
Sono tre notizie scelte a caso, altre se ne potrebbero scegliere, giusto per dire che ci sono cose di cui sarebbe bello sentire parlare nella prossima, e ormai pressoché certa, campagna elettorale, e di cui invece siamo rassegnati in partenza a non sentire parlare. Cose che darebbero il senso dell'idea di società che distingue le forze politiche in campo, del loro radicamento sul territorio, della loro idea della libertà e della legalità, della criminalità e dei diritti, dell'unità d'Italia, dello sviluppo, del federalismo eccetera eccetera.
Invece siamo allegramente avviati e avvitati in un gioco di formule in cui l'una vale l'altra purché faccia maggioranza, e in cui i colpi di scena sono direttamente proporzionali non più alla crisi ma all'assenza d'identità delle sigle politiche coinvolte.
L'ultima trovata, quella di Bocchino appunto, è campata in aria quanto altre, ma è felicemente spiazzante dell'idea che la rottura del fronte berlusconiano porti automaticamente acqua al mulino del centrosinistra o comunque di un fronte alternativo a Berlusconi: non è affatto detto, come si vede, e non solo perché il trasformismo ha cento vite, ma perché ha ragione Nicola Zingaretti quando dice che Fini lavora per sconfiggere il Pd meglio di Berlusconi e non per farci un'alleanza contro Berlusconi. E può trovare al centro molti compagni d'avventura per questa bisogna: le «conventio ad excludendum» in Italia funzionano sempre a senso unico.
Di più: nella proposta di Bocchino, il Pd diventa esplicitamente un oggetto di smembramento e conquista, da spaccare e in parte annettere al nuovo centro. E del resto, è a conquistare l'elettorato del Pd che punta altresì, da sinistra, la candidatura di Vendola alle primarie. E dunque, gira e rigira, la crisi del sistema politico porta sempre lì, all'identità e ai destini del principale partito della sinistra.
È sicuramente una buona notizia l'annuncio di Bersani della campagna d'autunno «porta a porta»: significa che le sirene del partito leggero, mediatico, leaderistico hanno smesso di suonare (e del resto suonano meno forte anche a destra, se anche Berlusconi si preoccupa di organizzare le sue squadre sul territorio).
Diventerà una notizia ottima se di porta in porta il Pd riuscirà anche a trasmettere un'idea di società: a dire come la pensa sulla libertà, la legalità, i diritti, la criminalità, il Nord e il Sud, gli operai cacciati dalla Fiat, i rapporti fra i sessi eccetera eccetera.
Il berlusconismo non è stato e non è solo un attacco al cuore della legalità costituzionale: è stato ed è un'idea di società. Senza un'idea diversa, radicalmente diversa, archiviarlo non sarà possibile.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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