Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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mercoledì 23 settembre 2009
Tiro al bersaglio Norma Rangeri
Curioso paese il nostro, con i dirigenti del servizio pubblico pronti a restare svegli la notte per scegliere l’arma letale con cui disintegrare l’azienda che dirigono. Al direttore generale Masi e a quello di Raidue, in gara per il tiro al bersaglio contro i farabutti di Annozero, il vecchio Licio Gelli dovrebbe chiedere i diritti d’autore. Mentre al conduttore di Matrix, che ci spiega come siamo liberi mostrando la repressione dell’informazione in Cecenia, dovremmo appuntare la medaglia berlusconiana sul petto. Si stringe il nodo della censura sulle voci del dissenso. Prima scena paradossale. Nella conferenza stampa di presentazione di Annozero, uno dei programmi di punta della televisione italiana (per ascolti e incassi pubblicitari), il direttore di Raidue anziché vendere al meglio il suo prodotto- leader rivela che gli sta sullo stomaco perché «è una specie di inquisizione mediatica,io ne farei a meno». Un dirigente così andrebbe accompagnato alla porta con allegata richiesta di danni. Ma dal momento che non è diventato direttore di rete per meriti professionali,riceverà elogi e potrà aspirare a nuovi traguardi. D’altra parte il responsabile di Raidue percorre con scrupolo la strada indicata dal direttore generale Masi visto che è innanzitutto sua la responsabilità del boicottaggio Annozero e di ogni altra autorevole voce del giornalismo televisivo purché distante dai poteri.
Seconda scena surreale. Nello studio di Canale5 va in onda un Matrix riscaldato (lasciato in frigorifero una settimana per la serata berlusconiana di Vespa). Si parla di libertà di stampa, e per dimostrare che in Italia ce n’è, anche troppa, il conduttore Vinci manda in onda scene di ordinaria macelleria cecena. Come se a chi lamentasse la mancanza di case si mostrassero le baracche di Mumbay. Poi un ricco parterre di giornalisti si rovescia addosso educate secchiate di fango sulla proprietà e l’autonomia delle rispettive testate (il Giornale, il Corriere, il Riformista, il Tempo), con contorno di politici di destra e di sinistra a incrociare le spade. Per concludere tutti, destri e sinistri, che in Italia c’è libertà di stampa «alla grande» come dice il pd Debenedetti, o «io in piazza non ci vado», come aggiunge il direttore Polito. Rifiniscono il quadretto il formidabile Gasparri con l’insostituibile Feltri, prodighi di complimenti al conduttore per come ha congegnato la discussione. E, perla tra le perle, a ogni interruzione pubblicitaria ci godiamo uno spot promozionale favore del Giornale. Non fosse che per fare di tutta questa
erba un unico fascio, la piazza del 3 ottobre è un buon campo.
Fonte articolo
Seconda scena surreale. Nello studio di Canale5 va in onda un Matrix riscaldato (lasciato in frigorifero una settimana per la serata berlusconiana di Vespa). Si parla di libertà di stampa, e per dimostrare che in Italia ce n’è, anche troppa, il conduttore Vinci manda in onda scene di ordinaria macelleria cecena. Come se a chi lamentasse la mancanza di case si mostrassero le baracche di Mumbay. Poi un ricco parterre di giornalisti si rovescia addosso educate secchiate di fango sulla proprietà e l’autonomia delle rispettive testate (il Giornale, il Corriere, il Riformista, il Tempo), con contorno di politici di destra e di sinistra a incrociare le spade. Per concludere tutti, destri e sinistri, che in Italia c’è libertà di stampa «alla grande» come dice il pd Debenedetti, o «io in piazza non ci vado», come aggiunge il direttore Polito. Rifiniscono il quadretto il formidabile Gasparri con l’insostituibile Feltri, prodighi di complimenti al conduttore per come ha congegnato la discussione. E, perla tra le perle, a ogni interruzione pubblicitaria ci godiamo uno spot promozionale favore del Giornale. Non fosse che per fare di tutta questa
erba un unico fascio, la piazza del 3 ottobre è un buon campo.
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