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di 'Per quel che mi riguarda'

mercoledì 17 novembre 2010

La lista dei bolliti di Marco Travaglio

Pubblichiamo la versione integrale delle liste dei valori di sinistra e di destra, peraltro intercambiabili, lette l’altra sera da Bersani e Fini a Vieni via con me e tagliate all’ultimo momento per motivi di tempo.

PIER LUIGI BERSANI. La sinistra è l’idea che, se guardi il mondo con gli occhi dei più deboli, puoi fare davvero un mondo migliore per tutti (non vediamo l’ora di imbarcare Luca Cordero di Montezemolo e il banchiere Alessandro Profumo). Abbiamo la più bella Costituzione del mondo (infatti, con la Bicamerale del compagno Massimo, facemmo di tutto per riscriverne più di metà con Berlusconi). Ci sono beni che non si possono affidare al mercato: salute, istruzione e sicurezza (l’acqua invece no: quella si può tranquillamente privatizzare, e magari anche l’aria. Chiamare flessibilità una vita precaria è un insulto (non per nulla la legge Treu l’abbiamo fatta noi). Chi non paga le tasse mette le mani nella tasche di chi è più povero di lui (non a caso abbiamo approvato la riforma del diritto penale tributario, detta anche “carezze agli evasori”, che depenalizza l’evasione tramite la dichiarazione infedele fino a 100 mila euro e tramite la frode fiscale fino a 75 mila euro l’anno). Se 100 euro di un operaio, di un pensionato, di un artigiano pagano di più dei 100 euro di uno speculatore vuol dire che il mondo è capovolto (mica per niente abbiamo sponsorizzato speculatori come Chicco Gnutti e Giovanni Consorte). Indebolire la scuola pubblica vuol dire rubare il futuro ai più deboli (il primo ministro dell’Istruzione che ha regalato soldi pubblici alle scuole private è il nostro Luigi Berlinguer). Dobbiamo lasciare il pianeta meglio di come l’abbiamo trovato (tant’è che vogliamo riempire l’Italia di inceneritori e centrali a carbone). Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento (del resto la legge sul testamento biologico mica l’abbiamo approvata). Per governare, che è un fatto pubblico, bisogna essere persone perbene, che è un fatto privato (ricordate il nostro ministro della Giustizia? Mastella). Chi si ritiene di sinistra e progressista deve tenere vivo il sogno di un mondo in pace e deve combattere contro la tortura (infatti abbiamo fatto guerra alla Serbia chiamandola missione di pace, poi abbiamo lasciato dov’erano le truppe di occupazione dell’Iraq e abbiamo pure messo il segreto di Stato per coprire le spie del Sismi imputate per aver sequestrato lo sceicco Abu Omar e averlo deportato in Egitto per farlo torturare per sette mesi).


GIANFRANCO FINI. Essere di destra vuol dire innanzitutto amare l’Italia (è per amore che le abbiamo regalato per 16 anni uno come Berlusconi). Apprezziamo imprese e famiglie che danno lavoro agl’immigrati onesti, i cui figli domani saranno italiani (vedi legge Bossi-Fini). Destra vuol dire senso dello Stato, etica pubblica, cultura dei doveri (non faccio per vantarmi, ma le leggi sul falso in bilancio, Cirami, Cirielli, Schifani, Alfano ecc. le abbiamo votate tutte). Lo Stato deve spendere bene il denaro pubblico, senza alimentare clientele (salvo quando c’è da salvare il Secolo d’Italia). Lo Stato deve garantire che la legge è davvero uguale per tutti (esclusi, si capisce, i ministri e i parlamentari, che abbiamo sempre salvato dalla galera e dalle intercettazioni). Chi sbaglia paga e chi fa il proprio dovere viene premiato (non a caso abbiamo approvato tre scudi fiscali e una quindicina di condoni tributari, edilizi e ambientali). Senza una democrazia trasparente ed equilibrata nei suoi poteri non c’è libertà, ma anarchia (pure la Gasparri che consacra il monopolio Mediaset e la Frattini che santifica il conflitto d’interessi sono farina del nostro sacco). L’uguaglianza dei cittadini va garantita nel punto di partenza (soprattutto alle suocere per gli appalti Rai e ai cognati per le case a Montecarlo). Dalla vera uguaglianza delle opportunità, la destra vuole costruire una società in cui merito e capacità siano i soli criteri per selezionare una classe dirigente (avete presenti i ministri Ronchi e Urso? No? Ecco, appunto).

Fonte articolo e foto 'IlFatto Quotidiano'
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4 commenti:

  1. Caro Travaglio, sei da tempo il mio giornalista preferito, il modello a cui, modestamente, mi ispiro. Ho sempre apprezzato la tua ironia, il tuo modo di scrivere e di parlare. Oggi però, leggendo questo post, rimango sconcertata. I tuoi commenti al vetriolo alle dichiarazioni di Bersani e Fini, sfondano porte già aperte da tempo, ripetono pari pari le critiche della sinistra nei confronti di Fini e quelle della medesima sinistra, ma un po' più a sinistra, nei confronti di Bersani e del PD. Critiche in buona parte condivisibili, ma tirate fuori da te, in questo momento, assolutamente controproducenti: sembra che finalmente la gente abbia cominciato a svegliarsi, se il pubblico che vede Vieni via con me è più numeroso di quello perduto dietro il Grande Fratello, e tu gli versi addosso questa doccia gelata, che potrebbe distogliere alcuni da una buona intenzione di voto.
    Scusa, ma sembra proprio che tu nutra un certo livore contro questa trasmissione, già da te criticata, che tu tema di essere scalzato da Saviano nel tuo ruolo di fustigatore politico. No, Marco, il vetriolo brucia e distugge, non costruisce: non prenderti la responsabilità di far crollare la fiducia che la nuova forza politica ha, sia pure ingenuamente, suscitato, accogliendo il favore di una destra sana e di una sinistra non imbalsamata. Lascia perdere i soliti rinfacci che fanno tutti, tu stesso avevi difeso Fini durante la fase Montecarlo e adesso la tiri fuori? Più generosità, più lungimiranza, meno veleno: altrimenti dobbiamo pensare che il tuo scrivere sia fine a se stesso, una narcisistica esibizione della propria intelligenza e del proprio spirito. Inoltre, a questo punto, noi lettori siamo disorientati, non capiamo più da che parte stai.
    Con simpatia,
    Adriana

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  2. Cara Adriana, confesso che leggendo questo articolo di Travaglio anch'io ho avuto una moto di rabbia, specialmente in alcuni passaggi tipo quello indirizzato a Berlinguer che per me é stato e rimane il MIO faro politico. A parte questa premessa noi elettori siamo disorientati a prescindere da Travaglio e Saviano (che peraltro non si capisce bene se sta a sinistra o a destra). La politica di oggi fatta di poltrone rosse e di potere mal si sposa (ahinoi) con la reale situazione del popolo italiano che avrebbe bisogno di tutt'altro a partire dal lavoro.

    Non é Travaglio o Saviano che fanno le leggi in Italia e le loro espressioni non devono affatto lavarci il cervello. Io penso che Saviano abbia tutto il diritto di parlare e di scrivere quello che vuole così come Travaglio ha il diritto di replicare e anche di criticare se é il caso. Tocca a noi estrapolare dai due (se c'è) il meglio.

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  3. @ ros
    il berlinguer a cui si fa riferimento non è Enrico!!

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  4. Vede, Caro Travaglio, la forza di Saviano consiste nella semplicità con la quale espone una notizia o un problema.
    Lo esamina e lo trasferisce in modo semplice che tutti capiscono. Non fa riferimenti in modo successivo ad una svariata sequenza di fatti o casi che , alla fine, possono si galvanizzare i già convinti ma che non riescono ad interessare gli altri.
    Saviano, invece, riesce a cooptare l'attenzione, non dico l'interesse, di tante persone che non sono già convinte in partenza.
    E questo é una gran bel primo passo verso la conoscenza che rende gli uomini veramente liberi di decidere.
    Non se ne abbia a male se, per qualche tempo, Saviano le ruberà la scena: entrambi vi siete dati un compito ed un obbiettivo, cercate di svolgerlo al meglio.
    La saluto
    Ferdinando forresu

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