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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 29 gennaio 2011

Masi umani di Marco Travaglio

(vignetta Claudio Ruiu)
Più che di scudi umani, è il caso di parlare di casi umani. Anzi di Masi umani, vista la figura da cioccolataio che si è autoinflitto il direttore della Rai libera di Bananas. Il suo repentino rinculare da “Annozero viola le regole” a un più modesto “potrebbe violare le regole”, prim’ancora che il programma avesse inizio, fa di lui un cittadino onorario dello Zimbabwe (sempreché lo Zimbabwe non abbia nulla in contrario). Era stato lui stesso, al telefono con Innocenzi (Agcom) a sua volta mobbizzato dal premier per bloccare la puntata sul caso Mills, a spiegare che B. “ha in mente una roba che non esiste: che qualcuno possa dire a Santoro ‘stasera non puoi parlare del processo Mills’. Uno può scrivergli ‘stai attento a ciò che dici’, ma non ‘non puoi fare la trasmissione’. Tu ex ante non puoi far nulla, neanche nello Zimbabwe. Tu devi prima vederla, la trasmissione... Che fai, in un paese dell’Occidente gli dici ex ante: ‘Non la puoi fare?’”. Ma ora il Cainano è intervenuto con un bungabunga ex post su Masi, che l’altra sera ne portava tutti i segni. Del resto è tutta una catena di ex ante. Le Papi-girl premono ex ante sulla Minetti. Che preme ex ante sul premier. Che preme ex ante su chiunque gli capiti a tiro, da Masi al ministro Romani. Un trenino che non finisce mai. Conosciamo anche le parole, sempre misurate ma molto persuasive, che B. usa in questi casi (sempre dall’inchiesta di Trani): “Siete una barzelletta, non un’Authority! Vergognatevi di portare a casa i soldi! Se foste persone serie vi sareste già dimessi!”. E questi casi umani, o Romani, memori dei soldi (nostri) che portano a casa, sono pronti anzi proni a tutto, anche a esporsi a figure che farebbero vergognare una scimmia col sedere pelato. Prendete il povero on. Sisto, già maltrattato dai genitori che lo battezzarono Paolo. Giovedì alle 8 della sera, dopo un’esistenza trascorsa nel più grigio anonimato, viene catapultato da Bonaiuti ad Annozero, inatteso e insalutato ospite: “Preparati, è il tuo momento”. Lui si fionda dal sarto, acciuffa un abito buono, avverte parenti e amici di guardare Santoro perché c’è anche lui, travolge i controlli al passo carraio, si precipita al trucco e quando è bello pronto per entrare in studio, impomatato e inamidato a lucido, già pregustando le due ore di notorietà che gli cambieranno la vita, ecco la ferale notizia: “Lei non può entrare, non è stato invitato”. Prova a balbettare che l’ha inviato il premier in persona. Invano gli vien fatta notare la lievissima differenza fra inviato e invitato. A quel punto, mestamente, Paolo Sisto rientra nel cono d’ombra da dove era venuto. Ma prendete pure il leghista Brigandì, padano-messinese, avvocato di Bossi e dunque membro del Csm, che sfila dagli archivi il fascicolo personale della Boccassini con le carte top secret sul suo fidanzato del 1980, che puntualmente finiscono sul Giornale. Che s’ha da fare per campare. O prendete gli agcomici Mannoni, Martusciello, Savarese e Napoli costretti a chiedere all’Authority di censurare Annozero per aver trattato l’inchiesta Rubyconi, come fanno peraltro tutti i giornali del mondo e tutte le tv del resto del mondo. Intanto Romani, la cui competenza sui programmi tv è pari a quella di Frattini Dry su casa Tulliani, denuncia fantomatiche “violazioni” di Annozero: “Ha trasmodato i limiti della corretta informazione” (li decide il governo) dando “ampio rilievo ad affermazioni di carattere gratuito, denigratorio e gravemente lesive della dignità e del decoro di eminenti personalità politiche, che sarebbero state proferite da soggetti coinvolti nell’attività di indagine della Magistratura requirente”. Cioè: le Papi-girls chiamano B. “brutto vecchio”, “pezzo di merda” e “culo flaccido”, o narrano i bungabunga a tassametro, e la colpa è di Annozero perché il Codice di Framarzo sui processi penali in tv lo proibirebbe. E i plastici vespiani di Cogne, Erba, Garlasco, Perugia e Avetrana? Urge nuovo Codice di Fracazzo per specificare che i soli processi di cui è vietato parlare in tv sono quelli di B. Gli unici di interesse pubblico.

fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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