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di 'Per quel che mi riguarda'

lunedì 13 settembre 2010

Il Pd ci fa sentire giovani di Alessandro Robecchi

Apprendo dalla stampa e dalle agenzie che qui, in questa ridotta rivoluzionaria che si chiama il manifesto, saremmo vili, violenti, irresponsabili ecc. ecc. Lascerei due righe bianche per riempire a piacere, ma poi magari i grafici (violentissimi terroristi)mi menano col righello e quindi lascio perdere. Per dirla tutta aveva cominciato Brunetta, scomparso dai giornali dove ha tenuto banco per un paio d’anni con la sua fuffa, ma aveva sbagliato mira, dando la colpa al Pd («squadristi»): l’insuccesso gli ha dato alla testa. Poi finalmente qualcuno ha mirato meglio, mettendo noi nel mirino. È inutile girarci intorno, compagni, ci conviene uscire con le mani alzate. È evidente che hanno scoperto le nostre armi segrete: se si potessero picchiare i nemici colpendoli in testa coi debiti faremmo una strage. Per fortuna, loro e nostra, l’allarme scatta in tempo. Lo lanciano Filippo Penati – un vincente – e il pensatoio di Enrico Letta, che si chiama Trecento Sessanta: che Enrico Letta abbia un pensatoio ci lascia sgomenti, non lo sapevamo e non so se riusciremo ad accettarlo. Un pezzetto di sinistra, insomma, giustamente, lancia l’anatema su noi vili e non capisco cosa aspettiamo a confessare.
Prima però corriamo a casa cambiarci, perché quello del Pci (e successive modificazioni) che insulta quelli del manifesto è un film in costume e per essere credibile richiede un minimo di scenografia (suggerirei pantaloni a zampa d’elefante e – per le ragazze – gonne a fiori). Naturalmente ci viene offerta una scappatoia: fare i nomi dei complici. E già circola nei commenti la vecchia formula dei «cattivimaestri», che se ne stanno acquattati nell’ombra a dar lezioni di furore a noi scemi che ubbidiamo. Insomma, diciamo la verità, c’è solo da ringraziare: non capita tutti i giorni di sentirsi quarant’anni di meno. Cascan solo un po’ le braccia, ma tant’è, sarà il nuovo che avanza.


Fonte articolo 'Il Manifesto'


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