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di 'Per quel che mi riguarda'

sabato 1 maggio 2010

Elogio di Bersani di Marco Travaglio

Giovedì, ad Annozero, sono accadute cose che sarebbero normali in un Paese normale, ma in Italia rasentano lo stupefacente. Pier Luigi Bersani – diversamente dal suo mèntore baffuto e dal cavalier Berlusconi – ha accettato di misurarsi senza rete di protezione con cinque giornalisti di vari orientamenti che gli rivolgevano domande e gli muovevano contestazioni anche aspre. Ha fatto buon viso, ha sorriso, s’è infervorato, s’è incazzato, ha risposto per le rime, a tratti è parso addirittura a un passo dal commuoversi. Insomma, a contatto con alcuni esseri viventi, ha ripreso vita proprio quando lo stavamo perdendo. Lo stato pre-comatoso di partenza non è colpa sua: provate voi a frequentare tutti i santi giorni luoghi sepolcrali come quelli del Pd, antri spettrali popolati di salme e anime morte, ossari e fossili, in cui si aggirano raminghi i D’Alema, i Veltroni, i Fioroni, i Fassino, i Marini, i Follini, i Violante, i Letta (junior), facendosi largo fra residui del cilicio della Binetti e della cicoria di Rutelli e altri giurassici relitti del passato che non passa. Scene e ambienti che intristirebbero un battaglione di clown del Circo di Mosca. Ma poi le prime domande hanno sortito l’effetto del defibrillatore: il paziente s’è prontamente rianimato come nella serie E.R. e, dopo un istante di comprensibile disorientamento (“Dove sono?”), ha pronunciato alcune frasi tratte da un passato ormai lontano ma ancora impresse nei meandri del subconscio: “Opposizione”, “Costituzione”, addirittura “conflitto d’interessi”. Paolo Mieli ne ha concluso che in quel momento è nato un leader. Può darsi, lo sperano in molti. Intanto i suoi elettori non possono che aver apprezzato alcune frasi finalmente complete (prima le lasciava quasi tutte a metà), dunque chiare, comprensibili, non politichesi. Soprattutto una: “La nostra Costituzione è la più bella del mondo: al massimo va un po’ aggiornata, ma guai a chi la tocca. Per difenderla siamo pronti a chiamare a raccolta tutti quelli che ci stanno, a partire da Fini”. Una svolta non da poco, visto che fino al giorno prima il responsabile Pd per le riforme, Luciano Violante, dichiarava restando serio: “Ho il dovere di credere al presidente del Consiglio e di dialogare sulle riforme”. Frase che ha indotto Ficarra e Picone, a Striscia la notizia, a domandare se per caso non sia cambiato il presidente del Consiglio, visto che il Pd gli crede. E a ipotizzare che, in vista dell’incontro per le riforme, Berlusconi abbia invitato Violante a presentarsi a Palazzo Grazioli col trucco leggero e il tubino nero d’ordinanza. Se le parole di Bersani hanno un senso – e si spera che l’abbiano, è il segretario del Pd – la “bozza Violante” per rafforzare (ancora?) i poteri del premier, porre fine al bicameralismo e saltare nel buio del federalismo va in soffitta, visto che prevede ben di più e di peggio che “qualche aggiornamento” alla “Costituzione più bella del mondo”. Così come le tragicomiche avances per l’ennesima riforma anti-magistratura affidate dal responsabile Giustizia Andrea Orlando al Foglio di Ferrara (forse sperando che non le leggesse nessuno). Vedremo se, alle parole di Bersani, seguiranno i fatti (intanto ci accontentiamo delle parole: prima non c’erano neppure quelle): è cioè la fine del “dialogo” e dei “tavoli” per le “riforme” e l’inizio di un’opposizione dura, proporzionata alla gravità della minaccia. Chissà che, trovando una sponda energica nel Pd, il capo dello Stato non racimoli un po’ di coraggio per rispedire al mittente le leggi vergogna della banda del buco prossime venture. A proposito: ci scusiamo con i lettori per la precipitosità con cui ieri abbiamo elogiato Napolitano per la mancata firma al decreto Bondi sugli enti lirici. Dopo appena 24 ore di temeraria astinenza, la penna più veloce del West ha firmato anche quello. Ma non è colpa sua. E’ come il Dottor Stranamore: quando gli parte la mano, non c’è nulla da fare. E’ più forte di lui.

Fonte articolo 'Il Fatto Quotidiano'

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2 commenti:

  1. Per quel che mi riguarda non posso che essere d'accordo col Capo dello stato firmatario del decreto sulla lirica. Semplice motivo: uno come il sottoscritto, che si fa un c. così per 1300 € al mese (e si considera MOOOLTO fortunato)e che arrotonda facendo il musicista a 60 € a serata (quando va bene), non poteva fare a meno di incazzarsi come una bestia quando leggeva sullo statuto degli enti lirici cose come l’«indennità umidità» per chi suona all’aperto, in altri termini soldi in più per farsi ripagare della scomodità di suonare sotto il cielo, anche se di umido non c’è traccia e la serata è viceversa secca e calda come le notti a Caracalla. All’Arena di Verona invece gli attori dell’Aida non vanno in scena se non gli si assicura «l’indennità armi finte», dacché l’alabarda di cartone e la lancia di gommapiuma potrebbero ferire l’artista. Altri soldi, o non si va in scena, oppure ci si va ma disarmati, come successe per davvero in un’opera verdiana al teatro scaligero. Ma la fantasia sindacale degli addetti nelle fondazioni liriche non ha limiti. Allora ecco l’«indennità frac», un premio per indossare l’abito da pinguino. Oppure «l’indennità di lingua», cioè un bello straordinario ogni volta che un coro deve esercitare l’ugola in un idioma straniero. Qui, al San Carlo di Napoli, hanno avuto la genialata, e l’«indennità di lingua» scatta anche se c’è solo una parola straniera in tutto la partitura. Tutti, invece, hanno «l’apporto capitale», un’altra ghiotta prebenda, in base alla quale il musicista che suoni con il proprio strumento, viene ripagato del fatto di consumare il proprio strumento. Cose del genere non sono di un paese civile, e quindi da sinistra e da destra bisogna dire BASTA.

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  2. Anonimo del San Carlo?
    1300 euro al mese?Indennità comiche?Pupazzo che altro non sei,chi è il tuo puparo?
    Fai il vile gioco di chi attacca l' ossetto degli operai dell' arte, per divorarsi tutta la carcassa come un furbo avvoltoio mediatico che ben conosciamo tutti!
    Io ho lavorato tre anni al Teatro dell' Opera
    dal 1987 al 1990 vincendo una Selezione Internazionale per violinisti ed ho due diplomi di Laurea di Conservatorio (quindici anni di studio)con un Curriculum Vitae et Studiorum invidiabili,
    e Vi garantisco che il problema non è guardare nella pagliuzza nell'occhio degli "Operai" ma la "Trave" degli appalti e sub-appalti milionari!!!
    Come sempre attaccano i "piccoli" per creare il nemico dal "nulla" pilotando l' "odiens" delle masse!
    Il gran capo "Estikazzi" stigmatizzerebbe il fattarello con una grande risata che ci seppellirà tutti se lasciamo al pedonano la libertà di sparecchiare il Paese prima della bancarotta!
    prof. Fabrizio Bono
    www.fabriziobono.com

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