
Il videomessaggio arranca in una rappresentazione che deve convincere chi non legge i giornali e poco sa dei fatti. Aggiunge che «è giunto il momento di ristabilire l’equilibrio tra i poteri dello stato», assicura che «il governo andrà avanti». Come sempre nella tecnica del ribaltamento della verità, come accade appunto nella drammatica scena conclusiva dello spietato e lucido film di Nanni Moretti, il protagonista dell’attacco forsennato alla divisione costituzionale dei poteri, il politico che chiama la piazza all’assalto contro l’ordine giudiziario che osa processarlo, Berlusconi si ritaglia il ruolo della vittima per costituire l’alibi dell’ultimo strappo.
Durante il videomessaggio lo vediamo replicare il mantra della violazione della privacy, e recitare la parte del cittadino comune afferrando la cornetta di un telefono per agitarla davanti alle telecamere e concludere che siamo tutti spiati. Non è lui che ha violato ogni legge, pubblica e privata, ma è il potere giudiziario che è andato «oltre ogni limite» e dunque va ricondotto a più obbedienti comportamenti.
Isolato, indebolito, politicamente alle corde Berlusconi torna a parlare agli italiani dopo averlo già fatto il 14 gennaio, all’indomani della sentenza della Cassazione sul legittimo impedimento, e il 19 gennaio dopo la consegna in parlamento delle carte della procura di Milano. Nonostante il consiglio dell’amico Giuliano Ferrara di andare in tv per affrontare le accuse in un confronto diretto con i giornalisti, il capo del governo insiste sul collaudato copione del monologo che non ammette replica.
Di fronte a un comportamento politico che non rispetta nessun altro potere se non il proprio, e a una strategia mediatica che non ammette il contraddittorio della libera informazione, il gioco si fa duro. E alla piazza si dovrà rispondere, da parte delle opposizioni, con la piazza.
La presenza estesa e forte degli operai e degli studenti nelle decine di manifestazioni organizzate dalla Fiom in tutto il paese, alleggerisce questo clima plumbeo emette in campo un argine democratico. Mentre cresce, con l’accavallarsi di iniziative pubbliche, l’appuntamento del 13 febbraio, una mobilitazione della società civile sollecitata da un appello di donne rivolto a tutti, ma in particolare agli uomini (perché «se non ora quando?») per ritrovarsi a Roma nello stesso giorno in cui probabilmente Berlusconi chiamerà il Pdl a piazza Duomo a Milano.
Assestati i colpi secchi al potere parlamentare e giudiziario, fino a far tremare ogni punto di equilibrio (dal senato alla camera, alla presidenza della repubblica), stiamo arrivando a un nuovo tornante. Se alle elezioni si dovrà arrivare, il massimo esperto di propaganda le prepara infuocando la piazza. Reale e virtuale.
fonte articolo 'Il Manifesto'
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