Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 30 luglio 2010
Berlusconi caccia Fini di Antonio Padellaro
“Via dal partito, via dalla presidenza della Camera” Il capo annuncia la fine del Pdl con l’esclusione del co-fondatore. I finiani annunciano i loro gruppi. Vergogna Minzolini al Tg1
Nei fatti, la scissione del Pdl era già avvenuta da tempo. Forse già nella primavera di due anni fa quando dopo il famoso discorso del Predellino, Gianfranco Fini liquidò sprezzantemente la trovata di Berlusconi come “comica finale”. Poi, l’implosione del governo Prodi convinse l’ex delfino di Almirante a farsi, da un giorno all’altro, co-fondatore di un partito in cui non credeva, nato come cartello elettorale per fare il pieno dei voti abbandonati dal centrosinistra. L’idea del Pdl sarà stata pure una “comica” ma non si può dire che Fini e i suoi non si siano divertiti. La presidenza della Camera per il leader e la sfilza di poltrone ministeriali, di potere e sottopotere per i suoi uomini, nella mentalità padronale di B. avrebbero dovuto appagare gli ex An e renderli riconoscenti e mansueti. Per i vari La Russa, Gasparri e Matteoli è stato così. Non per Fini che non ha la vocazione del maggiordomo e le cui ambizioni, a torto o a ragione, vanno oltre il ruolo di eterno secondo. Nel momento in cui ha cominciato a polemizzare con il numero uno (anche per ragioni personali: vedi gli attacchi de Il Giornale di Feltri), il co-fondatore non poteva non immaginare quale sarebbe stato l’epilogo della vicenda. Come poteva pensare che Berlusconi avrebbe accettato un dissenso, non certo piccolo, nel partito da lui creato (e pagato) a sua immagine e somiglianza? La rottura dunque era inevitabile anche se la durezza dello scontro è tale da mandare in frantumi maggioranza, governo e legislatura. Fini, sfiduciato anche come presidente della Camera, dovrà ora giocare tutte le carte che ha formando il suo partito e cercando tutte le alleanze che può. Pena la sua scomparsa politica.
Il documento del Pdl che epura i finiani
Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
link collegati:
Probovirus di Marco Travaglio
Vomito ergo sum di Marco Travaglio
Nei fatti, la scissione del Pdl era già avvenuta da tempo. Forse già nella primavera di due anni fa quando dopo il famoso discorso del Predellino, Gianfranco Fini liquidò sprezzantemente la trovata di Berlusconi come “comica finale”. Poi, l’implosione del governo Prodi convinse l’ex delfino di Almirante a farsi, da un giorno all’altro, co-fondatore di un partito in cui non credeva, nato come cartello elettorale per fare il pieno dei voti abbandonati dal centrosinistra. L’idea del Pdl sarà stata pure una “comica” ma non si può dire che Fini e i suoi non si siano divertiti. La presidenza della Camera per il leader e la sfilza di poltrone ministeriali, di potere e sottopotere per i suoi uomini, nella mentalità padronale di B. avrebbero dovuto appagare gli ex An e renderli riconoscenti e mansueti. Per i vari La Russa, Gasparri e Matteoli è stato così. Non per Fini che non ha la vocazione del maggiordomo e le cui ambizioni, a torto o a ragione, vanno oltre il ruolo di eterno secondo. Nel momento in cui ha cominciato a polemizzare con il numero uno (anche per ragioni personali: vedi gli attacchi de Il Giornale di Feltri), il co-fondatore non poteva non immaginare quale sarebbe stato l’epilogo della vicenda. Come poteva pensare che Berlusconi avrebbe accettato un dissenso, non certo piccolo, nel partito da lui creato (e pagato) a sua immagine e somiglianza? La rottura dunque era inevitabile anche se la durezza dello scontro è tale da mandare in frantumi maggioranza, governo e legislatura. Fini, sfiduciato anche come presidente della Camera, dovrà ora giocare tutte le carte che ha formando il suo partito e cercando tutte le alleanze che può. Pena la sua scomparsa politica.
Il documento del Pdl che epura i finiani
Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'
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Probovirus di Marco Travaglio
Vomito ergo sum di Marco Travaglio
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berlusconi ha fatto bene.....io avrei cacciato quel giuda molto prima!!!!!
RispondiEliminasimona santi da verona
Finalmente ho capito cosa è il conflitto di interessi, è stato necessario un esempio semplice, preciso ed emblematico: – un subalterno di sua maestà ha osato non osservare alla lettera i desideri di colui che impone le sue disposizioni, pena l’uso indiscriminato dei suoi potenti mezzi? – ebbene, i Giornali “di famiglia” – le “televisioni” e quanto altri i mezzi di diffusione egli possiede, puntano il tiro sul mal capitato che ha osato parlare senza consenso – a cuccia o ti caccio! – ma, se questi mezzi sono usati senza intelligenza, rischiano di essere compresi anche dai più “distratti”, ed ecco che un cannone viene puntato contro una mosca! – al di la del merito della questione, un appartamentino a Montecarlo, scoperto da un esercito di subalterni e di ruffiani ben stipendiati indicano un appartamentino che tenevano da troppo tempo nel cassetto, si tratta dello stesso esercito che occulta con gli stessi mezzi ricchezze comparse da un cilindro, che annoiano ormai anche i bambini più intelligenti!
RispondiEliminaFRANCESCO BUFFA DESIGNER