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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 13 aprile 2010

EMERGENCY: Con gli italiani si può di Furio Colombo

Siete cittadini italiani, fate di professione il medico, specializzazione in Chirurgia di Pronto soccorso,ferite gravi e amputazioni da combattimento o da bombardamento. Una specializzazione in più per la chirurgia dei bambini, che sono il 40% delle vittime. Con una simile preparazione e un simile carico di lavoro operate in mezzo alla guerra, più o meno in quelle zone caotiche di combattimento che un tempo si chiamavano “il fronte”. Adesso quel fronte è tutto un Paese. Quel Paese si chiama Afghanistan. Ma i medici appena descritti non curano e operano e suturano e assistono i “nostri”. Curano e assistono tutti, senza fare domande. Ora i servizi di sicurezza della parte civile del mondo devono fare molta attenzione. Se questi medici che non si occupano delle bandiere ma delle ferite sono italiani e un po’ pacifisti, è necessaria una sorveglianza assidua, magari con irruzioni frequenti nelle corsie. Se sono medici italiani di un’organizzazione chiamata Emergency, un po’ di sinistra, sono sicuramente infidi e si possono anche arrestare e far sparire nelle carceri locali a cura dell’autorità afghana, quella in difesa della quale i soldati italiani combattono. Se si tiene conto che nessun inglese, olandese, tedesco o americano è mai stato arrestato o anche solo multato dalla polizia o dai servizi segreti afghani, balza agli occhi una sgradevole novità: con gli italiani si può. Anzi, si sente nell’aria un’atmosfera favorevole. Da parte di chi? Del governo italiano. Sentite le dichiarazioni del ministro della Difesa italiano dopo l’arresto con accusa di terrorismo di due chirurghi e un tecnico italiano dell’ospedale italiano “Emergency” di Lashkar Gah: “Gino Strada farebbe meglio a prendere le distanze dai suoi collaboratori”. Tenuto conto che il ministro La Russa fa parte di un governo che ha ospitato a lungo come sottosegretario all’Economia un imputato di mafia, esprimendogli ogni giorno solidarietà, e impedendone l’arresto, il “prendere le distanze” dai tre italiani prelevati e scomparsi in Afghanistan gioverà alla reputazione dei tre giovani medici senza bandiera. Ma vedono tutti l’abisso di pericolo creato di proposito da quelle parole.

Fonte articolo e vignetta 'Il Fatto Quotidiano'

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