Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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domenica 6 febbraio 2011
LA PRIMAVERA DI MILANO Norma Rangeri
Una primavera anticipata e proprio a Milano, nella roccaforte del potere. Nonostante le anticipazioni della vigilia lasciassero intuire il rilievo politico e la forte partecipazione all’appuntamento, la realtà ha superato ogni aspettativa. Migliaia e migliaia di persone hanno risposto all’appello di Libertà e Giustizia con la forza contagiosa di un’energia che rompe gli argini.
Il PalaSharp gremito e la fiumana rimasta all’esterno ravvivano la situazione delle api di Zygmunt Bauman, «espressione di un intenso traffico sociale che intreccia relazioni tra diversi, associazioni di cittadini che chiedono risposte, gruppi con una spiccata soggettività e identità sociale». Come era già successo qualche settimana fa a Marghera, quando un altro alveare produceva i suoi frutti. Anche lì migliaia di persone, nei grandi spazi del Rivolta, hanno connesso esperienze e storie diverse. Operai, studenti, ambientalisti insieme chiamati dal movimento «Uniti contro la crisi». Anche lì la Fiom di Landini e gli intellettuali (da Marco Revelli a Guido Viale) hanno cercato e trovato il filo di un pensiero e di una pratica che, come ha detto Zagrebelsky ieri, «non chiede niente per ciascuno perché chiede tutto per tutti».
Le api italiane sono al lavoro da tempo e nella straordinaria assemblea di Milano hanno depositato il miele di un’opposizione larga e profonda, radicata e consapevole. Diritti civili e diritti sociali, interpretati dalle voci autorevoli dell’intellettualità e del sindacato, si ritrovano e si riconoscono. Dicono che la costruzione della democrazia deve cucire nuove bandiere.
Dal Rivolta a Milano, un’altra mappa dei desideri viene disegnata da chi ha saputo resistere alle armate di un potere che ha corrotto l’etica e l’estetica della convivenza civile. Perché oggi l’Italia non è solo sfigurata dalla corruzione che si fa valore, dalle donne trattate come tangenti del potere, non è solo spaccata tra nord e sud, tra salario e profitto, ma è divisa tra chi sa e chi non sa, è ferita dall’ignoranza che l’ammutolisce con la bomba mediatica.
Al punto che non ci sarà da stupirsi se l’eco della manifestazione di Milano sarà più forte all’estero che in Italia. Colpire questo infrangibile muro di cristallo che spezza in due il paese è in cima alla lista degli obiettivi dell’opposizione sociale e culturale.
Eppure, nonostante la camicia di forza di una propaganda pubblicitaria asfissiante, formidabili anticorpi resistono e fanno rete. La farsa della cricca al potere, l’arroganza dei Berlusconi e dei Marchionne, dovranno fare i conti con chi ha l’intenzione e la convinzione di non concedergli repliche.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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Il PalaSharp gremito e la fiumana rimasta all’esterno ravvivano la situazione delle api di Zygmunt Bauman, «espressione di un intenso traffico sociale che intreccia relazioni tra diversi, associazioni di cittadini che chiedono risposte, gruppi con una spiccata soggettività e identità sociale». Come era già successo qualche settimana fa a Marghera, quando un altro alveare produceva i suoi frutti. Anche lì migliaia di persone, nei grandi spazi del Rivolta, hanno connesso esperienze e storie diverse. Operai, studenti, ambientalisti insieme chiamati dal movimento «Uniti contro la crisi». Anche lì la Fiom di Landini e gli intellettuali (da Marco Revelli a Guido Viale) hanno cercato e trovato il filo di un pensiero e di una pratica che, come ha detto Zagrebelsky ieri, «non chiede niente per ciascuno perché chiede tutto per tutti».
Le api italiane sono al lavoro da tempo e nella straordinaria assemblea di Milano hanno depositato il miele di un’opposizione larga e profonda, radicata e consapevole. Diritti civili e diritti sociali, interpretati dalle voci autorevoli dell’intellettualità e del sindacato, si ritrovano e si riconoscono. Dicono che la costruzione della democrazia deve cucire nuove bandiere.
Dal Rivolta a Milano, un’altra mappa dei desideri viene disegnata da chi ha saputo resistere alle armate di un potere che ha corrotto l’etica e l’estetica della convivenza civile. Perché oggi l’Italia non è solo sfigurata dalla corruzione che si fa valore, dalle donne trattate come tangenti del potere, non è solo spaccata tra nord e sud, tra salario e profitto, ma è divisa tra chi sa e chi non sa, è ferita dall’ignoranza che l’ammutolisce con la bomba mediatica.
Al punto che non ci sarà da stupirsi se l’eco della manifestazione di Milano sarà più forte all’estero che in Italia. Colpire questo infrangibile muro di cristallo che spezza in due il paese è in cima alla lista degli obiettivi dell’opposizione sociale e culturale.
Eppure, nonostante la camicia di forza di una propaganda pubblicitaria asfissiante, formidabili anticorpi resistono e fanno rete. La farsa della cricca al potere, l’arroganza dei Berlusconi e dei Marchionne, dovranno fare i conti con chi ha l’intenzione e la convinzione di non concedergli repliche.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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