Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 17 agosto 2011
Ritassare lo scudo fiscale. L’idea per fare cassa lanciata un anno fa piace a sinistra di Gianni Barbacetto
(vignetta Marilena Nardi-Il Fatto-17.08.11)
“Ritassare quelli dello scudo fiscale”: la proposta che ora torna a circolare fu lanciata per la prima volta sul Fatto quotidiano più d’un anno fa, nel maggio 2010, da Peter Gomez. “Si può evitare di andare a colpire ancora una volta quelli che il loro dovere col fisco lo hanno sempre fatto? Sì, si può. L’alternativa esiste. Ed è il contributo di solidarietà. Un contributo da richiedere ai più ricchi (e spesso più furbi) che nel giro di poche settimane permetterebbe all’erario” di incassare circa 5 miliardi. In concreto: “Perché dunque non rivolgersi a chi ha scudato i propri capitali chiedendo loro di versare un altro 5 per cento?”.
Il giorno dopo, sempre sul Fatto, Marco Travaglio precisò l’idea, articolandola in tre punti e raddoppiando l’aliquota .
“1. Ritassare quelli dello scudo fiscale di un altro 10 per cento, misura che produrrebbe immediatamente 10 miliardi di gettito;
2. Istituire una cauzione sulle impugnazioni (al riesame, in appello o in cassazione, una somma da lasciare allo Stato se il ricorso si rivela infondato);
3. Assicurarsi che gli evasori finiscano, quando è il caso, in manette, eliminando le soglia di non punibilità per i reati di evasione fiscale con un raddoppio delle pene”.(leggi l'articolo)
Subito, nel maggio dello scorso anno, l’idea di “ritassare quelli dello scudo fiscale” lanciata su queste pagine raccolse i consensi di Guglielmo Epifani, della Cgil, di Massimo Donadi dell’Italia dei valori. La commentò positivamente anche il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina. Già Peter Gomez rispondeva su queste colonne ai primi dubbi: “Conosciamo le obiezioni. Ma come? La legge lo impedisce: lo Stato si è impegnato in un condono tombale, come può dopo soli pochi mesi rimangiarsi la parola? Semplice, lo fa. Esattamente come lo farà con gli insegnanti, i dipendenti pubblici, gli enti locali e tutti coloro i quali fino a ieri pensavano di aver maturato dei diritti che invece oggi, per far fronte alla crisi, verranno loro negati”.
Del resto, “chi vota senza pagare le tasse decide come lo Stato userà i soldi delle tasse pagate dagli altri”, ricordava il Fatto. Per questo, la tassazione straordinaria dovrebbe andare di pari passo con una riforma che tagli davvero le unghie all’evasione fiscale: “Non occorre molta fantasia sulle nuove regole da approvare subito: ripristinare il falso in bilancio come reato perseguibile d’ufficio; riformare i reati fiscali e la normativa anti-riciclaggio; inserire l’autoriciclaggio; e ammodernare il sistema fiscale, a partire da commissioni tributarie che funzionano poco e male”. Erano queste le proposte avanzate già nel settembre 2009, al Festival del diritto di Piacenza, da Francesco Greco, procuratore aggiunto e coordinatore del pool sulla criminalità economica e finanziaria presso la Procura di Milano.
Greco può essere considerato anche il padre dell’idea di ritassare gli evasori dello scudo. “Siamo un Paese offshore”, va ripetendo da anni in convegni e seminari. “Rispetto agli altri, noi abbiamo alcune peculiarità”, spiegava proprio a Piacenza. “Quale altro Paese assicura l’impunità fiscale che l’Italia garantisce agli evasori? Quale altro Paese in Europa ha un sistema bancario meno trasparente del nostro? Se apro un conto in Svizzera o nel Liechtenstein, sono obbligato a indicarne il beneficiario economico; in Italia no, posso aprire un conto con una società offshore, nominare un procuratore svizzero e nessuno mi verrà mai a chiedere chi è l’effettivo proprietario di quel conto. Siamo l’unico grande Paese d’Europa che non ha ancora adottato una normativa contro l’autoriciclaggio. In più abbiamo sostanzialmente depenalizzato il falso in bilancio e smantellato l’intero comparto dei reati societari, che ora sono perseguibili solo a querela. All’origine delle crisi finanziarie ci sono anche i fattori criminali: l’economia fuori bilancio, tutta spostata alle Cayman e dintorni”.
Ma è legittimo tornare a scoperchiare le tranquillità “tombali” degli evasori che con lo scudo pensano di essersi messo il cuore in pace per sempre? Sì, secondo Greco, perché oggi non si metterebbe in discussione l’esenzione penale, ma si chiederebbe solamente un nuovo contributo di solidarietà, come lo si chiede a tanti altri cittadini. Si verrebbe meno a una promessa fatta dallo Stato? No, e comunque non sarebbe diverso che per un Tfr sospeso o una pensione bloccata. E, nel caso dei soldi “scudati”, lo si farebbe su un “montepremi” di 100 miliardi di euro che restano pur sempre soldi illeciti.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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“Ritassare quelli dello scudo fiscale”: la proposta che ora torna a circolare fu lanciata per la prima volta sul Fatto quotidiano più d’un anno fa, nel maggio 2010, da Peter Gomez. “Si può evitare di andare a colpire ancora una volta quelli che il loro dovere col fisco lo hanno sempre fatto? Sì, si può. L’alternativa esiste. Ed è il contributo di solidarietà. Un contributo da richiedere ai più ricchi (e spesso più furbi) che nel giro di poche settimane permetterebbe all’erario” di incassare circa 5 miliardi. In concreto: “Perché dunque non rivolgersi a chi ha scudato i propri capitali chiedendo loro di versare un altro 5 per cento?”.
Il giorno dopo, sempre sul Fatto, Marco Travaglio precisò l’idea, articolandola in tre punti e raddoppiando l’aliquota .
“1. Ritassare quelli dello scudo fiscale di un altro 10 per cento, misura che produrrebbe immediatamente 10 miliardi di gettito;
2. Istituire una cauzione sulle impugnazioni (al riesame, in appello o in cassazione, una somma da lasciare allo Stato se il ricorso si rivela infondato);
3. Assicurarsi che gli evasori finiscano, quando è il caso, in manette, eliminando le soglia di non punibilità per i reati di evasione fiscale con un raddoppio delle pene”.(leggi l'articolo)
Subito, nel maggio dello scorso anno, l’idea di “ritassare quelli dello scudo fiscale” lanciata su queste pagine raccolse i consensi di Guglielmo Epifani, della Cgil, di Massimo Donadi dell’Italia dei valori. La commentò positivamente anche il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina. Già Peter Gomez rispondeva su queste colonne ai primi dubbi: “Conosciamo le obiezioni. Ma come? La legge lo impedisce: lo Stato si è impegnato in un condono tombale, come può dopo soli pochi mesi rimangiarsi la parola? Semplice, lo fa. Esattamente come lo farà con gli insegnanti, i dipendenti pubblici, gli enti locali e tutti coloro i quali fino a ieri pensavano di aver maturato dei diritti che invece oggi, per far fronte alla crisi, verranno loro negati”.
Del resto, “chi vota senza pagare le tasse decide come lo Stato userà i soldi delle tasse pagate dagli altri”, ricordava il Fatto. Per questo, la tassazione straordinaria dovrebbe andare di pari passo con una riforma che tagli davvero le unghie all’evasione fiscale: “Non occorre molta fantasia sulle nuove regole da approvare subito: ripristinare il falso in bilancio come reato perseguibile d’ufficio; riformare i reati fiscali e la normativa anti-riciclaggio; inserire l’autoriciclaggio; e ammodernare il sistema fiscale, a partire da commissioni tributarie che funzionano poco e male”. Erano queste le proposte avanzate già nel settembre 2009, al Festival del diritto di Piacenza, da Francesco Greco, procuratore aggiunto e coordinatore del pool sulla criminalità economica e finanziaria presso la Procura di Milano.
Greco può essere considerato anche il padre dell’idea di ritassare gli evasori dello scudo. “Siamo un Paese offshore”, va ripetendo da anni in convegni e seminari. “Rispetto agli altri, noi abbiamo alcune peculiarità”, spiegava proprio a Piacenza. “Quale altro Paese assicura l’impunità fiscale che l’Italia garantisce agli evasori? Quale altro Paese in Europa ha un sistema bancario meno trasparente del nostro? Se apro un conto in Svizzera o nel Liechtenstein, sono obbligato a indicarne il beneficiario economico; in Italia no, posso aprire un conto con una società offshore, nominare un procuratore svizzero e nessuno mi verrà mai a chiedere chi è l’effettivo proprietario di quel conto. Siamo l’unico grande Paese d’Europa che non ha ancora adottato una normativa contro l’autoriciclaggio. In più abbiamo sostanzialmente depenalizzato il falso in bilancio e smantellato l’intero comparto dei reati societari, che ora sono perseguibili solo a querela. All’origine delle crisi finanziarie ci sono anche i fattori criminali: l’economia fuori bilancio, tutta spostata alle Cayman e dintorni”.
Ma è legittimo tornare a scoperchiare le tranquillità “tombali” degli evasori che con lo scudo pensano di essersi messo il cuore in pace per sempre? Sì, secondo Greco, perché oggi non si metterebbe in discussione l’esenzione penale, ma si chiederebbe solamente un nuovo contributo di solidarietà, come lo si chiede a tanti altri cittadini. Si verrebbe meno a una promessa fatta dallo Stato? No, e comunque non sarebbe diverso che per un Tfr sospeso o una pensione bloccata. E, nel caso dei soldi “scudati”, lo si farebbe su un “montepremi” di 100 miliardi di euro che restano pur sempre soldi illeciti.
fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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