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di 'Per quel che mi riguarda'

martedì 13 aprile 2010

TG1: Meglio togliere la faccia di Norma Rangeri

Fare il giornalista nei telegiornali della Rai è un duro lavoro. Farlo al Tg1 una prova durissima. Se poi al governo c’è uno come Berlusconi diventa una missione impossibile. Chi fa il conduttore, ogni giorno mette la faccia sull’annientamento della notizia, sulla disintegrazione dell’informazione.
Quando devi dire il falso («il presidente del consiglio è assolto»), o censurare le carriole dell’Aquila, quando metà notiziario è sulla deposizione delle uova delle tartarughe, ci vorrebbe un atto di coraggio: togliersi dal video senza aspettare che sia Minzolini a deciderlo Tra i superstiti del repulisti c’è Maria Luisa Busi, uscita allo scoperto qualche giorno fa con un’intervista a Repubblica, sul «clima irrespirabile» del Tg1. Togliere anche lei dal video sarebbe la conferma del clima di «rappresaglia».
Ma continuare a metterci la faccia, quando, come è successo proprio alla Busi, sei contestata dalla gente dell’Aquila per quel che rappresenti, non è forse anche peggio? «Da mesi- scrive Tiziana Ferrario, volto noto cancellato dal video - siamo sui giornali, sotto pressione non certo per gli scoop perché non vedo scoop da tanto tempo, ma per le aspre polemiche che ci circondano». Come darle torto. Perdita di credibilità, azzeramento della qualità media, bilanci in affanno e censura hanno ridotto la Rai a un vaso di coccio tra Mediaset e Sky, destinandola a un lento declino editoriale, magari con la privatizzazione delle due reti commerciali e la sopravvivenza di un solo canale pubblico. E’ un male che affligge non solo il Tg1 ma tutta l’azienda. Misurabile con il calo dell’audience denunciato da Ferrario «sempre sotto il 30 per cento, una soglia che una volta temevamo di toccare e vivevamo come una sconfitta». Con il suo sfogo affisso sulla bacheca della redazione, la giornalista reagisce alla scelta del direttore di estrometterla dalla conduzione. Perché è vero che il direttore può decidere chi mandare in video, e anche al Tg2 e al Tg3 stanno cambiando volti e funzioni. Ma in questocaso i giornalisti tolti dal loro incarico sono pescati tra quelli (una settantina di persone) che non hanno firmato il documento pro-Minzolini, un editto che iniziava con la frase «Al Tg1 non c’è alcun disagio». Insieme ai conduttori Ferrario, Busi, Di Giannantonio, nella lista ci sono figure professionali come il capo redattore centrale Massimo De Strobel, cioè volti o funzioni di responsabilità.
E’ una ritorsione politica, brutale e diretta senza neppure le burocratiche formalità democristiane di una volta. Sono i modi del potere berlusconiano che di forma e decoro (nelle istituzioni o nel privato) non sa che farsene. Una volta, e Bruno Vespa ne sa qualcosa, dire che il proprio editore di riferimento era la Dc poteva costare anche la direzione del Tg1. Poi con l’arrivo di Berlusconi i giornalisti Rai hanno cominciato a festeggiare le vittorie elettorali girando per i corridoi di viale Mazzini avvolti nelle bandiere di Forza Italia, o giurando in pubblico di aver votato per il Cavaliere con tutta la famiglia, fino al direttore del Tg1 che porta Berlusconi scritto in fronte. Con la benedizione del timbro umano di palazzo Grazioli, Daniele Capezzone: «complimenti a Minzolini che finalmente non considera intoccabili alcuni mezzibusti». Confortato da un altro giornalista indipendente, Clemente Mimun.
L’ex direttore del Tg1 applaude e approva il collega. E’ quel Mimun che cancellò, nel servizio da Strasburgo, la frase di Berlusconi che dava del "kapò» al deputato della Spd, Shulz. Tanto per chiarire che il suo giudizio sulle conduttrici ribelli viene da un pulpito di esemplare autonomia e la politica non c’entra.

Fonte articolo 'Il Manifesto'

1 commento:

  1. Solidarietà e sostegno ai giornalisti "epurati", con stima Laura

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