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di 'Per quel che mi riguarda'

venerdì 16 ottobre 2009

DICCI, EMMA BOXER O SLIP? di Marco Travaglio

Ieri, eccezionalmente, Emma Marcegaglia ha taciuto. Come il Padreterno che, il settimo giorno, si riposò, anche la gàrrula presidente della Confindustria ha regalato alle sue esauste corde vocali una breve pausa di riflessione, dopo mesi di intensa attività oratoria durante la quale era riuscita a dire tutto e il contrario di tutto, attaccando il governo difendendolo, difendendo il governo attaccandolo e intervenendo su tutti i principali temi dello scibile umano, dallo scioglimento dei ghiacciai al buco nell'ozono, dall'estinzione del panda gigante all'opportunità o meno di abbinare le camicie a righine con le cravatte a pois, senza che nessuno trovasse nulla da obiettare sulla debordante invadenza di questa brava donna che si crede la Papessa e invece è soltanto la rappresentante di una corporazione piuttosto screditata. Ieri doveva essere proprio afona, infatti è toccato al presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, comunicare urbi et orbi che la Emma, “con cui sono in costante contatto, ha espresso grande soddisfazione per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici”. Le cose si sarebbero svolte così: alla firma del contratto, tutti i presenti hanno trattenuto il respiro in attesa della quotidiana enciclica della Marcegaglia e si son posti in religiosa attesa di una sua esternazione, cenno, monosillabo, pigolìo. Invece neppure un sospiro. La segretaria, preoccupata, ha bussato alla porta. Ancora silenzio. A quel punto, con l'ausilio dei fabbri ferrai, si è deciso di forzare la serratura e gli astanti si son trovati di fronte una scena da film muto dei fratelli Lumière: la Emma si agitava come un'ossessa tentando disperatamente di proferire verbo, ma invano: non le usciva di gola nemmeno un sibilo. Tutt'intorno, sul pavimento, confezioni vuote di propoli, golia, tic-tac, halls-mentoliptus. Che fare? Agitando il pollicione in segno di ok e alzando le dita a V, la cantatrice muta ha espresso il suo entusiasmo per il contratto testè siglato. E il presidente di Federmeccanica l'ha subito comunicato alla Nazione tutta, ormai in crisi di astinenza. Già perchè, anche grazie a quel delizioso tono da navigatore satellitare o da antifurto senza pile, la sua voce è ormai compagna indispensabile della nostra vita quotidiana. E' come un rumore di fondo: non importa quel che dice, ma che lo dica. E' come una bussola, anche per via della sua rocciosa coerenza. Un giorno dice che la crisi è gravissima, un altro che è acqua passata. Prima chiede al governo “soldi veri”, poi assicura di averli visti (forse in sogno). Ora sposa lo scudo fiscale (e te credo: alla sua famiglia hanno trovato 17 conti esteri), ora pontifica di legalità (dimenticando forse il patteggiamento per corruzione delle aziende di famiglia e il sequestro del suo inceneritore a Bari). Elogia il premier, lui le dà della velina, lei gli mette il broncio ma poi le passa. Predica il libero mercato, poi entra nella Cai, l'operazione più assistenziale mai vista nella storia dell'universo. Il 10 ottobre scorso si supera: riesce a dire contemporaneamente che il governo deve andare avanti così e che ha lasciato sole le imprese (magari). Nei ritagli di tempo, ci spiega quale legge elettorale varare, quanto deve durare il governo, che fare dopo il lodo Alfano, come cambiare la Costituzione e il codice della strada, cosa pensare e dire del capo dello Stato. Su un solo tema non ci ha ancora illuminati con un suo autorevole parere, che ci permettiamo di sollecitare per quando avrà ritrovato un fil di voce: boxer o slip?

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