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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 2 agosto 2011

Nàrraci, o Nichi, le gesta di don Verzé di Marco Travaglio

(foto corriere.it)
Dev’esserci un misterioso black-out che ostruisce le comunicazioni fra Puglia e Lombardia. Ieri infatti, mentre a Milano è sempre più probabile il fallimento della Fondazione San Raffaele di don Luigi Verzé, sprofondata in un buco di quasi 1 miliardo, a Bari il governatore Nichi Vendola conferma “di voler investire 200 milioni di euro nel più grande ospedale pubblico del Mediterraneo, il San Raffaele del Sud, l’opera che Taranto merita”. Ospedale pubblico nel senso che i soldi li mettono i cittadini pugliesi: 60 milioni già anticipati al San Raffaele, altri 14-150 in arrivo, sempre a carico dei contribuenti. La gestione invece (la chiamano “sperimentazione gestionale”) resterà privata, privatissima, affidata alla stessa Fondazione del prete affarista, già cappellano di Craxi e di Berlusconi, ma anche di Vendola. Presentando a Milano il progetto con lui alla vigilia delle regionali del 2010, don Verzé ebbe a benedire la campagna elettorale del compagno Nichi: “È un uomo di grandissimo valore, di grandissima cultura, in grado di trasmettere idee e calore. Tutti segni del carisma che il Signore gli ha dato. Lo dovete eleggere ancora presidente della Regione Puglia. Almeno per altri 5-10 anni. Volete il San Raffaele a Taranto? Allora fate votare Vendola! Anche Berlusconi mi ha detto che lo stima molto, lo ritiene una persona per bene”. E ho detto tutto: “Io credo alla santità dell’uomo. E sia Berlusconi sia Vendola possiedono un fondo di santità. Se i pugliesi non saranno così illuminati da rieleggere Vendola, io lo nominerò comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo”. Un quadretto edificante, non c’è che dire, se non fosse che nella pia opera finanziata dalla Regione il San Raffaele non metterà un euro: il partner privato che si accollerà una parte dei costi verrà scelto con una gara di project financing, ma non sarà il San Raffaele (e meno male, visto che ha le casse vuote e 500 milioni di debiti coi creditori, tanto che qualcuno comincia a domandarsi che fine abbiano fatto i 60 milioni già anticipati dalla Regione Puglia). Fra l’altro la fondazione San Raffaele del Mediterraneo, appena nata, ha già dovuto cambiare presidente perché l’assessore al Bilancio Michele Pelillo, finanziatore istituzionale della società, aveva avuto la bella idea di mettere a presiederla un suo socio di studio, l’avvocato Paolo Ciaccia, costretto a dimettersi per le prevedibili polemiche sul conflitto d’interessi. Un replay del caso Tedesco, nominato assessore alla Sanità da Vendola malgrado la sua famiglia fosse fornitrice della Sanità regionale. Si dirà: molti malati di Taranto devono emigrare fuori città o fuori regione, dunque il nuovo mega-ospedale serve. Mica tanto: il San Raffaele dovrebbe rimpiazzare i due vecchi ospedali tarantini, il SS. Annunziata e il Moscati che, per quanto decrepiti, vantano 680 posti letto contro i 580 di quello nuovo. Le domande a questo punto nascono da sole.
1. Non è meglio, in una delle regioni col bilancio sanitario più dissestato, investire qualche milione per ammodernare i due ospedali esistenti, anziché buttare 200 milioni in uno nuovo che per giunta farebbe perdere 100 posti letto?
2. Cos’è saltato in mente a Vendola di affidarne la gestione (analisi costi-benefici, bando di gara per progettazione e costruzione, direzione sanitaria) al San Raffaele, “partner privato scelto – denuncia l’alleato Antonio Decaro, capogruppo Pd in Regione – in via diretta senz’alcuna procedura di evidenza pubblica”?
3. Non è opportuno rimettere tutto in discussione almeno ora, visti i “requisiti gestionali” dimostrati dal San Raffaele sull’orlo del crac? Onde evitare un nuovo caso Tedesco nella sanità pugliese, forse è il caso che Vendola risponda alle contestazioni dei suoi stessi alleati, ma soprattutto ai dubbi di tanti elettori, con un’adeguata “narrazione”. Possibilmente non in poesia, ma in prosa.

fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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