Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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venerdì 2 ottobre 2009
AGCOM, BASTA CHE FUNZIONI di Marco Travaglio
(Vignetta tratta da antologiadiunpaesedegradato)
Sotto con le transenne e i tornelli. Bisogna proteggere l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, volgarmente detta Agcom. Perchè da qualche tempo è diventata il refugium peccatorum, presa d'assalto da chiunque si svegli storto la mattina. Un tempo si andava in tribunale, minacciando “ti denuncio”. Oggi, visti i tempi medi della giustizia, la vera minaccia è “denunciami”. Così si prende la scorciatoia e si fa un bell'esposto all'Agcom. Che, essendo un tribunale politico farcito di commissari di partito (ce n'è persino uno della fu Udeur), non deve perder tempo con indagini, istruttorie, perizie, interrogatori, rogatorie. Decide a maggioranza (di solito, la stessa che comanda in Parlamentare) e soprattutto subito, in quattro e quattr'otto, prêt à porter: sanzioni, diffide, ammonimenti, multe e minacce di multe. Davanti al giudice, almeno, puoi sostenere le tue ragioni e portare le prove di ciò che hai scritto. Al Minculpop dell'Agcom invece non sanno nemmeno chi sei. Sanzionano l'editore (Rai, Mediaset, La7), poi dicono che è colpa tua, ma tu non vieni nemmeno interpellato. Non puoi difenderti, né appellare: al massimo ricorre al Tar l'editore, ma tu non hai diritto di parola nemmeno lì, intanto l'editore dice che la multa è colpa tua, dunque la devi pagare tu e non lavori più. Processo sommario in contumacia con plotone d'esecuzione incorporato. Una pacchia: perchè perder tempo in tribunale? L'anno scorso, irritato da Annozero, si rivolse all'Agcom tal Antonio Saladino, il plurinquisito e pluriperquisito capatàz della Compagnia delle Opere in Calabria. La settimana scorsa ha chiesto udienza il direttore generale della Rai, ma non gli ha aperto nessuno. Ieri s'è fatto vivo con l'Agcom Giampaolo Tarantini detto “Giampi”, direttamente dagli arresti domiciliari, assistito da alcuni avvocati, uno dei quali lavora con Ghedini. Il giovanotto, indagato in sei inchieste per favoreggiamento della prostituzione, spaccio di droga e corruzione, non può uscire di casa e ha qualche difficoltà a usare le mani per via di un paio di gingilli metallici. Ma con la punta delle dita è riuscito a vergare un sapido esposto all'Authority per “diffidare” Santoro dall'andare in onda ieri. Sempre a disposizione dell'Utilizzatore Finale, Giampi ha chiesto “alla Rai, all'Agcom, alla Vigilanza, al Governo” di “prendere provvedimenti” per evitare che Annozero si macchi di “comportamenti antigiuridici, in alcuni casi penalmente rilevanti”.
Ora, è commovente che un detenuto per droga e lenocinio s'improvvisi tutore della legalità (altrui) e si dia da fare per scongiurare nuovi reati (sempre altrui). Ed è encomiabile che si preoccupi per l'eventuale “illecito uso del denaro pubblico a fini di parte”, lui che ha confessato di usare squillo & coca “come chiave d'accesso alla pubblica amministrazione”. Ma forse esagera un po' quando accusa il sottoscritto di aver “letto un brano di interrogatorio” segreto. Quale? Il suo, pubblicato da tutti i giornali del mondo. Tarantini invoca il contraddittorio contro le sue parole, visto che “il dottor Belpietro e l'on. Bocchino non erano in grado di interloquire sulla posizione processuale del dottor Tarantini”. Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. Ricapitoliamo: Tizio dichiara a verbale una certa cosa; un cronista la riferisce; lui s'incazza perchè è stata riferita; poi chiede di replicare a quel che ha detto lui. Evidentemente dissente da se stesso e vuole cantarsele chiare di santa ragione. Se non fosse recluso a domicilio, si potrebbe allestire un bel contraddittorio fra Tarantini e Tarantini, in ossequio all'Agcom, alla Vigilanza, alla par condicio, al contratto di servizio, alle palle di Fra' Marzo. Un bel duello allo specchio. Giampi contro Giampi.
Fonte articolo
Sotto con le transenne e i tornelli. Bisogna proteggere l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, volgarmente detta Agcom. Perchè da qualche tempo è diventata il refugium peccatorum, presa d'assalto da chiunque si svegli storto la mattina. Un tempo si andava in tribunale, minacciando “ti denuncio”. Oggi, visti i tempi medi della giustizia, la vera minaccia è “denunciami”. Così si prende la scorciatoia e si fa un bell'esposto all'Agcom. Che, essendo un tribunale politico farcito di commissari di partito (ce n'è persino uno della fu Udeur), non deve perder tempo con indagini, istruttorie, perizie, interrogatori, rogatorie. Decide a maggioranza (di solito, la stessa che comanda in Parlamentare) e soprattutto subito, in quattro e quattr'otto, prêt à porter: sanzioni, diffide, ammonimenti, multe e minacce di multe. Davanti al giudice, almeno, puoi sostenere le tue ragioni e portare le prove di ciò che hai scritto. Al Minculpop dell'Agcom invece non sanno nemmeno chi sei. Sanzionano l'editore (Rai, Mediaset, La7), poi dicono che è colpa tua, ma tu non vieni nemmeno interpellato. Non puoi difenderti, né appellare: al massimo ricorre al Tar l'editore, ma tu non hai diritto di parola nemmeno lì, intanto l'editore dice che la multa è colpa tua, dunque la devi pagare tu e non lavori più. Processo sommario in contumacia con plotone d'esecuzione incorporato. Una pacchia: perchè perder tempo in tribunale? L'anno scorso, irritato da Annozero, si rivolse all'Agcom tal Antonio Saladino, il plurinquisito e pluriperquisito capatàz della Compagnia delle Opere in Calabria. La settimana scorsa ha chiesto udienza il direttore generale della Rai, ma non gli ha aperto nessuno. Ieri s'è fatto vivo con l'Agcom Giampaolo Tarantini detto “Giampi”, direttamente dagli arresti domiciliari, assistito da alcuni avvocati, uno dei quali lavora con Ghedini. Il giovanotto, indagato in sei inchieste per favoreggiamento della prostituzione, spaccio di droga e corruzione, non può uscire di casa e ha qualche difficoltà a usare le mani per via di un paio di gingilli metallici. Ma con la punta delle dita è riuscito a vergare un sapido esposto all'Authority per “diffidare” Santoro dall'andare in onda ieri. Sempre a disposizione dell'Utilizzatore Finale, Giampi ha chiesto “alla Rai, all'Agcom, alla Vigilanza, al Governo” di “prendere provvedimenti” per evitare che Annozero si macchi di “comportamenti antigiuridici, in alcuni casi penalmente rilevanti”.
Ora, è commovente che un detenuto per droga e lenocinio s'improvvisi tutore della legalità (altrui) e si dia da fare per scongiurare nuovi reati (sempre altrui). Ed è encomiabile che si preoccupi per l'eventuale “illecito uso del denaro pubblico a fini di parte”, lui che ha confessato di usare squillo & coca “come chiave d'accesso alla pubblica amministrazione”. Ma forse esagera un po' quando accusa il sottoscritto di aver “letto un brano di interrogatorio” segreto. Quale? Il suo, pubblicato da tutti i giornali del mondo. Tarantini invoca il contraddittorio contro le sue parole, visto che “il dottor Belpietro e l'on. Bocchino non erano in grado di interloquire sulla posizione processuale del dottor Tarantini”. Ce n'è abbastanza per un intervento degli infermieri, o degli esperti in paradossi. Ricapitoliamo: Tizio dichiara a verbale una certa cosa; un cronista la riferisce; lui s'incazza perchè è stata riferita; poi chiede di replicare a quel che ha detto lui. Evidentemente dissente da se stesso e vuole cantarsele chiare di santa ragione. Se non fosse recluso a domicilio, si potrebbe allestire un bel contraddittorio fra Tarantini e Tarantini, in ossequio all'Agcom, alla Vigilanza, alla par condicio, al contratto di servizio, alle palle di Fra' Marzo. Un bel duello allo specchio. Giampi contro Giampi.
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