Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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lunedì 24 gennaio 2011
Perché la Chiesa ha cambiato idea su Berlusconi di Filippo Gentiloni
(vignetta 'Il Fatto Quotidiano')
Fino a ieri la stampa cattolica era stata piuttosto tenera nei confronti di Berlusconi e del suo comportamento privato. Forse per una certa gratitudine nei suoi confronti, nonchè per il timore di perdere i vantaggi che il premier aveva sempre dimostrato per il mondo cattolico. Oggi non più. L’atteggiamento è cambiato. Fra gli altri, l’autorevole “Regno” apre l’editoriale con decisione: «Dopo Berlusconi, le elezioni». Dunque no ad una continuazione di Berlusconi e anche no alla possibilità di altri governi; si deciso per una svolta.
Come mai? Che cosa ha fatto cambiare decisamente la posizione di buona parte del mondo cattolico? Il “Regno” risponde con precisione. I tempi sono cambiati, il mondo di Prodi non c’è più. Le opposizioni sono deboli, frantumate.
A destra come a sinistra la democrazia è svuotata. La fine di Berlusconi è necessaria, ma non sufficiente: non rappresenta una alternativa politica seria. L’eventuale intesa fra Casini e il Pd non rappresenta una alternativa vera. Come anche le prospettive proposte da Fini. E anche il Pd continua ad essere marginale. Perciò Berlusconi può reggere ancora. Una situazione, dunque, incerta. Perciò la stessa gerarchia ecclesiastica si sta dimostrando insicura, ben diversa da come era al tempo della Democrazia Cristiana. Significative le recenti parole del cardinale Ruini: «Ritengo – come opinione puramente personale – che un contributo potrebbe venire da un rafforzamento dell’esecutivo, naturalmente nel pieno rispetto della distinzione fra i poteri dello stato». In questo quadro Ruini sostiene l’utilità del federalismo. Una posizione piuttosto nuova nel cattolicesimo italiano. La gerarchia ecclesiastica sembra disponibile a modificare il suo tradizionale atteggiamento nei riguardi della politica italiana. L’antico sostegno ad un partito, e ad una sola posizione, sembra abbandonato per sempre, a favore di un equilibrio fra le parti, sostenuto e benedetto dalla chiesa, senza né benedizioni né condanne.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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Fino a ieri la stampa cattolica era stata piuttosto tenera nei confronti di Berlusconi e del suo comportamento privato. Forse per una certa gratitudine nei suoi confronti, nonchè per il timore di perdere i vantaggi che il premier aveva sempre dimostrato per il mondo cattolico. Oggi non più. L’atteggiamento è cambiato. Fra gli altri, l’autorevole “Regno” apre l’editoriale con decisione: «Dopo Berlusconi, le elezioni». Dunque no ad una continuazione di Berlusconi e anche no alla possibilità di altri governi; si deciso per una svolta.
Come mai? Che cosa ha fatto cambiare decisamente la posizione di buona parte del mondo cattolico? Il “Regno” risponde con precisione. I tempi sono cambiati, il mondo di Prodi non c’è più. Le opposizioni sono deboli, frantumate.
A destra come a sinistra la democrazia è svuotata. La fine di Berlusconi è necessaria, ma non sufficiente: non rappresenta una alternativa politica seria. L’eventuale intesa fra Casini e il Pd non rappresenta una alternativa vera. Come anche le prospettive proposte da Fini. E anche il Pd continua ad essere marginale. Perciò Berlusconi può reggere ancora. Una situazione, dunque, incerta. Perciò la stessa gerarchia ecclesiastica si sta dimostrando insicura, ben diversa da come era al tempo della Democrazia Cristiana. Significative le recenti parole del cardinale Ruini: «Ritengo – come opinione puramente personale – che un contributo potrebbe venire da un rafforzamento dell’esecutivo, naturalmente nel pieno rispetto della distinzione fra i poteri dello stato». In questo quadro Ruini sostiene l’utilità del federalismo. Una posizione piuttosto nuova nel cattolicesimo italiano. La gerarchia ecclesiastica sembra disponibile a modificare il suo tradizionale atteggiamento nei riguardi della politica italiana. L’antico sostegno ad un partito, e ad una sola posizione, sembra abbandonato per sempre, a favore di un equilibrio fra le parti, sostenuto e benedetto dalla chiesa, senza né benedizioni né condanne.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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