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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 7 febbraio 2011

In esclusiva le foto oscene del premier Silvio Berlusconi di Alessandro Robecchi

(vignetta Sergio Staino)
Nella settima potenza mondiale sono in vendita alcune fotografie del capo del governo desnudo che si intrattiene con alcune signorine desnude pure loro. Cribbio, ho detto, compriamole. Ho chiamato il direttore: quanto abbiamo in cassa? Settantadue euro e quaranta. Ho fatto una colletta tra i redattori, ho raccolto altri ventisei euro, quattro bottoni e due buoni pasto.
Ho capito che noi del manifesto quelle fotografie, che costano un milione, non potremo averle. Come fare, allora, per mostrare all’Italia foto oscene del Presidente del Consiglio? Semplice, usiamo quelle che circolano già. E che sono ancora più oscene, se possibile.
Tipo quella di Berlusconi a Onna (L’Aquila) che saluta i morti del terremoto vestito da partigiano per rimpannucciarsi un po’ di consenso, mentre già gli amichetti della cricca si spartiscono soldi e appalti. Oppure quella foto oscena del 2000 (disponibile anche il video a Porta a Porta) in cui Berlusconi Silvio dice che «appena potrà» andrà a «incontrare papà Cervi», che però, irrispettosamente, era morto da trent’anni. O ancora si potrebbe pubblicare la foto (c’è il video pure qui) di Silvio Berlusconi che mima una mitragliata a una giornalista russa, accanto all’amico Putin, presidente di un paese dove i giornalisti vengono mitragliati sul serio. Oscenissima. O ancora, ci sarebbe la foto di quando Silvio Berlusconi diceva seriamente (2003) che «Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, Mussolini mandava la gente a fare vacanza al confino».
E via via fino ai giorni nostri: fotografie oscene di Berlusconi ne esistono migliaia, entrarne in possesso non è per niente difficile, se giornali e tivù le vogliono possono chiamare qui, gliele spediamo gratis. Poi c’è la più oscena di tutte le fotografie: l’immagine, a colori, in alta definizione, di un Paese che da vent’anni sopporta tutto questo, lo difende, lo assolve, lo ammira. Un paese che lascia la sua dignità al guardaroba e si siede in platea, pronto alla spettacolo, aggiustandosi con piccoli tocchi delle dita le grandi fette di prosciutto sugli occhi.

fonte articolo 'Il Manifesto'
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