
salame dagli occhi. E addirittura topi che dicono «io l’avevo detto», e non avevano detto niente. È il bello della biodiversità: tanti topi gambe in spalla, con il ratto più grosso, ormai ammaccato, che scappa anche lui, da Seul, un uomo in fuga per non parlare con la stampa, per non esporsi ai frizzi e lazzi di giornali stranieri che non gli farebbero sconti. E questo per non dire delle tope (sorry…), che cominciano a chiacchierare sui divertimenti segreti nelle varie tane, anche loro in fuga, anche loro capaci di annusare la fine del baccanale. Riempiono verbali e pagine di indiscrezioni con la stessa velocità con cui riempivano
coppe di champagne e siparietti cochon. Spettacolo glorioso: solo noi che comprammo il biglietto per tempo possiamo godercelo appieno. Stupiti e divertiti. Solo, un po’ irritati dal sonnecchiare eterno dei gatti, che davanti a questo immenso fuggi fuggi di topi sembrano storditi, inani, incapaci. Un 25 luglio senza 25 aprile, ecco. Insomma, uno spettacolo a metà.
Fonte articolo'Il Manifesto'
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