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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 2 luglio 2011

MENTANA NON DÀ TUTTO PER PERSO “CONTINUO A VOLERE MICHELE DA NOI. Intervista di Silvia Truzzi

Dice, lui che ne è stato un po’ il sensale, che è come quando un amore si rompe: il giorno dopo è il momento in cui ci sono solo le tossine. Enrico Mentana, direttore del Tg di La7 e sostenitore dell’ingaggio di Michele Santoro, spiega che “adesso ci sarà da metabolizzare il lutto della rottura. Io lo so, ci sono passato: subito dopo l’addio a Mediaset, nel febbraio 2009 fui contattato da La7. Sono arrivato qui un anno e mezzo dopo. Lo so di quanti ‘vorrei ma non posso’ è lastricata la strada”.

Direttore, l’altro ieri al TgLa7 lei ha dichiarato: se non arrivano spiegazioni si è autorizzati a pensare a una mancanza di libertà.
In privato i dirigenti di Telecom e Telecom Italia media mi hanno detto: ‘A queste condizioni la decisione di rompere l’abbiamo presa noi’.

Santoro dice: le mie condizioni erano la libertà autoriale.
Io penso che la libertà autoriale sia una bellissima cosa. La questione è quella della responsabilità di chi fa informazione. Io credo di essere libero, ma ho anche delle responsabilità di legge come direttore.

Santoro racconta di essere stato molto conciliante e rassicurante: “Mai perso una causa in trent’anni”.

Io capisco il punto di vista di entrambi. Ma deve esserci un responsabile delle cose che vanno in onda. Tant’è che avevo proposto di accogliere la trasmissione sotto la testata del mio tg. Non esiste un’espressione giornalistica senza responsabilità.

Appunto: l’ostacolo era ipoteticamente rimosso.
La proposta l’avevo fatta io. Si poteva accettare o no. L’interesse che avevo e che ho è rafforzare La7 con una presenza capace di attirare attenzioni e accendere passioni come quella di Michele. È un obiettivo che ora è più difficile, ma che io continuo a perseguire. I cocci si possono rimettere insieme.

La trattativa c’era. Poi è successo qualcosa. Che spiegazione si è dato?
La spiegazione sta anche nei sospetti reciproci. E in tutto quello che si è detto in questi giorni.

Si spieghi.
Non è importante che oggi si mettano ulteriori tossine nella centrifuga. Alla fine, se questo maledetto stop lo supereremo, si parlerà meglio e più serenamente di quello che è accaduto. Michele ha espresso chiaramente il suo sospetto, i dirigenti Telecom dicono che non è vero. Non posso fare la Corte di Cassazione tra le due parti. C’è inquietudine perché qualcuno non tifa per noi, questo sì. Il mio problema è fare una rete che sia libera e forte. Ero, sono e sarò convinto che con Santoro sarebbe ancora più libera è forte.

Fu lei ad annunciare, in diretta, che si era a un passo dalla firma.
La trattativa c’era, era forte e seria. Era a un passo, poi purtroppo, come spesso accade, l’ultimo scatto non si è compiuto. Ora l’interesse sfascista è dire: è tutto finito. Ma il mio interesse va in una direzione costruttiva.

Si è pentito di quell’annuncio?
Io do le notizie, è il mio mestiere. E certo non è stata una sorpresa per i vertici della rete. Io li avevo avvisati: ‘Se non c’è nulla in contrario, lo dico’. E poi l’amministratore delegato di La7, Stella, pochi giorni prima, aveva rilasciato un’intervista molto esplicita proprio al Fatto.

Annunciarlo in diretta al Tg di casa dava il sapore dell’ufficialità.
Ovvio che il mio intento era dare solidità alla cosa. E m’illudo che quello abbia portato alla quasi conclusione dell’accordo. L’ultimo passo è stato il più difficile.

Si è scritto di una differenza di posizioni tra l’ad Stella e il presidente di Telecom Bernabè. Lei ci crede?
La questione non è questa. Un’azienda fa le sue scelte ed essendo un’azienda privata le fa come crede. A me la dietrologia non importa.

Cosa le importa?
Che nel risultato siamo sotto. Bisogna recuperare e vincere. È inutile interrogarsi su chi era favorevole e chi meno: è una perdita di tempo. Quello che io vorrei, per cui mi batto, è un’emittente sempre più forte. E questo naturalmente passa anche per cogliere al volo le occasioni di mercato.

Nell’intervista al Fatto Santoro ha dichiarato: ci sono giornalisti molto liberi a La7, ma questa decisione dell’azienda li indebolisce.
Non ci rafforza di certo. La trattativa l’hanno fatta Stella e Santoro, però io ho fatto un tifo sfrenato. Detto ciò, non si può affermare che la rete non è libera perché non ha Annozero.

Però La7 ha un telegiornale che ieri (giovedì, ndr) ha fatto quasi il 12% di share, mentre gli altri programmi sono abbastanza al di sotto di questa soglia. Sarebbe naturale rilanciare verso l’alto.
Vero, ed è anche il motivo di mercato per cui mi battevo per prendere Santoro. La7 ha un’immagine di libertà e di ricerca, capacità di rifuggire dagli schemi, dai clichè. Mi viene da ridere solo quando si dice che c’è stato un problema squisitamente politico. La censura più preoccupante sarebbe quella di mercato. Ne so qualcosa anch’io: meglio non far lavorare uno che rischia di fare ascolto...

Perché?
Non penso che i programmi di Gad Lerner siano meno scomodi di quelli di Santoro.

La politica non c’entra mai? Quando uscirono le intercettazioni della P4 che coinvolgevano Gianni Letta lei disse che Letta aveva garantito in più momenti la stabilità democratica. E che l’aveva chiamata ai tempi della sua trattativa con La7.
Ho difeso Letta: quando tutti si voltavano dall’altra parte, si mostrò attento al fatto che non lavoravo perché davo fastidio. Poi il posto a La7, me lo sono trovato io. Questo penso si veda tutti i giorni.

fonte intervista 'Il Fatto Quotidiano'
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