Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
La tua opinione é importante, esprimila, lascia un commento ai post.
Prego gentilmente tutti quelli che postano la loro opinione scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmare il proprio commento. grazie. ros
lunedì 10 maggio 2010
"Nu' pernacchio!" di Guido Paniccia
(vignetta tratta da 'Il Fatto Quotidiano')
Nu' Pernacchio!, così don Ersilio Speranza, 'o professore, che vendeva saggezza, consiglia i suoi concittadini che gli cercano la soluzione alla prepotenza dello spocchioso nobile del vicolo. Ma andiamo per ordine. L'episodio che fa parte del bellissimo film di Vittorio De Sica, l'Oro di Napoli girato nel 1956, nello scenario autentico e magico dei vicoli napoletani, mette in scena fatti del quotidiano vissuto della colorita città partenopea. Ogni episodio è interpretato da grandi attori, molti napoletani, tra cui il grande Totò che, nell'episodio del guappo apre la saga dei fatti raccontati dal grande De Sica. Il pernacchio è l'ultimo episodio del film, ed 'o professore è il grandissimo Eduardo, professore di saggezza, materia in cui i grandi napoletani eccellono da sempre, che trova un rimedio all'arroganza dell'anziano duca, ogni volta che questi esce dal palazzo con la macchina, rallentato nel suo incedere dalla piccola folla che vive in parte occupando il vicolo. La storia si sa è piena di duchi altezzosi e prepotenti, come pure di poveri diavoli che, loro malgrado, sono costretti dal loro essere poveri ed indigenti, ad occupare, i vicoli, le abitazioni e quant'altro. Ma il pernacchio che consiglia don Ersilio, non può e non deve essere un pernacchio qualsiasi, un rumore involgarito dalle frequenze dissonanti e sgarbate delle bocche protese nello scherno legittimo e sacrosanto, senza però essere offensivo. Niente affatto. Deve andare oltre, impegnando ilcuore e il petto di coloro che lo proferiranno al passaggio del nobil uomo, per dirgli, in sostanza il suo essere "...la schifezza, da' schifezza, da' schifezza, da' schifezzaaaa...'e 'll'uommene!!!". Questa azione dovranno ripeterla almeno due volte al giorno, come un medicinale in sostanza, e comunque ogni volta che il tizio passi per il vicolo, con la sua automobile ingombrante e l'atteggiamento di chi è superiore. Ora di gente che ogni giorno non perde occasione per farci pesare la propria importante arroganza ce ne è a iosa, basti pensare alla classe politica tutta, ed in particolare a quelle persone che, ahinoi ci governano da tempo. Gli ultimi stracci nostrani poi, ci dicono molto su la maleducazione condita di supponenza dei politici. Un ministro della repubblica che, in maniera questa sì che spocchiosa, convoca una conferenza stampa, ma non permette ai presenti di fare domande, dichiarando senza batter ciglio che ora anche lui, guarda un po', ha il sospetto di vivere in una casa forse pagata da altri, dando mandato ai suoi legali , se così effettivamente risultasse, di annullare l'atto di compravendita restituendo il denaro. Ecco in casi come questo don Ersilio probabilmente non si fermerebbe al classico pernacchio riservato al duca Alfonso di S.Agata dei Fornari, ma farebbe credo di più. Fosse altro perché lì, il potente altezzoso è uno, qui sono tanti e quello che è peggio, senza soluzione di continuità. È il sistema tutto che vive sulla tracotanza ostentata di chi si sente importante. Lo possiamo cogliere in ogni dove, dalla frase ormai desueta lei non sa chi sono io!, ai piccoli grandi effetti che la politica ed i suoi rappresentati esercitano senza ritegno già nel lessico e peggio, negli atteggiamenti. Questa nuova Tangentopoli, perché di questo ormai si parla, dimostra senza ombra di dubbio alcuno, la sdegnosità per nulla celata dei potenti di turno nel compiere azioni al limite ed oltre del codice penale, nella convinzione che comunque la passeranno liscia. Non solo, ma oggi sembra che al posto dei partiti si sia sostituito direttamente l'interesse del singolo, a differenza dei fatti per alcuni aspetti tragicomici venuti alla luce dal Pio Albergo Trivulso* nel lontano 1992. Solo così si possono leggere certi fatti che da tempo costituiscono l'agenda dell'attività politica , tutta permeata di quell'anomalia italica del conflitto d'interessi, all'ombra del quale sono fioriti i vari conflitti in maniera direttamente proporzionale agli interessi, gioco di parole neanche tanto cercato. Piuttosto possiamo notare come, nella scansione filmica ci sia una chiara consapevolezza delle persone che non vogliono sottostare impassibili alle angherie del notabile, rivolgendosi al saggio, interpellato per altro anche per motivi diversi, la prova, la grande prova che non ha dato Nunziatina, la prece da porre sull'immagine della Madonna del Carmine, un prezioso cammeo con Tina Pica, il senso comune e collettivo ["...che vuol dire di tutti!] della piccola comunità nel ribellarsi all'anziano duca, ma più ai suoi modi altezzosi ed indisponenti. Qui invece di senso comune alla ribellione se ne vede ben poco, in uno stato emotivo come anestetizzato ed incapace anche solo di indignarsi. Forse in altri luoghi si chiamerebbe a raccolta la gente, si organizzerebbero comitati spontanei, si protesterebbe civilmente ma in modo fermo e deciso. Intanto sarebbe già molto se riscoprissimo la cultura dei pernacchi, se tutti coloro che sono contro a questo stato di inebetimento generale, si sentissero un po' don Ersilio, ma anche Vincenzo, Alfredo, Gennarino....per non dovere essere costretti ad andare a mangiare per forza ..da a' zi' Teresa!. Che poi ha pensarci bene, lì il nome del potente poteva risultare difficile a ricordarsi, pieno di titoli come i nomi dei nobil uomini spesso sono, qui sarebbe più semplice, sarebbero solo molti i nomi da ricordare!
*le cose tragiche possiedono spesso al loro interno degli spunti di comicità senza eguali. Pio Albergo...che suona comico vista la storia, un po' come l'ex ministro De Lorenzo che, sottrattosi agli arresti domiciliari qui a Roma, fu beccato da alcuni reporter a cena in un noto ristorante romano..."i 3 ladroni". Guido.
ps.questi sono, piuttosto indegnamente, i miei di pernacchi.
articoli correlati:
“Troppi affari con i soldi pubblici” , intervista a Fabrizio Gatti di Luca De Carolis
Dimissioni di governo di Andrea Fabozzi
Caro ministro, non si dimetta di Alessandro Robecchi
Nu' Pernacchio!, così don Ersilio Speranza, 'o professore, che vendeva saggezza, consiglia i suoi concittadini che gli cercano la soluzione alla prepotenza dello spocchioso nobile del vicolo. Ma andiamo per ordine. L'episodio che fa parte del bellissimo film di Vittorio De Sica, l'Oro di Napoli girato nel 1956, nello scenario autentico e magico dei vicoli napoletani, mette in scena fatti del quotidiano vissuto della colorita città partenopea. Ogni episodio è interpretato da grandi attori, molti napoletani, tra cui il grande Totò che, nell'episodio del guappo apre la saga dei fatti raccontati dal grande De Sica. Il pernacchio è l'ultimo episodio del film, ed 'o professore è il grandissimo Eduardo, professore di saggezza, materia in cui i grandi napoletani eccellono da sempre, che trova un rimedio all'arroganza dell'anziano duca, ogni volta che questi esce dal palazzo con la macchina, rallentato nel suo incedere dalla piccola folla che vive in parte occupando il vicolo. La storia si sa è piena di duchi altezzosi e prepotenti, come pure di poveri diavoli che, loro malgrado, sono costretti dal loro essere poveri ed indigenti, ad occupare, i vicoli, le abitazioni e quant'altro. Ma il pernacchio che consiglia don Ersilio, non può e non deve essere un pernacchio qualsiasi, un rumore involgarito dalle frequenze dissonanti e sgarbate delle bocche protese nello scherno legittimo e sacrosanto, senza però essere offensivo. Niente affatto. Deve andare oltre, impegnando ilcuore e il petto di coloro che lo proferiranno al passaggio del nobil uomo, per dirgli, in sostanza il suo essere "...la schifezza, da' schifezza, da' schifezza, da' schifezzaaaa...'e 'll'uommene!!!". Questa azione dovranno ripeterla almeno due volte al giorno, come un medicinale in sostanza, e comunque ogni volta che il tizio passi per il vicolo, con la sua automobile ingombrante e l'atteggiamento di chi è superiore. Ora di gente che ogni giorno non perde occasione per farci pesare la propria importante arroganza ce ne è a iosa, basti pensare alla classe politica tutta, ed in particolare a quelle persone che, ahinoi ci governano da tempo. Gli ultimi stracci nostrani poi, ci dicono molto su la maleducazione condita di supponenza dei politici. Un ministro della repubblica che, in maniera questa sì che spocchiosa, convoca una conferenza stampa, ma non permette ai presenti di fare domande, dichiarando senza batter ciglio che ora anche lui, guarda un po', ha il sospetto di vivere in una casa forse pagata da altri, dando mandato ai suoi legali , se così effettivamente risultasse, di annullare l'atto di compravendita restituendo il denaro. Ecco in casi come questo don Ersilio probabilmente non si fermerebbe al classico pernacchio riservato al duca Alfonso di S.Agata dei Fornari, ma farebbe credo di più. Fosse altro perché lì, il potente altezzoso è uno, qui sono tanti e quello che è peggio, senza soluzione di continuità. È il sistema tutto che vive sulla tracotanza ostentata di chi si sente importante. Lo possiamo cogliere in ogni dove, dalla frase ormai desueta lei non sa chi sono io!, ai piccoli grandi effetti che la politica ed i suoi rappresentati esercitano senza ritegno già nel lessico e peggio, negli atteggiamenti. Questa nuova Tangentopoli, perché di questo ormai si parla, dimostra senza ombra di dubbio alcuno, la sdegnosità per nulla celata dei potenti di turno nel compiere azioni al limite ed oltre del codice penale, nella convinzione che comunque la passeranno liscia. Non solo, ma oggi sembra che al posto dei partiti si sia sostituito direttamente l'interesse del singolo, a differenza dei fatti per alcuni aspetti tragicomici venuti alla luce dal Pio Albergo Trivulso* nel lontano 1992. Solo così si possono leggere certi fatti che da tempo costituiscono l'agenda dell'attività politica , tutta permeata di quell'anomalia italica del conflitto d'interessi, all'ombra del quale sono fioriti i vari conflitti in maniera direttamente proporzionale agli interessi, gioco di parole neanche tanto cercato. Piuttosto possiamo notare come, nella scansione filmica ci sia una chiara consapevolezza delle persone che non vogliono sottostare impassibili alle angherie del notabile, rivolgendosi al saggio, interpellato per altro anche per motivi diversi, la prova, la grande prova che non ha dato Nunziatina, la prece da porre sull'immagine della Madonna del Carmine, un prezioso cammeo con Tina Pica, il senso comune e collettivo ["...che vuol dire di tutti!] della piccola comunità nel ribellarsi all'anziano duca, ma più ai suoi modi altezzosi ed indisponenti. Qui invece di senso comune alla ribellione se ne vede ben poco, in uno stato emotivo come anestetizzato ed incapace anche solo di indignarsi. Forse in altri luoghi si chiamerebbe a raccolta la gente, si organizzerebbero comitati spontanei, si protesterebbe civilmente ma in modo fermo e deciso. Intanto sarebbe già molto se riscoprissimo la cultura dei pernacchi, se tutti coloro che sono contro a questo stato di inebetimento generale, si sentissero un po' don Ersilio, ma anche Vincenzo, Alfredo, Gennarino....per non dovere essere costretti ad andare a mangiare per forza ..da a' zi' Teresa!. Che poi ha pensarci bene, lì il nome del potente poteva risultare difficile a ricordarsi, pieno di titoli come i nomi dei nobil uomini spesso sono, qui sarebbe più semplice, sarebbero solo molti i nomi da ricordare!
*le cose tragiche possiedono spesso al loro interno degli spunti di comicità senza eguali. Pio Albergo...che suona comico vista la storia, un po' come l'ex ministro De Lorenzo che, sottrattosi agli arresti domiciliari qui a Roma, fu beccato da alcuni reporter a cena in un noto ristorante romano..."i 3 ladroni". Guido.
ps.questi sono, piuttosto indegnamente, i miei di pernacchi.
articoli correlati:
“Troppi affari con i soldi pubblici” , intervista a Fabrizio Gatti di Luca De Carolis
Dimissioni di governo di Andrea Fabozzi
Caro ministro, non si dimetta di Alessandro Robecchi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento