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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 10 luglio 2010

Manovra, rottura fra regioni e Tremonti «Con questi tagli il federalismo fatelo voi» di Daniela Dalerci

È finita male, peggio non poteva, l’incontro fra governo e regioni. Con i presidenti, di sinistra centrosinistra e destra, pronti a restituire le deleghe del decentramento al governo. Gesto senza precedenti, clamorosa inversione a ’U’ dal decentramento degli ultimi dieci anni, dalle leggi Bassanini alla riforma del titolo V della Costituzione. E clamorosamente, proprio nell’anno in cui il federalismo è l’arma di propaganda della Lega per mantenere in piedi la maggioranza di governo.
Ieri Palazzo Chigi ha sbattuto la porta in faccia alle regioni (con i comuni è andata leggermente meglio, ma nel merito le versioni divergono), Tremonti non ha accettato nessuna richiesta, i saldi della manovra e i tagli rimangono inalterati. Alle parole dei presidenti il ministro persino sbuffa e dà segni di insofferenza. Vasco Errani, presidente della conferenza stato regioni, già usa toni durissimi: parla di «conflitto istituzionale», conferma l’intenzione di rimettere nelle mani del governo le deleghe. Prima era un’ipotesi di ultima spiaggia, ora ci siamo approdati. Le regioni si dichiarano pronte a monitorare meglio le spese, a fare una commissione con Palazzo Chigi contro gli sprechi. Ma nell’immediato senza una riduzione dei tagli il federalismo diventa solo eliminare o compromettere i servizi essenziali ai cittadini. Il pugliese Nichi Vendola per primo si dichiara indisponibile alla parte del sicario. «A questo punto faranno il federalismo con il morto. La vera crisi sarà quando non potremo garantire i diritti ai cittadini, perché vedremo calare la scure sul trasporto pubblico locale, sul sostegno alle piccole e medie imprese e non potremo fare politiche di aiuto alla famiglia». Per il resto, aggiunge, «ho l’impressione che il governo sia commissariato dal ministro dell’economia.
Ma se Tremonti è in grado di far camminare da solo i treni, lo faccia». Stesso tono e stessi contenuti da parte dei presidenti Pdl Gianni Chiodi e Roberto Formigoni. Restituzione delle deleghe, «non c’è altra strada» per il presidente dell’Abruzzo. In termini finanziari, le deleghe che le regioni vogliono riconsegnare pesano per poco più di 3 miliardi di euro di trasferimenti a fronte dei 4 miliardi 350 milioni che lo stato vuole tagliare a partire dal 2011. «Abbiamo spiegato una volta di più che questa manovra è insostenibile perché si ripercuote pesantissimamente sui cittadini, impedendoci di dare i servizi essenziali», attacca il presidente della Lombardia, «abbiamo avanzato le nostre proposte ragionevoli. Ci è stato
risposto che la manovra è immutabile anche nella sua composizione. Il che ci appare francamente poco motivato». E allora che il governo metta in cantiere una legge per riprendersi le deleghe, che lo faccia già nella finanziaria, «non un gesto di ripicca né di protesta ma la presa d’atto di una situazione: senza le risorse, non possiamo garantire le funzioni che ci sono state trasferite». «Siamo uniti e compatti, governatori di ogni colore politico», continua Formigoni, «volevamo trovare un accordo. Testardamente continuiamo a cercarlo. Certo dobbiamo dire ai nostri cittadini quali saranno le conseguenze di questi tagli sui servizi. E per questo abbiamo chiesto che il presidente del consiglio annunci insieme a noi ai cittadini quali saranno le conseguenze dei tagli». Un chiusura grave da parte del governo, spiega anche Claudio Martini, ex presidente della Toscana e oggi impegnato su questi temi nel Pd. «Il governo continua a nascondersi dietro al fatto che tutti i paesi europei sono stati costretti a una manovra, il che è vero, perché la crisi è profonda e l’unico a negarla era stato Berlusconi. Ma nessun altro paese l’ha caricata quasi esclusivamente sulle regioni. Ed è paradossale che ciò accada proprio nell’anno in cui si è parlato di federalismo a più non posso». Ma Tremonti tira dritto. E la sua replica è al limite dello sfottò: «I governatori hanno chiesto la restituzione delle deleghe? Vediamo. Se intanto le regioni ci ridanno la delega per i controlli sulle pensioni d’invalidità, siamo assolutamente d’accordo...». Appunto, una provocazione, che continua così: «I pendolari non staranno per strada....». E visto che, giura, con i comuni è andata bene, «sono convinto che votata la manovra e passata questa fase, ci ritroveremo attorno a un tavolo. Anche con le regioni».

Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'


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