Il corpo come strumento di comunicazione politica? Sembra che questa sia la grande novità internazionale dell'estate 2009: Berlusconi ha comunicato di aver ingaggiato i migliori dietologi per dimagrire di 4 chili; Putin cavalca a petto nudo esibendo dei pettorali (beh, era meglio, con una maglietta), Sarkozy stramazza al suolo mentre si esibisce davanti ai fotografi in un jogging mozza-fiato. Obama, per altri versi molto più sobrio, e che aveva dimostrato sia nella campagna elettorale sia nelle prime manifestazioni presidenziali di saper gestire la comunicazione sul web e anche nei rapporti con gli altri statisti con intonazioni alte e nobili, si fa fotografare mentre tenta un’improbabile schiacciata giocando a basket. Ma non basta: Angela Merkel è stata apprezzata per aver mostrato ampiamente il suo décolleté nella ripresa della campagna elettorale. “Il corpo è politico” fu uno dei grandi slogan del sessantotto, quando si volevano affermare i diritti della libertà sessuale e si trattava di infrangere tabu secolari. Ora invece il corpo figura come strumento di affermazione mondana internazionale. In effetti, a vedere come si presenta invece Kim Jong-il, il presidente nord-coreano, capiamo subito che la sua intenzione non è conquistare la nostra simpatia, ma semmai smorzarcela!
Che la personalizzazione del potere cresca non è una bella notizia, specialmente perché è una tendenza che va espandendosi a livello internazionale: ma quale maggiore affidabilità politica ci potrà mai dare uno statista vestito all'ultimissima moda? Una volta tutto ciò era finalizzato a forme di controllo autoritario, era un trucco per eccitare le masse e per lanciarsi in bagni di folla; oggi attraverso la propria silhouette, la scriminatura dei capelli, i muscoli, o una moglie da parata come Carlà, si distrae la pubblica opinione dai problemi reali della società. E la maggior parte di questi ultimi non sono locali e specifici ma planetari e ci coinvolgono tutti. Più sobrietà uguale a più serietà.
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