Libertà di pensiero è la "capacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro" (Immanuel Kant)
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lunedì 21 settembre 2009
Sulle tracce del denaro che lascia la Svizzera di Libero D'Agostino e Mauro Spignesi
Già decine di milioni hanno “salutato” la piazza finanziaria.
I nuovi “spalloni” viaggiano in limousine, hanno valigette di lusso per il contante e gli basta una dichiarazione per essere in regola. Il nuovo “scudo fiscale” italiano è anche questo: la possibilità di portare i soldi fuori dalla Svizzera senza essere controllati né identificati, perché la norma varata dal ministro Giulio Tremonti prevede l’assoluto anonimato. E il “day after” segnala già un primo rientro express in Italia di 20 milioni di euro. Così mentre sulla piazza finanziaria di Lugano ristagnano timori e incertezze sul provvedimento, negli studi dei commercialisti di Como, Varese, Milano e Roma, si scaldano i motori per accogliere le richieste dei clienti che vogliono mettersi in regola col fisco.
In Ticino dunque si respira un’atmosfera d’attesa. “La parola d’ordine che arriva direttamente da Zurigo è di non farsi scappare nemmeno un cliente”, confida il dirigente di una grande banca che implora, per ovvie ragioni, l’anonimato. Ma la preoccupazione non è generalizzata: “Noi abbiamo sedi anche a Roma e Milano. Possiamo trasferire legalmente i conti lì - spiega un responsabile di un altro importante istituto -. Il problema riguarda semmai le piccole banche, senza una sponda in Italia”. Scudo o non scudo, tra i consulenti patrimoniali di Lugano e Chiasso, si ripete il ritornello che questa è la volta buona per puntare sulla competenza e l’affidabilità delle banche svizzere. Che si sono mosse con largo anticipo, come precisa Andrea Passarelli, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Como: “Io personalmente ho partecipato a Milano a due incontri organizzati da Credit Suisse e Bsi per approfondire i diversi aspetti della manovra. Per ora siamo in una fase d’approfondimento delle norme che vanno ancora precisate”.
Certo è che il fisco italiano non scherza, l’Agenzia delle entrate ha annunciato che in otto mesi ha scoperto 10 miliardi di tasse evase. Si sta preparando inoltre a creare una task force di 50 specialisti che da un lato faranno da interfaccia con i tributaristi e le agenzie d’intermediazione e dall’altra monitoreranno il rientro di capitali. “Si prevede che saranno sanate somme tra i 60 e 90 miliardi di euro, e di questi un buon 60 per cento depositati in Svizzera”, spiega Alessandro Dragonetti dello studio Bernoni di Milano, uno dei leader nel ramo della consulenza tributaria. Meno ottimista Roberto Ianni dell’Unione giovani commercialisti e con studio a Saronno: “Tra questo e l’ultimo scudo è passato poco tempo. Mi domando se chi non ha sanato allora sia pronto a farlo ora”.
Il clima d’incertezza è appesantito anche dalle trattative tra Italia e Berna per ridefinire gli accordi sulla doppia imposizione. Se la Svizzera dovesse uscire rapidamente dalla lista grigia dell’Ocse tutto sarebbe più semplice. “Anche perché adesso per i Paesi extra Ue, tra cui la Svizzera, è obbligatorio il rimpatrio fisico dei capitali”, spiega Simona Ficola, commercialista della studio Santacroce di Roma. “E resta ancora aperto il problema di chi ha anche casa in Svizzera - aggiunge Ficola -. Per sanare il suo valore patrimoniale, stando alle norme attuali, bisognerebbe venderla e far rimpatriare il ricavato. E evidente che questa disposizione dovrà essere rivista”.
Fonte articolo
I nuovi “spalloni” viaggiano in limousine, hanno valigette di lusso per il contante e gli basta una dichiarazione per essere in regola. Il nuovo “scudo fiscale” italiano è anche questo: la possibilità di portare i soldi fuori dalla Svizzera senza essere controllati né identificati, perché la norma varata dal ministro Giulio Tremonti prevede l’assoluto anonimato. E il “day after” segnala già un primo rientro express in Italia di 20 milioni di euro. Così mentre sulla piazza finanziaria di Lugano ristagnano timori e incertezze sul provvedimento, negli studi dei commercialisti di Como, Varese, Milano e Roma, si scaldano i motori per accogliere le richieste dei clienti che vogliono mettersi in regola col fisco.
In Ticino dunque si respira un’atmosfera d’attesa. “La parola d’ordine che arriva direttamente da Zurigo è di non farsi scappare nemmeno un cliente”, confida il dirigente di una grande banca che implora, per ovvie ragioni, l’anonimato. Ma la preoccupazione non è generalizzata: “Noi abbiamo sedi anche a Roma e Milano. Possiamo trasferire legalmente i conti lì - spiega un responsabile di un altro importante istituto -. Il problema riguarda semmai le piccole banche, senza una sponda in Italia”. Scudo o non scudo, tra i consulenti patrimoniali di Lugano e Chiasso, si ripete il ritornello che questa è la volta buona per puntare sulla competenza e l’affidabilità delle banche svizzere. Che si sono mosse con largo anticipo, come precisa Andrea Passarelli, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Como: “Io personalmente ho partecipato a Milano a due incontri organizzati da Credit Suisse e Bsi per approfondire i diversi aspetti della manovra. Per ora siamo in una fase d’approfondimento delle norme che vanno ancora precisate”.
Certo è che il fisco italiano non scherza, l’Agenzia delle entrate ha annunciato che in otto mesi ha scoperto 10 miliardi di tasse evase. Si sta preparando inoltre a creare una task force di 50 specialisti che da un lato faranno da interfaccia con i tributaristi e le agenzie d’intermediazione e dall’altra monitoreranno il rientro di capitali. “Si prevede che saranno sanate somme tra i 60 e 90 miliardi di euro, e di questi un buon 60 per cento depositati in Svizzera”, spiega Alessandro Dragonetti dello studio Bernoni di Milano, uno dei leader nel ramo della consulenza tributaria. Meno ottimista Roberto Ianni dell’Unione giovani commercialisti e con studio a Saronno: “Tra questo e l’ultimo scudo è passato poco tempo. Mi domando se chi non ha sanato allora sia pronto a farlo ora”.
Il clima d’incertezza è appesantito anche dalle trattative tra Italia e Berna per ridefinire gli accordi sulla doppia imposizione. Se la Svizzera dovesse uscire rapidamente dalla lista grigia dell’Ocse tutto sarebbe più semplice. “Anche perché adesso per i Paesi extra Ue, tra cui la Svizzera, è obbligatorio il rimpatrio fisico dei capitali”, spiega Simona Ficola, commercialista della studio Santacroce di Roma. “E resta ancora aperto il problema di chi ha anche casa in Svizzera - aggiunge Ficola -. Per sanare il suo valore patrimoniale, stando alle norme attuali, bisognerebbe venderla e far rimpatriare il ricavato. E evidente che questa disposizione dovrà essere rivista”.
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