Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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sabato 9 ottobre 2010
Piazze d'autunno di Angelo Mastrandrea
(vignette Mauro Biani)
In un Paese asfissiato da un potere che usa i dossier al posto del manganello e da una crisi sociale che sempre più a fatica il governo riesce a nascondere, una giornata come quella di ieri può perfino essere considerata particolare. Cos’è accaduto di così rilevante? Che una generazione di giovani, spesso rappresentata come anestetizzata e disincantata, è tornata a riprendersi le strade e le piazze, in un ritorno d’onda forse inaspettato al tempo degli sponsor a scuola e del sole delle alpi messo in qualche aula a competere col crocifisso. È accaduto altresì che nelle strade e nelle piazze riconquistate si sono visti anche i fratelli maggiori, ricercatori precari per definizione e non per scelta, e qualche padre, docente in procinto di scioperare contro l’attacco al cuore della conoscenza sferrato da una destra incapace di pensare a un modello di società che non sia affaristico e privatizzatore. Una boccata d’ossigeno, e pazienza se il traffico cittadino ne ha risentito.
Fosse finita qui, saremmo già moderatamente soddisfatti. Ma contemporaneamente è accaduto qualcosa ancora più meritevole di nota: a Castelvolturno gli schiavi della terra, i migranti bersaglio dei Casalesi, quelli
che bisogna ucciderne il più possibile permandare un segnale (come si legge nelle intercettazioni del clan Setola), si sono presi le strade, anzi le rotonde dove tutte le mattine attendono i caporali che arrivano a reclutarli. No grazie, oggi non lavoro, hanno risposto educatamente proclamando uno sciopero che nessuno riconoscerà come tale solo perché nessuno riconosce il loro mestiere.Nemmeno il locale sindaco del Pdl: in un comune piagato dalla camorra non se l’è sentita
di inaugurare la lapide per i sei africani uccisi dai clan e per questo si è meritato la riconoscenza di Forza Nuova.
In un Paese che non riesce a garantire un futuro ai suoi giovani, dove i cinesi non muoiono ufficialmente nemmeno quando li trovano affogati sotto un cavalcavia, ci pare un segnale di risveglio. Toccherà anche a noi provare a interpretarlo e ad alimentarlo, come alle forze della sinistra dargli continuità, perché non sia solo la replica di proteste senza sbocco. Le piazze riconquistate ieri erano 83. Con Castelvolturno fanno 84. È questa l’unità d’Italia che ci piace.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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In un Paese asfissiato da un potere che usa i dossier al posto del manganello e da una crisi sociale che sempre più a fatica il governo riesce a nascondere, una giornata come quella di ieri può perfino essere considerata particolare. Cos’è accaduto di così rilevante? Che una generazione di giovani, spesso rappresentata come anestetizzata e disincantata, è tornata a riprendersi le strade e le piazze, in un ritorno d’onda forse inaspettato al tempo degli sponsor a scuola e del sole delle alpi messo in qualche aula a competere col crocifisso. È accaduto altresì che nelle strade e nelle piazze riconquistate si sono visti anche i fratelli maggiori, ricercatori precari per definizione e non per scelta, e qualche padre, docente in procinto di scioperare contro l’attacco al cuore della conoscenza sferrato da una destra incapace di pensare a un modello di società che non sia affaristico e privatizzatore. Una boccata d’ossigeno, e pazienza se il traffico cittadino ne ha risentito.
Fosse finita qui, saremmo già moderatamente soddisfatti. Ma contemporaneamente è accaduto qualcosa ancora più meritevole di nota: a Castelvolturno gli schiavi della terra, i migranti bersaglio dei Casalesi, quelli
che bisogna ucciderne il più possibile permandare un segnale (come si legge nelle intercettazioni del clan Setola), si sono presi le strade, anzi le rotonde dove tutte le mattine attendono i caporali che arrivano a reclutarli. No grazie, oggi non lavoro, hanno risposto educatamente proclamando uno sciopero che nessuno riconoscerà come tale solo perché nessuno riconosce il loro mestiere.Nemmeno il locale sindaco del Pdl: in un comune piagato dalla camorra non se l’è sentita
di inaugurare la lapide per i sei africani uccisi dai clan e per questo si è meritato la riconoscenza di Forza Nuova.
In un Paese che non riesce a garantire un futuro ai suoi giovani, dove i cinesi non muoiono ufficialmente nemmeno quando li trovano affogati sotto un cavalcavia, ci pare un segnale di risveglio. Toccherà anche a noi provare a interpretarlo e ad alimentarlo, come alle forze della sinistra dargli continuità, perché non sia solo la replica di proteste senza sbocco. Le piazze riconquistate ieri erano 83. Con Castelvolturno fanno 84. È questa l’unità d’Italia che ci piace.
Fonte articolo 'Il Manifesto'
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