Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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giovedì 1 luglio 2010
LEGGE BAVAGLIO - LA NOSTRA TRINCEA di Norma Rangeri
Le manifestazioni di oggi, a piazza Navona e in altre città italiane, sono l’inizio. La battaglia sarà frontale, lunga, difficile. Per noi del manifesto più difficile, perché impegnati sul doppio fronte dei bavagli e dei tagli. Come tutti quelli che oggi scendono in piazza, siamo qui contro l’attacco berlusconiano ai giornali, contro una legge che nulla ha a che vedere con la difesa della privacy, contro l’estremo tentativo del presidente del consiglio di togliere ai magistrati un formidabile strumento di indagine verso la corruzione e la criminalità mafiosa. Ma seppure vincessimo alla fine questa sfida, il manifesto è tra quelle testate autonome (né editori, né partiti, né padrini) che rischierebbero di restare senza parole per i tagli alla legge sull’editoria. Un bavaglio definitivo, studiato con cura e nei minimi dettagli dal ministro Tremonti, per togliere di mezzo non le finte cooperative, nemmeno i giornali che ricevono fondi senza averne diritto, ma sparando nel mucchio, misurando l’entità dei contributi con le tirature e non con le vendite effettive. Sarà durissima.
Naturalmente anche per Berlusconi non sarà facile spuntarla. Deve contenere e controllare il malessere di un’opinione pubblica nauseata, compresi molti cittadini che lo hanno votato. Di fronte al tracimare di abusi di potere (caso Brancher), di accertate complicità mafiose (caso Dell’Utri), sente il cerchio stringersi attorno ai suoi uomini e sa che c’è un solo modo per resistere nel bunker di palazzo Chigi: coprire gli scandali, annullare i diritti sociali e diffondere, attraverso il suo minculpop (la televisione), un pervasivo intrattenimento.
Ma oggi per continuare nella strategia che gli ha consentito di prendere la guida del paese e di mantenerla, è costretto a spingere al massimo il degrado delle istituzioni, rischiando di spezzare la corda, in un corpo a corpo finale con il paese, in una battaglia che finirà senza prigionieri.
Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'
link collegati:
UNA BELLA RETATA di Norma Rangeri
Il diritto di sapere di Marco Travaglio
Ma ci siete o ci fate? di Marco Travaglio
LEGGE BAVAGLIO, una battaglia che vogliamo vincere di Roberto Natale
Naturalmente anche per Berlusconi non sarà facile spuntarla. Deve contenere e controllare il malessere di un’opinione pubblica nauseata, compresi molti cittadini che lo hanno votato. Di fronte al tracimare di abusi di potere (caso Brancher), di accertate complicità mafiose (caso Dell’Utri), sente il cerchio stringersi attorno ai suoi uomini e sa che c’è un solo modo per resistere nel bunker di palazzo Chigi: coprire gli scandali, annullare i diritti sociali e diffondere, attraverso il suo minculpop (la televisione), un pervasivo intrattenimento.
Ma oggi per continuare nella strategia che gli ha consentito di prendere la guida del paese e di mantenerla, è costretto a spingere al massimo il degrado delle istituzioni, rischiando di spezzare la corda, in un corpo a corpo finale con il paese, in una battaglia che finirà senza prigionieri.
Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'
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