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di 'Per quel che mi riguarda'

giovedì 27 maggio 2010

IL GATTO E LA VOLPE di Loris Campetti

Il ragionamento di Berlusconi non fa una piega: «quand'ero imprenditore» televisivo «riuscivo a risparmiare sui costi aumentando pure l'audience». Sottinteso, che gli italiani facciano come me, invece di lamentarsi dei tagli ai salari o dell'innalzamento dell'età pensionabile.
Applicando il format di Sua Emittenza, alcuni milioni di lavoratori pubblici dovrebbero produrre di più con un salario più basso. Chi è costretto a pagare ticket più pesanti sui farmaci in seguito ai tagli agli enti locali dovrebbe evitare di ammalarsi.
E se si abbassano i livelli di sicurezza nelle strutture pubbliche? No problem, sarà sufficiente fare più attenzione a non farsi male, a non intossicarsi, e via sognando. Ancora: è vero che i poveri saranno sempre più poveri, però dovranno consumare di più, sennò te la saluto la ripresa.
Berlusconi e Tremonti, notoriamente in disaccordo su molti punti della manovra economica, ieri si sono presentati alla stampa nei panni del gatto e la volpe, tutti e due con voce ora suadente ora sfottente.
Quel che hanno raccontato conferma il carattere odiosamente classista e dunque ingiusto del metodo scelto per attenuare gli effetti di una crisi che fino a ieri non c'era, mentre adesso il governo impone i sacrifici. Non dicono «lacrime e sangue», come si era lasciato sfuggire il sottosegretario Gianni Letta, ma ogni provvedimento trasuda ingiustizie.
L’aspetto più grave della manovra è proprio che l’intero costo sia fatto ricadere sui più poveri, chiamati a pagare per garantire ai ricchi di mantenere immutato il loro
tenore di vita. Berlusconi ha detto bugie, affermando che «il nostro debito è inferiore a quello della Germania». Tremonti ha raccontato storielle sulle pensioni 'invalidità regalate a chi ha «un fischio nelle orecchie».
Chi di due sia il gatto e chi la volpe non è chiaro, certo entrambi sperano di trovarsi di fronte tanti pinocchietti da imbambolare.
Forse però la volpe è Tremonti, che ha subito tenuto a precisare come la manovra e (la sua filosofia) sia «del presidente del consiglio», un modo per dirgli che con la Lega, i presidenti delle provincie sbianchettate, i lavoratori pubblici strizzati se la deve vedere lui, il gatto. Bisognerà vedere se è vero che il gatto ha sette vite.
Ai lavoratori dipendenti, ai giovani e ai precari lasciati senza futuro (come ci spiega l’Istat), a cui viene presentato il conto però, non sono tanti pinocchietti.
Non lo è certamente il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani che ha annunciato lo sciopero generale del suo sindacato (quattro ore, organizzato territorialmente ma pur sempre uno sciopero generale) e prima ancora una manifestazione nazionale a Roma, il 12 giugno. E’ una bella sorpresa, una decisione non facile e tutt’altro che scontata che evidenzia il ruolo subalterno (complice) di Cisl e Uil e tiene aperta una possibilità di risposta di massa alla politica antipopolare del governo.

ps. Nessun giornalista ha chiesto alla strana coppia ragione del mega condono di due milioni di case fantasma, o dei 120 (o 156?) miliardi di evasione fiscale. Sarà perché, come ci ha tempestivamente comunicato la Guardia di Finanza, tra i 7 mila evasori pizzicati con le mani in un sacco contenente 7 miliardi di dollari, il 14% è composto da giornalisti, oltre che da dentisti e avvocati?

Fonte articolo 'Il Manifesto'

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