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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 14 novembre 2010

Uno spettacolo a metà di Alessandro Robecchi

È il momento, gente. Tirate fuori dal cassetto quel biglietto di prima fila che avete comprato due anni fa in attesa del grande spettacolo, fatelo strappare all’ingresso e prendete posto. Il più grande fuggi fuggi di topi mai visto sarà superbo. Siamo gente attenta, da queste parti, sappiamo distinguere tra roditori. Ci sono topini che fuggono dopo anni e anni di tentennamenti convenienti. Ratti astutissimi che fuggono alle azioni Mediaset come scommettitori che capiscono al volo quando un cavallo è bolso. Ci sono topi generici che passano ad altre navi correndo sulle funi. Altri che negano di essermai stati imbarcati e addirittura alcuni che negano di essermai stati topi. Ci sono toponi terzisti che frugano nel loro archivio di elogi al capitano della nave ora in panne alla ricerca di qualche riga mellifluamente critica, da esibire come salvacondotto in caso di controllo. Ci sono topi pensosi che all’improvviso si levano le fette di
salame dagli occhi. E addirittura topi che dicono «io l’avevo detto», e non avevano detto niente. È il bello della biodiversità: tanti topi gambe in spalla, con il ratto più grosso, ormai ammaccato, che scappa anche lui, da Seul, un uomo in fuga per non parlare con la stampa, per non esporsi ai frizzi e lazzi di giornali stranieri che non gli farebbero sconti. E questo per non dire delle tope (sorry…), che cominciano a chiacchierare sui divertimenti segreti nelle varie tane, anche loro in fuga, anche loro capaci di annusare la fine del baccanale. Riempiono verbali e pagine di indiscrezioni con la stessa velocità con cui riempivano
coppe di champagne e siparietti cochon. Spettacolo glorioso: solo noi che comprammo il biglietto per tempo possiamo godercelo appieno. Stupiti e divertiti. Solo, un po’ irritati dal sonnecchiare eterno dei gatti, che davanti a questo immenso fuggi fuggi di topi sembrano storditi, inani, incapaci. Un 25 luglio senza 25 aprile, ecco. Insomma, uno spettacolo a metà.

Fonte articolo'Il Manifesto'
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