
“Il corpo è politico” fu uno dei grandi slogan del sessantotto, quando si volevano affermare i diritti della libertà sessuale e si trattava di infrangere tabu secolari. Ora invece il corpo figura come strumento di affermazione mondana internazionale. In effetti, a vedere come si presenta invece Kim Jong-il, il presidente nord-coreano, capiamo subito che la sua intenzione non è conquistare la nostra simpatia, ma semmai smorzarcela!
Che la personalizzazione del potere cresca non è una bella notizia, specialmente perché è una tendenza che va espandendosi a livello internazionale: ma quale maggiore affidabilità politica ci potrà mai dare uno statista vestito all'ultimissima moda? Una volta tutto ciò era finalizzato a forme di controllo autoritario, era un trucco per eccitare le masse e per lanciarsi in bagni di folla; oggi attraverso la propria silhouette, la scriminatura dei capelli, i muscoli, o una moglie da parata come Carlà, si distrae la pubblica opinione dai problemi reali della società. E la maggior parte di questi ultimi non sono locali e specifici ma planetari e ci coinvolgono tutti. Più sobrietà uguale a più serietà.
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