
Conclusione-avvertimento di Cicchitto: «A questo punto il presidente, il direttore generale, i membri del consiglio di amministrazione della Rai sono di fronte a un problema di fondo con il quale devono fare i conti. Finora le risposte sono largamente insoddisfacenti e segno dell'arroccamento di una parte e dei complessi di inferiorità dell'altra». Segue attacco alla manifestazione di domani sulla libertà di stampa.
Intanto gli arroccati e i complessati (tra questi ultimi il direttore generale Mauro Masi) sono riuniti al settimo piano di viale Mazzini per approvare un nuovo pacchetto di nomine, ma non solo. Nella lunghissima seduta del consiglio d’amministrazione si parla ovviamente anche di Annozero. Ma alla fine il dg Masi, almeno apparentemente, non risponde al pressing dell’editore di riferimento. Perché, riferiscono i presenti, conclude la riunione sostenendo che sì, la puntata serale del programma di Michele Santoro presenta «forti rischi», ma aggiungendo che non è sua intenzione prendere provvedimenti preventivi. Valuterà, semmai, dopo la messa in onda del programma. E il direttore generale, sollecitato dal consigliere del Pd Nino Rizzo Nervo che, dati alla mano, sottolinea la scarsa presenza dell’opposizione nei telegiornali del servizio pubblico, ricorda anche di aver inviato una lettera ai direttori di testata raccommadando equilibrio.
La riunione del cda si conclude con la certezza che Santoro andrà in onda, ma poi viene fuori il parere dell’ufficio legale di viale Mazzini che mette tutto in discussione (non proprio tutto: solo Patrizia D’Addario). Un’arma, quella degli avvocati Rai, usata spesso per contrastare trasmissioni sgardite al Cavaliere. Ma, in pieno delirio, Sua emittenza non sembra azzeccarne una. E non solo perché non riesce a avere la meglio sul «fantasma di Bari». Ma anche perché l’istruttoria annunciata dal viceministro Romani contro Annozero per la puntata d’esordio, per ora si ferma davanti al Tar del Lazio. Il ministero dello sviluppo, appellandosi al contratto di servizio con la Rai, pretendeva di convocare i vertici della tv pubblica per verificare la violazione del pluralismo da parte di Santoro. La convocazione (che non spetta al governo) è stata poi derubricata a «richiesta di colloquio». E nel frattempo il tribunale amministrativa ha invece formalmente convocato i legali del ministero guidato da Claudio Scajola nonché gli avvocati dei vertici Rai per il 6 ottobre. L’inziativa fa seguito al ricorso del Codacons che ha chiesto la sospensione dell’istruttoria del governo contro una singola puntata di una singola trasmissione. Una mossa, secondo l’associazione dei consumatori, «gravissima e illegittima». Il «colloquio» tra i responsabili del ministero e i dirigenti Rai si dovrebbe tenere l’8 ottobre, ma a questo punto tutto è possibile. Nell’attesa, il Cavaliere furibondo deve incassare la sconfitta nel match con Patrizia D’Addario. Nel corso della convulsa giornata viene anche cancellato il question time alla camera con il ministro per i rapporti con il parlamento Elio Vito, che avrebbe dovuto dare risposte sulla famosa «istruttoria » contro Annozero. E così a tarda sera, resta solo il viceministro Paolo Romani. A lui è affidata la mission impossible: contrastare l’urgano Patrizia dal salotto di Bruno Vespa. E l’opposizione parlamentare alza la voce, ma non troppo. Si protesta, certo, contro la lista stilata da Fabrizio Cicchitto. Ma di fronte al cosiddetto «Papigate» anche il centrosinistra fa ancora molta fatica a orientarsi.
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Malgrado tutti gli ignobili tentativi di censura, la puntata di ieri sera di Annozero ha informato molti italiani sulla relazione fra chi ci governa e la escort(prostituta) Patrizia D’Addario. Nell'intervista la Daddario ha ripetutamente dichiarato che lei di mestiere fa la escort(prostituta). Nella lingua italiana dicesi prostituta chi offre prestazioni sessuali a scopo di lucro. Alla fine della puntata, dopo due ore e mezza di trasmissione, un signore, presente in studio sin dall'inizio, ha domandato, ripetutamente e con tono inquisitorio, alla signora D’Addario come si guadagnasse da vivere. Quel signore è il giornalaio Belpietro che di mestiere fa il direttore di un giornale che si chiama Libero. Io domando: come è possibile che in due ore e mezza uno non riesca a capire come si guadagna da vivere una prostituta? E sia il direttore di un giornale? Mistero………………..
RispondiEliminaDimenticavo! Si dice prostituzione anche il DISONOREVOLE AVVILIMENTO DEL PROPRIO INGEGNO
il presunto giornalista teme la concorrenza delle altre puttane.
RispondiEliminaCerto non possiamo dire di brillare nel panorama internazionale in quando a comportamenti rispettosi della tolleranza e della democrazia. Non faccio il moralista di mestiere, mi sforzo di scrivere romanzi i cui personaggi esaltano i valori e le virtù civili. Mi piacerebbe un paese con la massima libertà di espressione, dove tutti possono parlare e difendersi e asistere a dei confronti televisivi con una dialettica civile, garbata, non irritante, im fondo meritiamo un po' di rispetto come telespettatori.
RispondiEliminaNon perdo la speranza che quest avvenga.
Antonio Lanza
Si dice prostituzione anche il DISONOREVOLE AVVILIMENTO DEL PROPRIO INGEGNO...' bravo Marci, il 'signor' belghigno si può innalzare al ruolo poiché non solo mercenario al soldo del padrone ma anche incapace di intendere.
RispondiEliminaGrande Memo, lo é già lui ;)
Concordo anche con te Caro Antonio, a chi non piacerebbe un paese 'democratico' degno di questo nome. La libertà di espressione é insita di uno Stato democratico e 'dovrebbe' essere protetta dalla nostra costituzione. A questo punto non lo so....