti in termini generali ma al momento mi sono potuto esprimere solo su una legge. Devo dire che ho desiderio di conoscere la situazione complessiva del vostro paese riguardo alla libertà di espressione ma questo
può avvenire solo con una visita ufficiale. Fino a ieri avevamo un accordo con il ministero degli esteri sulla base di un invito ufficiale, mancava solo la data. Spero confermino l’invito.

Fonte intervista e vignetta 'Il Manifesto'


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