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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 17 agosto 2010

Nessun futuro per una sinistra divisa di Gian Paolo Patta

Le conseguenze del voto alla Camera, che ha evidenziato come il governo Berlusconi sia in minoranza, saranno rilevanti non solo per la sorte del governo ma per tutto il quadro politico, comprese le singole forze politiche e le loro relazioni. La sola ipotesi di un nuovo soggetto politico di centro, che potrebbe nascere da un accordo tra Fini e Casini, già influenza gli schieramenti e le prospettive dello stesso Pd. Una parte del gruppo dirigente di questo partito propone che alle prossime elezioni, in permanenza di questa legge elettorale, allo schieramento berlusconiano venga contrapposto uno schieramento Pd-Casini-Fini. È una proposta, che abbia o meno successo è al momento secondario, non motivata da ragioni numeriche e che punta esplicitamente ad una definitiva trasformazione del Pd in un partito di centro.
Si tratta di un rilevante progetto politico che punta all’emarginazione di quanto resta di sinistra nello stesso Pd e delle formazioni di sinistra, attualmente extraparlamentari, che mantengono nel paese un elettorato tra il 5 e il 7%. È una proposta che brucia il tentativo di Vendola di riorganizzare verso sinistra il partito democratico. Anzi, è probabile che nel nuovo quadro politico che emerge dal voto della camera, le primarie vengano liquidate.
A Vendola verrebbe amancare lo strumento principale su cui ha fondato la propria iniziativa. Qualora invece si andasse alle elezioni dopo una nuova legge elettorale, cosa molto improbabile, che inevitabilmente facesse nascere un polo di centro, le conseguenze sul Pd e sulla sinistra sarebbero diverse solo sul piano organizzativo ma non su quello politico. Una legge maggiormente proporzionale potrebbe portare una parte delle forze costituenti il Pd a confluire nel nuovo polo di centro.
In tutti i casi l'evoluzione del quadro politico evolve verso una definitiva emarginazione della nostra frammentata sinistra, anche nel caso di una legge elettorale disegnata sul modello tedesco. A meno che la sinistra non raggiunga una dimensione impossibile da liquidare e senza il cui apporto sarebbe velleitaria qualsiasi ipotesi di vittoria su Berlusconi. Credo che Vendola, senza rinunciare alla battaglia nel centrosinistra che sta portando avanti, abbia l'onere, per il ruolo che si è conquistato sul campo, di avanzare una proposta che dia unità e quindi peso al complesso delle forze della sinistra. Al di là della forma che questa unità potrebbe assumere, credo che sarebbe un po' avventuroso scommettere tutto sul proprio ruolo personale e sul rapporto con i media. Corre il rischio di camminare sulle sabbie mobili scambiandole per un sostegno sicuro. Meglio, quando si scende in battaglia, contare sull'organizzazione delle proprie forze.
La Federazione della Sinistra ha assunto l’obiettivo dell’unità della sinistra nel proprio documento congressuale ed è quindi pronta a fare la propria parte; come pure, a fronte del grave pericolo per la stessa costituzione rappresentato da Berlusconi, ha deciso che farà la propria parte per garantire la nascita di un governo di salvaguardia costituzionale. Ci sono quindi i presupposti perché i due tronconi della sinistra, superando errori, settarismi e personalismi, tornino a parlarsi. Le forze che si apprestano al congresso fondativo della FdS, superando dolorose lacerazioni, danno prova concreta di credere nell’unità. Certo la forma federale ha dei grossi limiti, visibili quotidianamente nella difficoltà della FdS a diventare un soggetto politico vivo nel territorio, ma se la volontà unitaria è reale questi limiti saranno superabili soprattutto se scenderà in campo tutto il popolo della sinistra politica e sociale.
Credo che ricostruire una sinistra non marginale sia un dovere nei confronti innanzitutto, ma non solo, dei lavoratori che privi di rappresentanza politica stanno affrontando uno degli attacchi più duri mai subìti nella storia della Repubblica: divisione dei sindacati, attacco allo statuto dei lavoratori e al suo articolo 18, agli articoli sociali della costituzione compreso il diritto di sciopero (Pomigliano), destrutturazione dei contratti nazionali di lavoro. Il complessivo spostamento al centro del quadro politico e il permanere di una sinistra divisa e marginale impedirebbe persino l'organizzazione di una qualunque difesa. Lavoro - Solidarietà coord. FdS


Fonte articolo 'Il Manifesto'


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