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sabato 17 aprile 2010
Confini di Marco Travaglio
Pur nella sfiga generale, gli elettori di centrodestra sono un filo meno sfigati di quelli di centrosinistra. Chi ama Berlusconi se lo tiene. Chi non lo ama vota Bossi. Chi non ama né Berlusconi né Bossi spera in Fini. Chi non ama né Berlusconi, né Bossi, né Fini, spera in Casini. In mancanza di un’alternativa credibile, il centrodestra s’è dato una struttura che contiene in sé un’ampia gamma di opzioni possibili: quella plebiscitaria, quella federal-separatista-xenofoba, quella nazional-repubblicana, quella gatto anzi cattopardesca. Dall’altra parte invece soltanto un campo di Agramante dove, per non scontentare nessuna identità, non c’è più alcuna identità. A parte quella di Di Pietro, che però stenta a uscire dall’orticello dell’Idv per parlare a tutto il centrosinistra. Tant’è che molti, nel centrosinistra, si son ridotti a sperare in Fini. Il quale, intendiamoci, è e resta una speranza. Per diventare o ridiventare una democrazia, l’Italia ha bisogno come del pane di un centrodestra normale, che faccia politica e non affari o reati, e Fini gli somiglia parecchio. Chissà che, mollando gli ormeggi da Arcore, non aiuti la nascita di un centrosinistra normale. Senza più Berlusconi a tenerlo in vita artificialmente, quel carrello di bolliti che è il Politburo del Pd potrebbe finalmente estinguersi e fare spazio a qualcosa di meno fossile. Hanno però ragione Flores d’Arcais e Galli della Loggia quando imputano a Fini di non aver ancora esplicitato chiaramente in che cosa consiste la sua Destra. Col rischio di prestare il fianco ai manganelli mediatici del Caimano, già da mesi impegnati a dipingerlo come un traditore succube delle “sinistre” e animato da sete di potere. Si tratta di calunnie, ovvio, ma nel regime mediatico non conta ciò che è vero. Conta ciò che “passa” dai media all’opinione pubblica. E i media sappiamo in che mani sono. Finora Fini s’è smarcato da Berlusconi su questioni cruciali e sacrosante, ma poco sentite dagli elettori di destra: fecondazione assistita, diritti degli immigrati e dei “diversi”, laicità, difesa delle istituzioni e della Costituzione. Sulle due ragioni sociali della politica berlusconiana – guerra alla libera informazione e alla magistratura indipendente – ha detto cose giuste, ma troppo balbettate. Soprattutto in occasione delle leggi vergogna, contestate a mezza bocca ma poi sempre votate. Sappiamo bene che non dipende da questioni ideali o programmatiche la fuga di molti (ex?) finiani da Fini nel momento del divorzio da B.: chi sta col padrone d’Italia ha soldi facili, poltrone a volontà, comparsate televisive e soffietti sulla stampa amica (cioè quasi tutta). Ma se Fini uscisse allo scoperto sventolando le bandiere della libera informazione e della legalità contro mafie, corruzione ed evasione fiscale potrebbe attrarre, o almeno far riflettere, molti elettori di centrodestra e, di riflesso, molti eletti. Le questioni sono caldissime. La critica ai cordoni stretti di Tremonti sarebbe più efficace se unita a un grande piano contro corrotti ed evasori, che consentirebbe di recuperare enormi risorse da destinare alle vittime della crisi (chi ha perso il lavoro e chi paga troppe tasse al posto di chi non le paga). Un codice etico per i partiti e i politici, che faccia finalmente piazza pulita dei condannati e dei compromessi (ieri il pg di Palermo ha chiesto 11 anni di carcere in appello contro Dell’Utri per mafia), rinverdirebbe la nobile tradizione della destra legalitaria in cui si riconobbero, in anni lontani, Ambrosoli e Borsellino. L’altro giorno Fini ha chiamato Gino Strada per parlare dei tre volontari arrestati-rapiti dalla polizia segreta di Kabul. La difesa dei “nostri ragazzi” impegnati sui fronti di guerra non può limitarsi al saluto militare. Visto che il governo traccheggia, il presidente della Camera potrebbe raccogliere l’idea semplice e chiara di Di Pietro: o il presidente fantoccio di Karzai ci restituisce subito i nostri connazionali, oppure le nostre truppe lasciano l’Afghanistan. L’orgoglio nazionale si difende anche così. Da destra.
Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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Differenza tra America e Italia:la prima beccò AL CAPONE sulle tasse,i giudici italiani gli trovano i cavilli per prescriverlo..eppure di innocenti ne hanno condannato tanti...il berlusca potevano condannarlo a occhi chiusi.....quello che ci manca oggi è un S A N D R O P E R T I N I l'avrebbe sicuramente preso a calci nel sedere......saluti .VINCENZO/TA
RispondiEliminaNrl PD se non cacciano D'Alema e tutti i suoi più fidati allievi, non voterò più per il PD, da vecchio comunista mi vergogno di questa slasse politica, rimarro fedele solo nella mia regione che non voglio venga venduta alla lega o a berlusconi, ma alle politiche non andrò a votare
RispondiEliminadispiace anche a me dover votare questa classe dirigente del centrosinistra priva di qualunque incisivita' e peso politico
RispondiEliminama devo votarla perche' non ne posso piu' di vedermi governato da questa massa di cialtroni arroganti che pensano solo ad esaudire gli interessi del loro capo,traendone loro stessi dei vantaggi(la poltrona).
MI auguro che nel centrosinistra ci sia un ricambio generazionale e che i nuovi LIDER sappiano parlare alla gente con semplicita' ed umilta',in modo da attrarre tutti quegli elettori
stufi, ed anche quelli delle nuove generazioni.
processi a Berlusconi: sono talmente tanti che e' impossibile non pensare che si tratta di persecuzione politica. Quando sento qualcuno dire che ha fiducia nella magistratura, mi chiedo se' e' incosciente o che altro.
RispondiEliminacome quando, vai nei supermercati, e, vedi subito le cose più inutili, e le compri anche se non ti servono, disdegnando le cose più utili e, che ti servono, i giornalisti fanno così, cioè se uno dice, IL PD, è PERDENTE, ETC.ETC. fanno credere che così è, ma io, al pd ci credo, e, nessuno, che continui a buttarlo giù continuamente, a denigrarlo continuamente, avrà un ascolto da me, perchè io compro solo quello che mi serve, non quel fumo, senza arrosto, che continuano a buttarmi negli occhi.
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