Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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martedì 29 giugno 2010
Di Letta e di governo di Marco Travaglio
Ora è quasi tutto chiaro. Grazie a un’intera pagina del Corriere di domenica, con sigla “f. de b.” che i decrittatori ufficiali traducono Ferruccio de Bortoli, conosciamo finalmente la versione ufficiale che il Quirinale ha fatto felpatamente trapelare, distillando indiscrezioni fattuali e umorali, sulla nomina di Aldo Brancher a ministro di Nonsisache. Due settimane fa Gianni Letta – che, come diceva Fortebraccio, sembra sempre sua sorella – telefona al capo dello Stato per annunciargli un nuovo ministro. Non dello Sviluppo economico (dicastero vacante da tre mesi dopo le dimissioni di Scajola, l’uomo che vive a sua insaputa), bensì del Federalismo. Ohibò, esclama Napolitano, che subito chiama B. per avere lumi. “La telefonata non è cordiale”, insufflano i ventriloqui quirinalizi a “f. de b.”. Dev’esserci scappato qualche “perdindirindina”. Il Banana impapocchia una supercazzola sui rapporti Pdl-Lega, l’agricoltura, la rava e soprattutto la fava. Poi promette di mandargli subito le deleghe riservate all’insostituibile Brancher. Ma il testo è un’altra supercazzola, che il Presidente definisce temerariamente “un pastrocchio”, addirittura “una pagliacciata”, “un gioco delle tre carte”, e “f. de b.” tace per carità di patria un’altra “espressione partenopea ancor più colorita” (forse “birichinata”). Con notevole salto logico, “f. de b.” passa a raccontare il giuramento del neoministro “nelle mani del capo dello Stato… nonostante tutte le riserve”: nemmeno Napolitano sa spiegare perché mai Napolitano abbia digerito il pastrocchio, la pagliacciata, il gioco delle tre carte e quell’espressione ancor più colorita in meno di ventiquattr’ore. L’Alka-seltzer fa miracoli. Ma ecco che, poco prima del giuramento, l’uomo del Colle “nota un’altra curiosa anomalia: la presenza di Tremonti e Calderoli. Napolitano non esita a definirli ‘i padrini dello sposo’. Chiede a entrambi del ‘pastrocchio’, e ne ricava quasi l’impressione che nessuno dei due l’abbia letto”. Che fa? Blocca tutto? Finge un malore? Dice che lui i pastrocchi non li firma? Macché. Via al giuramento, con stretta di mano presidenziale, brindisi, sorrisi e addirittura applausi finali, come dimostra un impietoso filmato di Sky. Se il Presidente, come ora fa sapere tramite “f. de b.”, è “irritato” in “alta tensione con Palazzo Chigi”, lo nasconde benissimo, con sforzi maxillo-facciali da consumato attore della commedia dell’arte. A quel punto anche i bambini un po’ tonti hanno capito che Brancher ha abbrancato un bonus per il legittimo impedimento, che grazie all’amorevole firma di Napolitano consente al premier e ai ministri di scansare i processi per 18 mesi. Ma domenica, a Pontida, Bossi fa sapere che il ministro del Federalismo è lui. Dal Colle parte un altro “ohibò” col botto: eh già, mentre Brancher giurava era parso anche a Napolitano che due anni fa l’Umberto avesse giurato nelle sue mani come ministro del Federalismo. Ma sul momento aveva pensato a uno di quei fastidiosi “déjà vu” che càpitano a una certa età. E non aveva approfondito. Ora invece scopre di aver nominato due ministri del Federalismo e nessuno dello Sviluppo economico. All’“irritazione” si aggiunge lo “sconcerto”, anche perché le deleghe di Brancher continuano a non uscire sulla Gazzetta Ufficiale. Forse usciranno su Chi a cura di Signorini. Napolitano “si sente un po’ preso in giro”. Non del tutto. Un po’. E chiama Letta. “Telefonata non delle più piacevoli”: dev’essergli scappato addirittura un “perdincibacco!”, quando ci vuole ci vuole. “Poi il Presidente prende carta e penna”, e quando fa così c’è da aspettarsi di tutto: infatti verga “una nota” per dire che Brancher non può invocare il legittimo impedimento: quella è una legge ad personam, che diamine, si era d’accordo che valeva per un solo B., mica per tutti i B. che passano per strada. Tutto finalmente è chiaro. Tranne un dettaglio: se Napolitano era così imbestialito durante il brindisi col boss, lo sposino e i due padrini, che aveva da applaudire?
Fonte articolo e foto 'Il Fatto Quotidiano'
link collegati:
Il nervosometro della Lega di Alessandro Robecchi
Il Facta quotidiano di Marco Travaglio
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