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di 'Per quel che mi riguarda'

domenica 24 ottobre 2010

Lodo di madre ignota di Marco Travaglio

(vignetta Giannelli)
Dunque la legge Al Nano che salva dalla galera il Nano non l’ha chiesta il Nano. Lo dice il Nano: “Mai reclamato alcuna forma di tutela. Il mio partito ha presentato un disegno di legge che sospende i processi al capo dello Stato e al presidente del Consiglio e che esiste in molti paesi”. Ovviamente lo dice a un giornale tedesco: la balla è talmente enorme che perfino in Italia se le berrebbe solo uno squilibrato. Infatti Sallusti scrive sul Giornale che il niet di Napolitano ha “l’obiettivo politico” di fare di B. “l’unico leader al mondo a non avere il benché minimo scudo giudiziario”. A parte tutti gli altri leader al mondo e i 40 scudi che B. s’è fabbricato in 16 anni (anzi, che gli hanno fabbricato i suoi a sua insaputa e contro la sua volontà). B. lo disse già nel 1994 a proposito del primo, il decreto Biondi che vietava il carcere preventivo per corruzione: “Non l’ho fatto per me o per i miei, ma per un desiderio di giustizia”. Infatti, appena il decreto cadde per il dietrofront di Bossi e Fini, finirono dentro il fratello Paolo e i manager Fininvest che avevano corrotto la Guardia di Finanza. Bossi rivelò: “Biondi mi ha spiegato che B, allarmato dalla possibilità di un arresto del fratello Paolo, aveva esercitato una pressione enorme per il decreto”. Lo gnorri di Arcore ci riprovò nel 2002, quando i suoi, a tradimento, gli apparecchiarono la Cirami per traslocare i suoi processi da Milano a Brescia: “Non capisco la ragione di tanta urgenza in Parlamento per l’approvazione del legittimo sospetto”. Infatti la Cirami fu urgentemente varata in Senato e l’on. avv. Pecorella minacciò di riaprire la Camera a Ferragosto per approvarla subito anche lì. B. capì subito l’urgenza: “Il legittimo sospetto è una priorità per il governo”. Fatto. Il 17 giugno 2003, mentre il Parlamento votava a tappe forzate la porcata Schifani, B. volò al Tribunale di Milano per le dichiarazioni spontanee al processo Sme e, andandosene, giurò: “Garantisco che tornerò il 25 giugno, se non ci saranno fatti estranei (la porcata Schifani, ndr) che in questo momento si stanno discutendo e a cui io non ho dato parere positivo, ma c’è stata insistenza su questo…”. Poi purtroppo l’“insistenza” dei suoi ebbe la meglio e il 23 giugno il Parlamento varò la porcata Schifani, così B. non potè tornare il 25 al processo perché non c’era più il processo. Ora la stessa “insistenza” produce la nuova porcata Al Fano. Ma lui – beninteso – è fermamente contrario. Infatti l’on. avv. Pecorella rivela al Corriere che non la fanno per lui, ma per il capo dello Stato che, “così come stanno adesso le cose, può essere processato, che so, per un vecchio abuso edilizio” e “questo può incidere sulla serenità dell’esercizio della carica”. A Napolitano non era mai venuto in mente di poter essere processato per un vecchio abuso edilizio, non avendo mai fatto abusi edilizi, né vecchi né nuovi. E sa bene che già oggi, per prassi consolidata, il capo dello Stato, per eventuali reati comuni, viene processato solo a fine mandato; mentre, per Costituzione, non è responsabile per reati connessi alle sue funzioni, eccetto l’alto tradimento e l’attentato alla Costituzione (per questi il Parlamento, con maggioranza di due terzi, lo mette in stato d’accusa dinanzi alla Consulta). Così fa sapere che la legge costituzionale è incostituzionale, visto che condiziona i processi al capo dello Stato per reati comuni a un voto parlamentare con maggioranza semplice: cioè gli regala una tutela più ampia di quella che avrebbe se facesse un colpo di Stato. Siccome Napolitano non ha mai pensato di fare un colpo di Stato, gli è venuto persino il dubbio che lo scudo Al Nano sia un modo gentile del Nano per candidarsi al Quirinale. In ogni caso ha tenuto a precisare che lo scudo a lui non serve. A quel punto pure B. ha detto che non serve nemmeno a lui. Più che un lodo, insomma, trattasi di figlio di madre ignota (da cui il romanesco “fijo de ‘na mignotta”). Tanto vale ritirarlo. Fatelo per lui.

Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'
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