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martedì 23 giugno 2009
E' piú facile che un cammello entri al Quirinale che un Premier italiano sia onesto.....e disinteressato di Maurizio Ma
Molte illazioni e poca chiarezza sulla stampa italiana su un evento importantissimo come la visita di Mu'ammar Abū Minyar al-Qadhdhāfī in Italia
Eppure ci sarebbero mille motivi per capire a dovere cosa succede nelle relazioni tra Italia e Libia...
Motivi economici (si chiama GAS e sta in LIBIA), strategici, politici..., umanitari (la Libia appoggia la politica xenofoba italiana in modo sibillino ma sicuro, come mai?).....
E poi motivi storici, ma si sa gli italiani la storia non la amano, hanno la memoria corta..
Era ill 1911 e dal porto di Napoli partivano le navi dei bravi italiani desiderosi di conquistare un posto al sole (proprio come la telenovela ambientata nei quartieri bene napoletani)
Osannati da Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao partirono i militari italiani invasori e per niente simpatici
siamo stati noi ad andare in Africa a colonizzare loro
noi li abbiamo invasi
noi li abbiamo torturati uccisi e resi servi
Pochi hanno visto le foto dei senussi impiccati opera dei simpatici soldati italiani duranti la repressione fascista
nei libri di scuola italiani il colonialismo ha molto meno spazio dei pallosissimi ed inutili moti mazziniani, ma quelli erano fondati su DIO e POPOLO, PATRIA e UMANITA`......
Invece non si parla dei grandi meriti italiani in Africa, dove abbiamo usato un prototipo di NAPALM.. ben prima dei mmericaniiii (come al solito ci copiano.. come con Meucci e poi si pigliano i meriti loro)
Ma a volte siamo modesti
cosí modesti che manco vogliamo ammettere che i GAS da combattimento sono stati usati sulla popolazione civile in Africa orientale... Lo negava anche il Montanelli che pure ci stava a quell'epoca in Africa dove aveva messo su anche una famigliola....
Quando l'Italia invase l'Etiopia, collezionando due altri bei primati (invadere l'ultimo stato africano restato sempre indipendente e colonizzare un'antica civilizzazione cristiana), il prode Montanelli era li comandante di una banda di ASCARI ed era ben contento di fare quel che faceva: « Questa guerra è per noi come una bella lunga vacanza dataci dal Gran Babbo in premio di tredici anni di scuola. E, detto fra noi, era ora. »
E non si puó dire che non avesse le idee chiare come dimostro scrivendo un fulgido pezzo su Civiltá Fascista in cui affermava : « Non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà. » (Indro Montanelli, Dentro la Guerra, gennaio 1936, "Civiltà Fascista")
Cosa succedeva allora in Africa con il Gran Babbo era interessante e diabolico . Gli Àscari, (dall'arabo ʿaskar, "soldato") erano soldati indigeni dell'Africa Orientale Italiana, componenti regolari del Regio Corpo Truppe Coloniali italiane in Africa. Erano abili esploratori, ed implacabili esecutori di ordini, specie in battaglia. Erano noti per la loro combattività e spietatezza...
Nel 1940 nel Regio Esercito erano presenti 256.000 ascari nell'Africa Orientale Italiana, di questi 182.000 erano stati reclutati nell'Africa Orientale Italiana e 74.000 in Libia.
Gli Ascari reclutati nell'Africa Orientale italiana (cioè eritrei, somali ed etiopici) vennero usati per la pacificazione della Libia.
Ed é questa la bella eredità di amore fraterno che gli italiani hanno lasciato a questi popoli africani.
La memoria non é una qualità degli italiani, ma purtroppo non fa difetto ai libici e quando eritrei ed etiopici attraversano la Libia in cerca di fortuna in Italia o Europa l'inimicizia a cui i prodi italiani hanno contribuito riaffiora immancabilmente.
Cosi spiegano Andrea Segre, Riccardo Biadene e Dagmawi Yimer in COME UN UOMO SULLA TERRA documentario sul doloroso cammino della speranza dei migranti dell'Africa orientale in Libia.
Quelli stessi che gli italiani portarono come invasori all'epoca del Gran Babbo.
Ma anche "Come un uomo sulla terra" é stato perfettamente snobbato dai media troppo impegnati a ricorrere culi e tette di soubrettine e capi di stato pisellomani.
E sulla Libia cosa hanno detto i nostri imparziali giornalisti, a parte i cammelli di Napolitano e le Pizze di Gheddafi?
Unica eccezione un interessante articolo di Giampaolo Calchi Novati (esperto di storia africana) apparso su Manifesto (Italia-Libia. La commedia degli equivoci)
Poi basta però eh se no va a finire che ci tocca studiare la storia e la geografia e poi magari ci sentiamo in colpa in fondo tra il Gran Babbo ed il Papi Chulo il passo é abbastanza breve....
Fonte articolo
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Credo che con queste ultime ".tronzate" che ha combinato, il nostro premier si è giocata la presidenza della Repubblica.
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