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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 21 gennaio 2011

Clamoroso: Ruby al Giornale di Marco Travaglio

(vignetta Mauro Biani)
Caro Cavaliere, non ci siamo. Quali Suoi fedeli consiglieri dell’ultim’ora, vorremmo metterla in guardia dagli spin doctor che lei si ostina a mandare in giro per giornali e tv. Abbiamo letto con sgomento la formazione-tipo dei signorini grandi firme convocati ad Arcore per organizzare “il contropiede micidiale”. Oltre appunto a Signorini, Mulè di Penorama, Sallusti del Geniale, Crippa di Mediaset, Currò di Fininvest, oltre ai figli meno dotati (Pier Silvio, Marina e Luigi). Un trust di cervelli mica da ridere. Un concentrato di neuroni da Accademia delle Scienze. Mancavano persino Fede, Vespa, Vinci, Mimun, Minzolingua, Belpietro e Rossella O’Hara, che è tutto dire. Risultato. Signorini, a Kalispèra, manda in onda l’ostensione di Ruby travestita da Maria Goretti che lacrima come una madonna di Civitavecchia, talmente fedele alla linea del “raccontare cazzate e passare per pazza” che sullo sfondo si sentono le risate dei cameramen. Libero, che bada al sodo, cioè alle vendite, spara venti pagine al giorno di verbali, salvo poi spiegare col povero Facci che c’è “il segreto istruttorio” (abolito nel 1989). Belpietro chiama B. “vecchio porco” e Feltri definisce le sue gesta “porcellate”, poi incita il Cainano al suicidio, cioè “ad andare subito alle elezioni” (magari a marzo, in contemporanea col rito immediato, mentre in tribunale sfilano le escort). Vespa ospita la Gelmini che giura come alle cene di Arcore si discuta “della salvezza dell’Alitalia” (le hostess stanno sotto coperta), tant’è che alla fine perfino l’insetto è costretto a prendere le distanze. A-lesso Vinci, a Matrix, è talmente prono a tutto da far infuriare financo un ragazzo bene educato come Severgnini. Menzognini, poveretto, pensa di far cosa gradita paragonando B. a Giovanni Leone, senz’accorgersi che il parallelo porta sfiga: Leone non era indagato eppure si dimise lo stesso. Il Tg5 ha la bella pensata di intervistare il medico personale del premier, Zangrillo, che giura: “Ho visitato personalmente il presidente e nulla ho riscontrato che potesse far pensare a una condotta di vita scellerata” (eloquenti le ragnatele nelle mutande). Altro che “contropiede micidiale”: un disastro mediatico senza precedenti. Completa l’opera lo Zio Tibia, ancora vedovo di Feltri e inconsolabile per aver scoperto che il Principale regala case, gioielli e migliaia di euro alla prima ragazzotta chiapputa, mentre a lui, che ogni giorno ci mette non le chiappe ma la faccia, non è mai toccato più di un paio di cravatte. Il fu Giornale sfodera gli assi dalla manica: “Smentito il teorema dei pm”. Da chi? Da Sabina Began, detta l’Ape Regina, che sostiene una tesi di tutto rispetto: “Bunga Bunga sono io”. E da Ruby, molto credibile anche lei: “Non mi ha mai toccata con un dito” (semmai con tutta la mano). Nell’editoriale Sallusti paragona B. non più a Kennedy (anche il lettore più ebete sa distinguere fra Marilyn Monroe e le gemelle De Vivo), ma a Clinton con la Lewinsky (che però, piccoli dettagli, non era minorenne e non veniva pagata). E svela che nel mirino non c’è solo il Capo, ma tutti “noi moderati e liberali” (compreso Einaudi). Segue commento di Francesco Forte, detto Mezzolitro: “La persecuzione al premier rallenta la giustizia penale” (non l’hanno avvertito che i processi a B. sono tutti sospesi da un anno). No, Cavaliere, con quest’Armata Brancaleone, con questo esercito di Franceschiello che non è ancora riuscito a trovarle uno straccio di fidanzata (pare siano in ballottaggio una russa e una bulgara, per dire), non si va da nessuna parte. S’impone un colpo di reni. Questa Ruby è una ragazza sveglia, e soprattutto buca lo schermo. E come parla bene. Frasi secche, slogan efficaci, quasi dannunziani: “Lei la pupilla io il culo”, “finché c’è lui si mangia”. E farci un pensierino per la direzione del Giornale? Ovvio che andrebbe sostituita per i bunga bunga e Sallusti non pare adatto alla parte. Ma con qualche cravatta in più e un filo di trucco e parrucco, ci si può provare.

fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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