
Anche il governo britannico nuovo di zecca ha ben poco da festeggiare, si avvia infatti verso un periodo di grande impopolarità. Mervyn King, il governatore della banca d’Inghilterra ha addirittura predetto che alla fine di questa legislatura il partito al governo verrà scacciato e non tornerà al potere per un’intera generazione. È già successo con i laburisti nel 1974.
Con il deficit di bilancio più alto d’Europa (12.7%), un sistema bancario che negli ultimi due anni ha assorbito l’equivalente del 400% del Pil ed un debito pubblico pari al 72.9% del Pil, Il Regno Unito è la nazione con il più alto tasso d’indebitamento pubblico rispetto alla ricchezza nazionale in tutta l’Unione Europea. Londra, non Madrid o Roma, sembra candidata a diventare il prossimo “malato d’Europa”.
A detta degli esperti le possibili riforme “impopolari” dovranno includere una riduzione dei salari pubblici del 15%, come è già successo in Irlanda; quella del 10% degli assegni familiari; aumento dell’età pensionabile a 67 anni, come farà la Grecia e aliquote fiscali maggiorate di almeno il 5%. I Conservatori, che con molta probabilità piloteranno l’economia, hanno promesso molto meno: congelamento dei salari pubblici per 12 mesi e aumento di appena un anno dell’età pensionabile entro il 2016. I mercati che fino ad oggi hanno concesso a questo paese il beneficio del dubbio, aspettando in finestra i risultati elettorali, non si accontenteranno di queste blande misure; come per la Grecia chiederanno il sangue del settore pubblico ed il primo sui cui si abbatterà la scure dell’austerità sarà proprio il terziario i cui lavoratori sono “garantiti” rispetto a quelli del settore privato. Saranno dunque i mercati a governare il regno di sua Maestà, come sembrano essere i mercati a dettare le politiche economiche dell’Unione Europea e lo faranno attraverso l’interposta persona del primo ministro, chiunque egli sia.
Vittoria di Pirro anche per l’Unione Europea che si decide a salvare la Grecia in extremis ma rischia di non salvare se stessa dalla sfiducia dei mercati, tra l’altro meritata a giudicare dall’inazione durata due mesi riguardo alla crisi greca. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha poco da rallegrarsi, sembra infatti che la sua abilità sia entrare in scena quando ormai le speranze di salvezza economica sono poche e le cancella una dopo l’altra.
Per i pronipoti di Pirro si profilano all’orizzonte tempi sempre più duri.
Fonte articolo 'Il Caffé'
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