Ora è ufficiale, andiamo alle elezioni regionali del 27 marzo con Berlusconi unico attore della piazza mediatica. In campo Lui e i suoi direttori, i suoi controllori, i suoi giornalisti, i suoi dipendenti. La decisione del Cda di non riaccendere i programmi politici di punta in questo scampolo di campagna elettorale, arriva nello stesso giorno in cui la procura di Trani conferma che il presidente del consiglio è indagato per concussione e minacce avendo chiesto a un membro dell’Agcom di eseguire il suo ordine: cancellare l’informazione non allineata e manganellare milioni di teleutenti.Nessuno si aspettava che la maggioranza del centrodestra disubbidisse agli ordini del grande capo. Bisognava inviare il segnale definitivo perché tutti capissero che è finito il tempo delle maschere democratiche.
Con un voto scontato i consiglieri del Pdl mentre affondano la Rai, confermano e ratificano lo stato di emergenza in cui si trova il leader, gli creano una rete di protezione mentre annaspa tra scandali personali e un paese allo sbando. La censura è la reazione violenta di un regime che avverte la frana del consenso e tenta di porvi un argine eliminando l’avversario politico almeno dalla piazza virtuale, visto che quella reale non riesce ancora a interdirla.
La mobilitazione ormai permanente degli italiani che lo vogliono mandare a casa non deve oltrepassare il muro della comunicazione e con un solo telegiornale al comando si tenta di costruire un clima, si liftano i candidati impresentabili, si cerca di arginare l’onda de gli indecisi. E’ una mossa disperata e pericolosa, come lo è mettere l’avversario con le spalle al muro interrompendo ogni forma, anche zoppa, anche sbilanciata di confronto. Strappandogli di mano il telecomando, ultima finzione del pluralismo.
Fonte articolo e vignetta 'Il Manifesto'













mandiamolo a casa......basta con questa finta democrazia, bisogna avere piu' coraggio, torniamo ad essere gli Italiani e non i buffoni derisi da mezzo mondo grazie allo psiconano....
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