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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 2 luglio 2010

I post-it dopo Silvio di Matteo Bartocci

Una bella piazza romana come quelle in tante altre città italiane si è ribellata a «tagli e bavagli» al sapere e all’informazione. Per una volta i numeri sui partecipanti contano nulla.
Fuori dal parlamento c’è un’opinione pubblica che reagisce ed è forte. Il ddl Alfano contro le intercettazioni è solo l’ultima di una collana di perle infinita, di leggi forti coi deboli e deboli coi forti. Dalle norme ad personam o pro aziendas ai periodici pacchetti sicurezza che hanno riempito le carceri come mai nella storia della Repubblica.
Una piazza che a differenza del passato ha trovato una sponda immediata e quanto mai autorevole nel capo dello stato. Che intervenendo da Malta sulla discussione delle leggi in parlamento ha implicitamente riconosciuto e interpretato - da una sponda super partes - il malessere profondo di cittadini e istituzioni.
Una piazza che consegna un messaggio chiaro alla destra tutta, da Fini a Bossi a Berlusconi: in democrazia ci sono soglie che non vanno oltrepassate. Ma che alla sinistra politica e sociale, all’opposizione, consegna più domande che risposte.
Una piazza che chiede una legalità senza troppi aggettivi, che identifica la Costituzione con brogliacci di intercettazioni e tabulati telefonici, che unisce in un corpo solo giornalisti di ogni tipo, magistrati e poliziotti come se fossero tutti dalla stessa parte, rischia di semplificare il campo in una direzione manichea non rassicurante.
Se al «pensiero unico» si contrappone il «dissenso unico» non fiorirà nessun giardino
dell’alternativa. La scossa è arrivata. Ma sui post-it gialli del dopo Berlusconi tocca scrivere parole non intercettabili dalla destra. Come dice Andrea Purgatori
aprendo la manifestazione dopo l’inno di Mameli, «ci troviamo a combattere la stessa battaglia da sponde diverse, la battaglia per la verità». La kermesse romana cresce lentamente, tanti politici poche star. Dario Fo ed Ennio Moricone via telefono. Fiorella Mannoia e Roberto Saviano dal palco. «Raccontare quello che sta accadendo diventa sempre più difficile e più necessario - racconta tra applausi scroscianti l’autore di Gomorra - questa legge non difende le telefonate tra fidanzati. Questa legge ha un unico scopo: impedire di conoscere quello che sta accadendo e che il potere possa essere raccontato. Vogliono difendere la politica dei malaffari».
In piazza tante bandiere: Cgil, Arci, Legambiente, Pd, Idv, Pdci, alamari viola, etc. E uno striscione: «Partigiani del terzo millennio». Franco Siddi, segretario della Fnsi, spiega che la battaglia dei giornalisti non finisce qui e non è iniziata qui. C’è stato il 3 ottobre a piazza del Popolo ma anche uno sciopero, il 30 giugno del
2007, contro il ddl Mastella all’epoca del governo Prodi. Ripete che la stampa è pronta alla «disobbedienza civile», che alle leggi ingiuste non si può obbedire. Che se non ci saranno modifiche profonde il minuto dopo il via libera delle camere Fnsi, sindacati e associazioni porteranno la legge alla Corte europea dei diritti umani.
In piazza in tanti hanno incollato sui vestiti estivi i post-it gialli come un simbolo contro la legge.
Rincuora, al di là del Mediterraneo, il fermo richiamo di Giorgio Napolitano a modificare la legge in parlamento. Un divieto ad andare avanti a strappi con pochi precedenti. Che ricolloca il capo dello stato come garante non partigiano (lui sì) degli equilibri istituzionali e democratici. Le polemiche dei mesi scorsi tra piazza e Colle sembrano distanti. Già il 3ottobre, all'indomani del via libera allo scudo fiscale il presidente aveva risposto duramente ai cittadini di Rionero in Vulture che gli chiedevano di non firmare: «Se mi dite non firmare, non significa niente, se non firmo oggi il parlamento rivota un’altra volta la stessa legge». E pochi mesi dopo, con un gesto senza precedenti, il Colle rispose via Internet alle tante lettere di protesta per la promulgazione del decreto salva-liste.
Stavolta il monito è preventivo, concentrarsi sulla crisi economica e sociale senza fughe in avanti. Da qualsiasi parte provengano. «La piazza ci racconta la storia di un successo, ha inciso sull'agenda politica», esulta il giurista ed ex garante della privacy Stefano Rodotà: «Il tempo della quiescenza dell'opinione pubblica è finito. Ci siamo riappropriati della Costituzione come strumento della libertà».


Fonte articolo 'Il Manifesto'


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